ETICA E POLITICA – A Brolo un Tazebao  in memoria di Nino Indaimo
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ETICA E POLITICA – A Brolo un Tazebao in memoria di Nino Indaimo

“In memoria di mio padre”. A curarne il testo e la pubblicazione il figlio di Nino Indaimo, Giuseppe. Da leggere. Testo attualissimo che ben si inserisce nel clima politico di questi giorni

Risposta alla lettera di Pericle 431 a.C. Caro Pericle.

Caro Pericle,
– Qui in Italia noi facciamo così:
l’operato del nostro governo favorisce i pochi invece dei molti e per questo si chiama Democrazia Clientelare.
– Qui in Italia noi facciamo così:
le leggi qui non assicurano una giustizia eguale per tutti ma una giustizia che viene interpretata per gli amici e applicata per i non amici.
– Qui in Italia noi facciamo così:
qui noi ignoriamo, quasi sempre, i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue egli non verrà, quasi mai, chiamato a servire lo Stato e la povertà spesso costituisce un impedimento.
– Qui in Italia noi facciamo così:
la libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana e noi non sospettiamo, non infastidiamo il nostro prossimo, se il nostro prossimo non si interessa di quello che noi facciamo. Noi siamo liberi, liberi di vivere come ci pare e piace, tuttavia siamo sempre accorti e pronti a fronteggiare i pericoli che provengono dalla volontà del popolo.
– Qui in Italia noi facciamo così:
un cittadino chiamato a servire lo Stato non trascura i pubblici affari, ma spesso si occupa dei pubblici affari principalmente per risolvere le sue faccende personali.
– Qui in Italia noi facciamo così:
ci è stato insegnato a rispettare le leggi come ci è stato insegnato a rispettare le leggi “Ad Personam“ e ci è stato insegnato a rispettare anche quegli uomini di Stato, che le leggi le violano continuamente. Inoltre, ci hanno educato a giudicare gli uomini di Stato che rubano, non come ladri ma come uomini capaci e furbi, o ancor peggio, giudicare gli uomini di Stato che fanno trattative illegali con i poteri mafiosi, non come uomini infedeli al giuramento di Stato ma come uomini intelligenti, di cultura e che ci sanno fare.
– Qui in Italia noi facciamo così:
noi rispettiamo gli uomini di Stato che calpestano giornalmente la nostra Costituzione a discapito dei tanti magistrati che per farla rispettare sono stati ammazzati e alcuni di loro, in modo teatrale, sono stati fatti saltare in aria, insieme alle loro scorte.
– Qui in Italia noi facciamo così:
qui gli abitudinari gattopardiani, nell’indifferenza vigliacca e senza vergogna, li ricordano annualmente con le consuete teatrali commemorazioni.
– Qui in Italia noi facciamo così:
inoltre, siamo stati educati a rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che per noi significa bene e di ciò che per noi significa male; noi non siamo razzisti, non cacciamo via nessun cittadino italiano, straniero, emigrante, di colore, di sesso diverso dalla concezione della nostra cultura, etc, etc. purché tutti rispettino la nostra Democrazia Clientelare.
– Qui in Italia noi facciamo così:
noi non ripudiamo la guerra perché la riteniamo sempre utile per l’economia dei pochi a discapito dell’economia dei molti.
– Qui in Italia noi facciamo così:
noi crediamo che la felicità di tutti gli uomini sia il frutto della Libertà Clientelare Politica e che la Libertà Clientelare Politica sia il frutto della felicità.
– Qui in Italia noi facciamo così:
noi italiani proclamiamo la nostra Democrazia Clientelare come la scuola maestra per la nostra Nazione, per l’Europa e per il Mondo Intero.
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Caro Pericle,
sembra che gli uomini di Stato, eletti per l’assemblea costituente del 1947, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, abbiano preso coscienza e consapevolezza dei milioni e milioni di morti causati dalle due guerre. Inoltre, sembra che abbiano preso spunto, in gran parte, dal tuo discorso sulla Democrazia per scrivere, approvare e pubblicare, nella Gazzetta Ufficiale del giorno 27 dicembre 1947, la nostra benedetta Costituzione della Repubblica Italiana, che in sintesi, se la rispettiamo, garantisce agli italiani di essere tutti uguali di fronte alla legge, di avere tutti la libertà personale e di avere per ciascuno tutti i diritti sociali.
Purtroppo, caro Pericle, con grande rammarico, mi sento un orfano di Stato.
Considero lo stato come un nostro genitore.
-Ma qui in Italia, noi facciamo così.

Con stima e affetto Giuseppe Indaimo 

 

la lettera di Pericle…

 

Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.  – Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36

 

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Autore:

redazione


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