I chitarristi classici Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori si stanno facendo conoscere e apprezzare, in duo, a livello nazionale e internazionale.
A metà di dicembre è uscito “Hacked Arias vol. II”, loro terzo album, pubblicato da Almendra Music, dedicato a Bellini, che segue un progetto originale, in linea con i due precedenti, strutturati, il primo su brani dello stesso Bellini e Rossini, il secondo su Puccini. Si tratta di trascrizioni inedite per chitarra di sinfonie ed arie d’opera, arricchite da un’ulteriore novità: tra i brani classici, trovano spazio intermezzi di musica contemporanea, rispettivamente, dei compositori Maurizio Pisati, Valentina Casesa e Marco Betta. “Incursioni” volute e studiate al fine di rendere attuale e maggiormente appetibile la musica classica attraverso intervalli di qualità dati da composizioni contemporanee considerate provocatoriamente “virus”, da cui discende “Hacked”.
Il duo di chitarre, gemelle e speculari, trova l’intesa anche nel giudizio reciproco che si danno i due musicisti: “Trovare un compagno di duo con cui condividere una strada del genere non è per nulla facile”. Gli apprezzamenti della giornalista e critica musicale Marta Cutugno: “Si tratta di due artisti di grandissimo talento e al tempo stesso due persone perbene. Con la loro sensibilità e perizia tecnica ricreano quelle sonorità che sono proprie di un’orchestra sinfonica”.
“Hacked Overtures”, 2015; “Hacked Arias”, 2017; “Hacked Arias Vol. II”, 2019. Tre album, uno ogni due anni, con trascrizioni apposite, per due chitarre, di sinfonie e arie d’opera, arricchite e inframezzate da piacevoli, interessanti “visioni”. La novità: è un intercalare originalissimo tra classico e contemporaneo, incisioni dai respiri variegati in un progetto in tre fasi che cattura l’attenzione e l’interesse dell’ascoltatore appassionato. Il duo Blanco Sinacori & Almendra Music, insieme, disegnano un tracciato comune tra la musica classica per eccellenza che attraversa le epoche, quella contemporanea e, probabilmente, quella che verrà. È nelle “corde”, è proprio il caso di dire, dei protagonisti che reinterpretano la storia e al tempo stesso vivono l’attualità e guardano al futuro in un’operazione artisticamente intraprendente e impegnativa, coraggiosa, unica in questo campo. Per cui, all’arte sopraffina e alla tecnica dei due chitarristi fanno da supporto le produzioni di Gianluca Cangemi e Luca Rinaudo. Nel primo album, incuneandosi tra Rossini e Bellini, hanno fatto “incursione” i Pirati di Maurizio Pisati. Nel secondo, tra un movimento e l’altro di Puccini si è “intromessa” Valentina Casesa. Infine, giusto nell’ultimo album, freschissimo di pubblicazione, ha “hackerato” Bellini, il pianista e compositore Marco Betta. “Hacked”, dunque, ossia violato, contaminato, in un linguaggio comprensibile attraverso un lessico estremamente attuale, di uso comune, appartenente al mondo del web. “Virus” che attecchiscono tra overture e arie, composizioni classiche, incisioni preziose, tradotte, trascritte e riprodotte magistralmente da Blanco Sinacori; e altre, moderne, a loro dedicate, che il duo incastona tra quei tesori, impreziosendo ulteriormente un progetto che soddisfa sia tradizionalisti che innovatori.
Alessandro Blanco e Giuseppe Sinacori, con le loro chitarre gemelle, speculari, suonano insieme da poco più di dieci anni. La tecnica interpretativa, l’intesa e l’affiatamento che dimostrano, a fronte della giovane età, rivelano il talento dei due artisti, entrambi siciliani: Blanco è messinese, Sinacori di Mazara del Vallo. La svolta nella loro carriera: le lezioni all’Accademia “Incontri col Maestro” di Imola, insegnante Antonello Farulli. Qui scatterà la classica scintilla che darà vita a questo bellissimo progetto, la cui origine viene così raccontata da Alessandro Blanco, nel corso della presentazione messinese di “Hacked Arias Vol. II”, avvenuta giorni addietro alla libreria Feltrinelli: “La nostra prima trascrizione del Barbiere di Siviglia ha fatto innescare nel nostro insegnante l’idea che continuare questo lavoro potesse servire a scuotere un po’ il mondo musicale – ha detto Blanco – facendo sì che la chitarra entrasse in qualche modo anche nelle grandi sale con musica importante. Che già in effetti esisteva, perché gli autori per chitarra ci sono, ma purtroppo sono poco conosciuti. Questo lavoro ci ha dunque impegnato tanto. È stato un periodo di studio folle…”.
Nelle parole come con la chitarra, il racconto fa un tutt’uno con la spiegazione di Giuseppe Sinacori: “L’idea comune era quella di dare modernità e rendere attuale la musica classica. Abbiamo impiegato un po’ di tempo per trovare le modalità. L’idea l’abbiamo data noi, poi Farulli ha stabilito un po’ le regole per trovare dei brani, quindi degli intermezzi di musica contemporanea che dessero modernità a questo progetto. Abbiamo inteso questi brani come dei virus che si innescano nella musica classica e la stravolgono, la manipolano, da qui il termine Hacked, hackerare”.
Il progetto è stato presentato al Politeama di Palermo, al Morellino Festival di Grosseto, all’Accademia Filarmonica Romana, all’Accademia Reale di Spagna, al Palacultura Antonello, di Messina, al Palazzo delle Feste di Bardonecchia. Poi all’estero: in Georgia, al Chamber Music International Festival; negli USA, in Arkansas e a New York, con esibizione persino nella prestigiosa Carnegie Hall. Dunque, in Cina, nel 2017 e 2019, con ben 15 spettacoli, tra i quali risaltano quelli alla Guangzhou Opera House, Shanghai City Theatre, Shandong Grand Theatre, Harbin Concert Hall. L’anno precedente, la loro “prima” in Kazakhstan e Kirghizistan. Insomma, un duo che non conosce confini.
Tra le esperienze più interessanti, quella cinese. Giuseppe Sinacori: “I genitori portavano con sé i propri figli per educarli all’ascolto, per accrescere il loro livello culturale. Questo ci ha fatto molto piacere e ci dà sempre più motivazioni per andare avanti”.
Alla presentazione del loro ultimo lavoro, alla Feltrinelli di Messina, il duo ha proposto brani di autori che abbracciano i tre album “Hacked”, per la soddisfazione del pubblico presente in sala.
L’introduzione è stata affidata alla giornalista e critica musicale Marta Cutugno, intervenuta su tutto il progetto, con un giudizio più che lusinghiero innanzitutto sul repertorio classico: “Si tratta di performance sinfoniche. Blanco Sinacori hanno il grande merito d’aver trascritto per un duo chitarristico delle partiture per orchestra, quindi con la loro sensibilità e con una perizia tecnica non indifferente, ricreano quelle sonorità che sono proprie di un’orchestra sinfonica”. E sulla trascrizione approfondisce Alessandro Blanco: “Se era già difficile tradurre dalla partitura orchestrale alla scrittura per due chitarre, lo era ancora di più tradurre il messaggio nato da una voce. Qui nacque l’idea di Puccini, perché è stato il compositore che forse ha scritto le arie più celebri in tutto il mondo. Quindi, tramite il messaggio potente della sua musica, abbiamo provato a tradurre anche le arie”.
Blanco Sinacori, speculari nelle chitarre e nelle parole: “Trovare un compagno di duo con cui condividere una strada del genere non è per nulla facile”.
Da qui, ancora Marta Cutugno si sofferma sui due artisti sottolineandone sia le doti musicali che umane: “Si tratta di due artisti di grandissimo talento e al tempo stesso due persone perbene. Questa è la prima ‘conquista’ che mi sento di riconoscere. Infatti, nelle formazioni non sempre si incontrano certe qualità”. Il repertorio del duo, a secondo da chi e da come lo si osserva, apre finestre su un mondo ancora sconosciuto a molti. “L’opera lirica – sottolinea la giornalista – o comunque il melodramma, è etichettato come un genere lontano, adatto per lo più a persone adulte, mature. Così effettivamente non è. Anzi, invito tutti ad avvicinarsi all’opera, che è un genere tra i più belli che esistano, perché racchiude in sé e porta dentro tutto ciò che l’arte può offrire: la musica, la direzione, la strumentazione, la composizione, la scenografia, i costumi, la regia. Tutte le arti vanno a convergere in un unico grande lavoro, una macchina infinita, bellissima, molto affascinante. Per questo suggerisco, specie a chi è lontano dal mondo della musica, almeno una volta, di andare a godersi un’opera lirica”. E la passione di Marta Cutugno si legge tutta nella promessa che tenta di “strappare” ai due chitarristi: “Adesso ci aspettiamo, come minimo, un lavoro su Verdi…!”. Con altri “hacker” e nuove emozionanti visioni…
Corrado Speziale