ESPERO – Continua la telenovela per il raddoppio della linea ferrata Ogliastrillo-Castelbuono
Cronaca Regionale

ESPERO – Continua la telenovela per il raddoppio della linea ferrata Ogliastrillo-Castelbuono

2elw5tx_400_x_300Cefalù. Continua la telenovela per il raddoppio della linea ferrata Ogliastrillo-Castelbuono. Ferrovia: mancano i soldi “veri”. Una data di inizio lavori che non c’è. In compenso ci sono soldi pubblici che scompaiono e ricompaiono, ma è solamente denaro “virtuale”. E adesso che serve mettere mano al “portafoglio” si scopre il trucco. Nel frattempo il battagliera Comitato “Quale ferrovia?” festeggia il suo decennale. Ma più che il “quale?” il problema oscuro è il “quando?”

di Vincenzo Pinello

I soldi ci sono, ma i soldi mancano. E’ la sintesi, con perfetta aderenza alla re-altà, della vicenda della progettata co-struzione del doppio binario ferroviario che dovrebbe collegare Cefalù a Castelbuono. Già, la vicenda. Perché non si tratta del normale copione a cui siamo abituati: l’ente pubblico progetta un’opera perché serve oppure così conviene a qualche politico o superfunzionario, che se ci si mette d’impegno trova pure i soldi, fa fare la gara e poi il costo dell’opera  cresce a dismisura, perché improvvisamente ci si accorge che bisogna prevedere una deviazione dove prima si era progettato passasse ad esempio una strada, o invece semplicemente perché, come raccontano centinaia di inchieste giudiziarie, bisogna pagare le tangenti ai super-funzionari, ai rappresentanti del popolo, agli organi di controllo, e alla mafia.
Ma la vicenda del progettato doppio binario Ogliastrillo Cefalù – Castelbuono è diversa, almeno fino ad ora. Gli scia-calli dei danari pubblici avranno tempo, probabilmente, di succhiare soldi dopo, quando l’opera sarà appaltata e inizieranno i lavori. Per ora c’è una situazione imbarazzante o da follia siciliana o madonita. I soldi ci sono, i soldi mancano: è la risposta che, leggendo fra le righe del burocratichese, i militanti del comitato “Cefalù – Quale ferrovia” e il presidente Enzo Cesare, sono costretti a leggere nelle risposte a quattro interroga-zioni parlamentari e a decine di lettere ufficiali da loro spedite alla Rfi-Rete Ferroviaria Italiana (la società delle Ferrovie dello Stato) e ai ministeri competenti, nelle dichiarazioni degli alti vertici dell’ente di stato preposto alle ferrovie. Ci sono i soldi, non ci sono i soldi.
“Cefalù – Quale ferrovia” da dieci anni segue tutta la vicenda. Si tratta di far in modo che i treni che ogni giorno utilizzano  alcune migliaia di madoniti non siano più qualificati come i treni meridionali, lenti, ritardatari, poco funzionali oltreché malandati e lerci. Semplice-mente questo: una cosa facile ma una cosa difficile. E’ questa la follia madonita.
Ce la facciamo raccontare da Enzo Ce-sare,  il presidente che insieme ad alcuni attivi militanti ma soprattutto con  il so-stegno di centinaia di cittadini cefaludesi, ha cercato di dare ordine alla follia, di capire la follia. Cesare non è nuovo all’impegno civile e alle recriminazioni rispetto alle decisioni piovute dall’alto. Negli anni ’70 fa parte del Comitato Civico di Agitazione che ottiene lo spostamento a monte del tratto dell’autostrada Palermo-Messina, evitando così lo scempio paesaggistico della fascia costiera cefaludese. E’ chiamato poi a presiedere la fondazione Mandralisca e nel 2002 arriva l’esperienza della candidatura a sindaco di Cefalù. Ma Enzo Cesare è uno che le vicende madonite le rac-conta anche da giornalista sui giornali.
Presidente, facciamo entrambi i cronisti o preferisce un’intervista…?
Qualunque cosa, basta che scriva chiaro questo: il Comitato non è solo Enzo Cesare. Senza l’impegno di altri tanti concittadini, fra i quali Marcello Panzarella, professore ordinario in Composizione architettonica e urbana all’università di Palermo e Benedetto Morello, e senza l’appoggio di un’intera città, non si sarebbe ottenuto quel poco o quel tanto che si è ottenuto.
E’ così. Enzo Cesare ha nicchiato a lungo quando si è concordata l’intervista: la battaglia è di tutti e non solo mia, ha detto, sottolineando fino alla noia di non voler personalizzare le attività del Comitato e di non avere nessuna inten-zione ad impossessarsi di meriti che so-no di tutti. La comune frequentazione delle pagine di cronaca ha infine contri-buito a  convincerlo che è quanto meno complicato  fare un’intervista a tutta una città…almeno per Espero.
Mi spiega la faccenda dei soldi che ci sono ma non ci sono?
E’ purtroppo molto semplice. Mi faccia però fare una premessa. La tratta ferroviaria di cui parliamo costituisce un frammento di un progetto molto ampio: fa infatti parte del previsto Corridoio Ferroviario Transeuropeo N.1 Berlino-Palermo-Trapani. A sua volta, all’interno di questo progetto si colloca il programmato doppio binario Palermo-Catania (via Castelbuono-Grammichele) e ancora, all’interno di quest’ultimo, è previsto il tratto ferroviario Fiumetorto-Castelbuono. Il quale è diviso in due lotti: Fiumetorto-Cefalù  Ogliastrillo i cui lavori sono iniziati nel settembre del 20-08 e sono tutt’ora in corso, e Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono che è il tratto di 12 chilometri che più da vicino interessa Cefalù…
E per il quale c’è questo mistero…dei soldi che ci sono ma non ci sono…
Esatto, anche se forse ormai è un mistero di pulcinella. Nel senso che quello che sta accadendo ci sembra ormai chiaro. Il fatto che il progetto sia cantierabile, cioè dotato di tutti i progetti e le permessi, paradossalmente lo danneggia. Perché è molto facile per il governo nazionale destinare fondi per opere pubbliche i cui i lavori non possono iniziare subito o non inizieranno mai. Farlo per quelle opere già pronte per l’appalto, significa invece dovere mettere a disposi-zione soldi “veri”, significa cioè passare dalle parole e dai proclami, che abbiamo sentito più volte, ai fatti. I fatti sono i soldi “veri”, quei 530 milioni previsti per le opere,  proprio quelli che fino ad oggi Cefalù e l’intera comunità madonita non hanno visto. Tenga conto che è dal 2004 che in alte sfere si blatera che l’opera è coperta dal finanziamento. E ancora di recente  Rfi e il Ministero delle infrastrutture nelle risposte a quattro
interrogazioni di parlamentari madoniti hanno specificato che l’opera è cantierabile sin dall’ottobre del 2003 e, dopo l’approvazione di una variante, dal luglio del 2005. Ma oltre alle parole purtroppo dai governi nazionale e regionale non è arrivato nessun segnale rassicurante per l’immediato appalto e inizio dei lavori.
Ed è su questo aspetto, ci pare di capi-re, che si è rivolta l’attenzione del Comitato in questi ultimi mesi. Anche se la vostra attività dura da un decennio. Ci disegna un po’ le tappe di questo percorso?
Il Comitato è stato fondato nel 1999, ad essere precisi il 27 febbraio 1999. Se do-vessimo fare un elenco delle cose otte-nute dovremmo innanzitutto inserire proprio il tratto ferroviario Cefalù-Castelbuono. Difatti il vecchio progetto (20 chilometri di strada ferrata) si fermava a Cefalù-Ogliastrillo. Sono state le pressioni del Comitato e di tutti i cittadi-ni a fare sì che il tracciato fosse prolun-gato per altri 12 chilometri fino a Ca-stelbuono.
Ma c’è un altro aspetto di cui forse si parla poco. Il vecchio progetto prevedeva la realizzazione della nuova stazione ferroviaria in contrada Ogliastrillo-Mazzaforno, cioè in un’area di punta del patrimonio paesaggistico e territoriale che sarebbe stata distrutta e sfregiata nella sua interezza. Abbiamo ottenuto la cancellazione di questo progetto e lo spostamento della nuova stazione all’interno del centro abitato di Cefalù, proprio nei pressi di quella esistente, con una soluzione interamente in galle-ria, del tipo metropolitana
A leggere le carte anche altre cose sono state scongiurate, come la richiesta accolta da Rfi di spostare nel progetto di previsione la stazione elettrica e i tralicci dell’alta tensione dal centro abitato, dove in atto sono installati, a più di 5 chilometri di distanza. Ma cerchiamo di conoscere meglio il pro-getto. Come si presenteranno le opere a lavori fatti, salvo ovviamente modi-fiche o imprevisti ulteriori?
Il nuovo tracciato ferroviario in doppio binario lungo tutto il territorio di Cefalù si snoderà quasi interamente in galleria. Il che comporterà l’importante conse-guenza della soppressione di sei passaggi a livello da Ogliastrillo a Castelbuono. Di questi, ben quattro, e cioè Ogliastrillo, Club Med-S.Lucia, Gallizza e Chiesa del Salvatorello, ricadono nei circa tre chilometri compresi tra le zone turistiche e residenziali di Ogliastrilllo ed il centro abitato e ogni giorno contri-buiscono a strozzare la circolazione de-gli autoveicoli e a danneggiare in maniera a dir poco vergognosa il turismo e l’economia, oltre a creare seri pericoli per la pubblica incolumità, dei quali ci si accorge solo quando il peggio accade. Il caso dell’incendio propagatosi dalla stazione di Viareggio è solo il più recente. Se invece le opere saranno realizzate co-sì come il Comitato a più volte negli an-ni chiesto e ottenuto, e cioè in galleria, ne
trarranno beneficio tutta l’economia della zona e i collegamenti viari fra i comuni che, come si sa, sono la garanzia per lo sviluppo del settore dei servizi. Ma c’è un’altra emergenza.
Sarebbe?
Non è difficile da prevedere, purtroppo. Immaginiamo uno scenario: si comple-tano i lavori ed entra in funzione il tratto ferroviario Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo senza che, al contrario, il tratto Cefalù-Castelbuono sarebbe pronto e in atti-vità…
Cosa comporterebbe questo…?
Sarebbe un disastro per Cefalù: la circolazione dei treni in direzione di Messina aumenterebbe notevolmente, solo che in corrispondenza di Cefalù, lasciato il nuovo tracciato a doppio binario, i convogli dovrebbero essere deviati sull’unico binario di Cefalù. Abbiamo fatto i calcoli: i quattro passaggi a livel-lo della nostra città dovrebbero essere chiusi ogni 10 minuti…in sostanza, una città in ginocchio e lo scenario non è per nulla immaginifico!
A proposito di questo, come procedo-no i lavori del lotto Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo, iniziati nel settembre 2008?
Si tratta di un appalto di circa 420 mila euro, per 20 chilometri di binario. Dopo un avvio lento, dovuto a qualche proble-ma iniziale per il rinvenimento di alcuni importanti reperti nell’area archeologica di Himera, nel corso di quest’anno si è lavorato in vari punti dell’intera tratta. Oltre che nei pressi di Fiumetorto e Buonfornello, si procede speditamente anche nel territorio di Campofelice di Roccella dove, da Buonfornello alla sta-zione di Lascari, il doppio binario si svi-lupperà lungo la Strada Statale 113 Palermo-Messina, in affiancamento alla linea ferrata esistente.
Attualmente sono in corso di esecuzione le opere relative agli imbocchi della Galleria di Poggio Maria sia nei pressi della stazione di Lascari che di Cefalù-Ogliastrillo, dove appunto si conclude la tratta. Nelle adiacenze dell’hotel Costa Verde, a metà circa del tracciato dell’intero tunnel, è quasi definita l’uscita di sicurezza della galleria di Poggio Maria con l’ annessa piazzuola di atterraggio per gli elicotteri e per la sosta dei mezzi di soccorso in casi di emergenza. Inoltre è imminente l’avvio dei lavori più impegnativi e duraturi relativi al traforo della galleria Poggio Maria, di circa 5 chilometri, che si svilupperanno sia dall’imbocco prossimo alla stazione di Lascari verso Cefalù che in direzione opposta, partendo cioè da Ogliastrillo. 
Questo lo stato dell’arte…ma come ha risposto e risponde la società civile madonita alla vostra battaglia?
Il coinvolgimento spontaneo è stato elevatissimo, diversi soggetti si sono mobilitati e sono sempre pronti a raccogliere l’invito all’attenzione massima. Penso al WWF, a Legambiente nazionale e provinciale, ai Verdi, Italia Nostra, la sezio-ne regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Poi ci sono le associazioni cefaludesi degli albergatori, dei commercianti e degli artigiani, esponenti sindacali, liberi professionisti, studenti universitari e varie categorie di lavorato-ri e della società civile. Insomma, il diritto ad avere strutture e servizi utili e funzionali, realizzati salvaguardando e valorizzando il nostro patrimonio ambientale, viene avvertito soprattutto co-me una risorsa di sviluppo economico e sociale. Riteniamo che questa sia una carta vincente.
E il mondo politico e istituzionale?
Anche qui sembra che la problematica stia incontrando attenzione non trascura-bile. Andando un po’indietro negli anni, dopo una prima contrapposizione con l’allora sindaco Simona Vicari, si sono poi travate strade e forme di collabora-zione importanti. E di recente, anche gli altri comuni madoniti hanno asseconda-to il Comitato e il sindaco di Cefalù Giuseppe Guercio nel sollecitare il finanziamento dell’opera. Infine, nei giorni scorsi, persino il Consiglio Provincia-le di Palermo, con l’approvazione unanime della mozione presentata dal capo-gruppo del Partito democratico, Gaetano Lapunzina, ha chiesto al presidente della provincia Giovanni Avanti di intervenire presso gli organismi preposti per l’im-mediata soluzione del problema.
Tutto sembrerebbe pronto, ma nulla ancora si sblocca…
Vogliamo essere fiduciosi. Ce lo dicono ad esempio le attestazioni di stima e di fiducia che sentiamo intorno a noi, come in occasione dell’incontro-verifica sulla situazione organizzato nell’occasione del decennale della fondazione del Co-mitato pieno zeppo di adesioni e parteci-pazioni di una miriade di realtà politi-che, economiche e della società civile. Ma soprattutto ce lo dicono i cittadini: i cefaludesi vogliono guardare avanti, e con forza quando è necessario.
Facciamo una scommessa sui tempi?
Non è più tempo per le scommesse e le previsioni, adesso vogliamo vedere i fat-ti: la gara d’appalto e le maestranze al lavoro, molte delle quali dovranno ma-donite. Già, adesso vogliono vedere i “soldi” veri. 

Foto da www.mobilitapalermo.org

19 Novembre 2009

Autore:

admin


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