Il sindacalista di base della CGIL nel far gli auguri al maresciallo Ruzzi, coglie l’occasione anche per fare un’analisi sociale. Chiede attenzione e interventi su chi vive ai margini della società.
il dramma si sta consumando lì dove tendenzialmente lo sguardo non arriva
Enzo Caputo, operaio, sindacalista, che da sempre ha vissuto “la piazza” di Sinagra, oggi anche lui esprime solidarietà al maresciallo Ruzi. Lo fa subito dopo gli encomi pubblici, che l’amministrazione comunale, maggioranza e opposizione insieme, ha pubblicamente espresso solidarietà e gli auguri di pronta guarigione al comandante della stazione dei carabinieri di Sinagra, che ad inizio settimana, durante un controllo, teso a frenare la diffusione della pandemia, ha, alla fine di una fase concitata nell’espletamento del suo servizio – prima di discussione, poi di scontro durante l’ammanettamento di un uomo del luogo – riportato lesioni personali con il conseguenziale ricovero in ospedale.
Enzo Caputo nel porgere gli auguri per una pronta guarigione, ha parole di gratitudine per Ruzzi, e per il lavoro che sta svolgendo.
“Un presidio costante sul territorio, fatto in maniera seria ed efficiente, con i risultati visibili e sotto gli occhi di tutti. Un lavoro quotidiano che ha portato alla conquista della fiducia e del rispetto, come i vecchi marescialli d una volta, di un’intera collettività, facendo sentire il “peso” della divisa, ma nel contempo per i Cittadini, la sicurezza delle e nelle Istituzioni”. Dice Enzo Caputo, che va anche oltre.
E sottolineando che il virus non è una grande livella: un dramma ulteriore si sta consumando lì dove tendenzialmente lo sguardo non arriva, nel mondo degli ultimi, degli emarginati e dei soggetti fragili, sottoliena “che anche a Sinagra esiste, c’è, anche se spesso si tende a non vederlo” .
Per Caputo quanto è successo vede protagonista, ovviamente senza la voglia di far il protagonista, chi rappresenta oggi l’emarginazione sociale a Sinagra.
“Chi non è un cattivo soggetto, ma chi forse andava attenzionato prima che diventasse soggetto da “prima pagina“.
Dice il sindacalista: “Sono certo che l’amministrazione comunale, questa e quelle che l’hanno preceduta, si è impegnata con i servizi sociali del comune in questo campo, e non sto qui a criticare quanto fatto. Ma dico, bisogna fare di più”
Lui ritiene che proprio quest’emergenza, quella che stiamo vivendo in questi giorni che definisce “una tragedia collettiva” può diventare, in futuro, un buon punto di ri-partenza per quelli che sono i servizi sociali anche nei piccoli enti locali.
“Ci sono privilegiati a cui è concesso di continuare normalmente la propria vita e condannati a cui è richiesto di cambiare in toto le proprie abitudini, per mancanza di soldi, per la mancanza di quel lavoro in nero che hanno sempre fatto, per la marginalizzazione sociale, ma anche per disagi economici, familiari, psichici”.
Aggiungendo “invece dobbiamo comprendere che siamo tutti sulla stessa barca, una barca in un mare in tempesta, e a tutti sono richiesti gli stessi sacrifici, ora dobbiamo provare a guardarci intorno”.
“Dobbiamo ora, partendo da quello che è accaduto a Sinagra, guardare al dopo.
A quello che accadrà ai precari che, tra gli altri, usciranno maggiormente sconfitti da questa situazione, perché la sospensione lavorativa avrà effetti molto più netti sulle loro finanze e la loro sopravvivenza: perché l’accesso alle cure sanitarie e psicologiche sarà economicamente più difficile, perché il contesto abitativo in cui si trovano sta rendendo la quarantena meno sopportabile rispetto a chi può permettersi altro”.
Per Enzo Caputo è tempo che la società, e nei piccoli comuni dove ci si conosce tutti, può essere , paradosso, più semplice, agisca: “In maniera unitaria, qui il dramma si sta consumando proprio lì dove tendenzialmente lo sguardo non arriva, nel mondo degli ultimi, degli emarginati. Quello dei soggetti già fragili. Un mondo sommerso, già tormentato nella normalità, ancora più messo in ginocchio ora.”
Se è vero dunque che siamo tutti sulla stessa barca, è anche vero , conclude Caputo: “che si tratta di una barca con business class, prima classe e seconda classe. Il mare in tempesta c’è per tutti, ma per alcuni – gli ultimi – il dramma si sta facendo sentire in modo ancora più violento”.
E quindi la stoccata finale, da uomo della piazza qual’è, nato con Berlinguer tatuato nel cuore: “I sindacati, gli operatori sociali oggi sono pronti a far la loro parte, a rispondere alle chiamate delle amministrazioni, perchè nel volontariato ci sono cresciuti e ci crediamo fermamente, ma siamo anche pronti a a denunciare tutti quei soggetti che con consegne di pasti, di pasta, di prodotti alimentari, di aiuti, pensa di far politica, come si faceva negli anni sessanta. Pronti a denunciare che utilizzerà la paura, il disagio, la necessità per creare consensi e clientele. Ecco questo non lo permetteremo“.
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SINAGRA – Gli auguri di pronta guarigione al Maresciallo Ruzzi