Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus sullo streetwear brand artigianale, con creazioni hand-made, Exessfull (clicca qui https://exessfull.com/ per visionare il flagship store ufficiale online Exessfull)…
Buongiorno! Vorrei domandarvi subito quando, con quale intenzione/progettualità e da quale motore interiore ha avuto origine Exessfull – ciò in relazione altresì al nome che avete scelto per il vostro brand. “Ciao Giulia! Il nome Exessfull trae origine dalla parola excess (in inglese, “eccesso”), che descrive la sensazione di esplosione emotiva che ho provato spesso in situazioni che ritenevo di abuso di potere – per esempio, sul posto di lavoro. Comprendo il concetto e il significato dell’avere un ruolo, necessario affinché le cose funzionino concretamente …ma manifestare con spregio un senso di superiorità sugli altri è qualcosa che mi suscita, appunto, il suddetto mix di emozioni. Il nome del brand è scritto in modo cacofonico, in omaggio al grunge secondo cui tutto era rovinato e graffiante”.
Se doveste assegnare un colore e una canzone a rappresentare emblematicamente il vostro brand, per quale brano e per quale tinta optereste e perché? “Senza dubbio alcuno, opto per il viola ché crea fascino e mistero. Per quanto riguarda la scelta della canzone, la mia preferita è “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana (che sono il mio gruppo musicale di riferimento)”.
Cosa rappresenta, per voi, l’Arte e cosa la Bellezza? “L’arte è creare il nuovo e deve avere qualcosa da raccontare. La bellezza, in qualsiasi sua forma, invece deve solo colpire l’occhio – ad esempio, un bel dipinto iper-realista non lo considero arte, ma semplicemente un bel dipinto appunto… un dipinto che al contrario, magari pur essendo più semplice, racconta una storia è arte”.
Quale ruolo vi sembra che giochi e quale vi piacerebbe avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – dunque non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo? “L’arte dovrebbe attirare con la propria estetica per, poi, far pensare chi ne fruisce circa il significato dell’opera stessa. Penso che essa sia davvero forte quando riguarda ed è incentrata su una critica a una determinata situazione, cosicché cosa non va bene possa cambiare (ad es., nel nostro caso, lo sfruttamento nel mondo del lavoro)”.
Quant’è importante, oggi, l’aspetto esteriore e soprattutto com’è possibile capire e riuscire a far emergere la personalità del singolo attraverso un’esteriorità che sia fedele “bigliettino da visita”, “carta carbone”, di ciò che si è interiormente?“Oggi, la parte esteriore conta più di qualsiasi altra componente… ma, con l’utilizzo dei social, ci sono e continuamente si assiste al proliferare di un numero sempre maggiore di personalità stereotipate e scopiazzate – che rendono difficile capire chi ha qualcosa da dire e chi, all’opposto, è solo una maschera acchiappa <<Like>> (la stragrande maggioranza!)”.
Senza tuttavia voler generalizzare, secondo voi, quanto “pesa” per larga parte della gente il timore del giudizio altrui, la geografia e la temporalità in cui si vive, la posizione lavorativa e famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire o no? “Nel nostro periodo storico, è sempre più pesante il doversi conformare. Qualsiasi cosa venga detta sarà oggetto di critiche, perché probabilmente non politically correct (in direzione di come la società vorrebbe)… talvolta tale volere è giusto, tuttavia spesso è solamente una forzatura piena zeppa di incoerenza. In Italia proprio l’incoerenza è molto presente e persino in varie parti del mondo, ma in altre invece molto meno”.
Ritenete che debba esserci una sorta di galateo del buongusto e, in caso affermativo, cos’è il buongusto tenendo comunque presente il rispetto delle differenti soggettività di ciascuno di noi? “Fintanto che non si invita a una violenza immotivata (esplicita o meno che sia), penso che ognuno debba esprimere se stesso senza dover dare peso ai benpensanti che vorrebbero vivere nel “Paese delle Meraviglie”, perfetto, il quale chiaramente potrebbe essere solo finto”.
Qual è la peculiarità dei vostri capi d’abbigliamento grazie a cui, supponete, avete guadagnato la fiducia e la stima di molte persone? “La particolarità dei nostri capi d’abbigliamento è che ogni pezzo viene pensato sulla base di un concetto, o alla luce di un’immagine che vuole conferire”.
Professionalità di cosa avete idea che sia sinonimo? In quest’ottica, quando osservate uno stilista/un artigiano/un modello, cosa vi impressiona positivamente e cosa vi entusiasma maggiormente? “La nostra estetica è piena di suggestioni provenienti da altri stilisti e artisti. Quello che mi viene in mente pensando alla professionalità (nel campo artistico, soprattutto) è quando un artista dedica se stesso, in qualsiasi modo, in favore di una sua opera. Vivere per l’arte, più che vivere di arte, per intenderci – ché tanto ciò, poi, diventa una conseguenza… Purtroppo, molti nostri riferimenti sono morti quindi è impossibile una collaborazione con loro – ma, in genere, prendiamo ugualmente molta ispirazione da Kurt Cobain (leader dei Nirvana) e da Alexander McQueen”.
Qual è il materiale che prediligete nel realizzare i vostri capi d’abbigliamento e per quale motivo? “Amo particolarmente il cotone – che andiamo a sfilacciare per conferire al tutto un’aria più grunge – e la lana, coperta dal nostro logo ossia La Rosa”.
I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare, l’istinto e la razionalità quanto sono fondamentali e in che misura timonano o no il vostro estro? “Ci basiamo molto sulla sperimentazione e per la realizzazione dei nostri capi, dacché vogliamo proporre sempre qualcosa di nuovo, ci basiamo tanto sull’utilizzo di diverse tecniche”.
Qual è il vostro punto di vista sui social [clicca qui https://instagram.com/exessfull?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Exessfull] e con quale finalità vi ci approcciate e li utilizzate? “I social, come le medicine, possono essere dannosi o dei salvavita… non li amo particolarmente perché – in ragione del discorso algoritmo – ci si trova ad avere sì una possibile vetrina con affaccio sul mondo ma, per assurdo, è come se decidesse il social stesso cosa far esporre a ciascuno di noi… col rischio, per contro, che il profilo non giri e che nessuno ti veda. Certamente sono utili, però non stanno facendo altro che confermare il mercato già in essere e in voga. Noi di Exessfull li usiamo per la comunicazione più implicita del nostro brand”.
Infine, prima di salutarci, volete anticiparci quali sono i vostri prossimi progetti? “Abbiamo numerose idee tuttavia, per una sorta di scaramanzia, preferirei non parlarne finché non ci sono le basi solide per realizzarle…”.