Il ‘propagandiamo di Renzi’, l’opzione Salvini e il ‘naufragio’ della rivoluzione ‘crocettiana’. Ecco i punti cardini del dire di Fabio Granata, già assessore al turismo della Regione Siciliana, Uomo di cultura illuminata, ex parlamentare nazionale di An e Fli, dal forte spirito ecologista, concessa ieri a Francesco Bianco di BlogSicilia. it
E’ un vero e proprio focus anche in vista dell’incontro promosso da Musumeci che si svolgerà a Catania proprio sui possibili scenari politici.
L’esponente storico della destra arteusea ha toccando diverse ‘corde’ politiche, e non solo quelle come immigrazione, turismo e ambiente
La Pasqua e’ appena trascorsa. Pasqua, se vogliamo, e’ sinonimo di passaggio, trasformazione.
Il nostro Paese in che fase e’?
“Oramai da troppi anni l’Italia è in fase di trasformazione purtroppo non assimilabile alla morte e resurrezione del Cristo ma piuttosto alle sofferenze e alle cadute della via Crucis. È una fase politicamente e socialmente dolorosa che segna il passaggio tra ciò che era, nel senso del vecchio disegno Istituzionale ma anche della legittimazione politica dei partiti e della partecipazione sociale a ciò che sarà. Al di là dell’ottimismo propagandistico del premier è una fase di caos e di mortificazione della politica intesa come progetto lungimirante per il bene comune”.
La ‘sua’ Sicilia, invece, come sta?
Crocetta la sta deludendo?
“La Sicilia sta molto male, purtroppo. Ma l’attuale grigiore e il disastro economico e sociale,culturale e ambientale che ci circondano non rappresentano un destino ineluttabile ma la conseguenza di malgoverno e scelte profondamente sbagliate.I siciliani hanno affidato il loro destino a uomini del tutto inadeguati: buoni a nulla ma capaci di tutto? E la favola della rivoluzione crocettiana è diventata una farsa dalle tragiche conseguenze”.
Parole alquanto forti
“Io credo,come credeva Leo Longanesi,che non contino i programmi e i proclami ma sopratutto le facce che li rappresentano. Oggi appare ridicolo parlare di ‘rivoluzione’ pensando al volto di Crocetta, alle sue parole in libertà, al valzer dei suoi assessori,alla tragica mancanza di ogni barlume di cultura di Governo e alla vittoria sostanziale della ‘Mafia di una certa antimafia’,tra macerie e rifiuti,illegalità e affari. Un ‘pantano’ dal quale tirarci fuori al più presto…”.
Tante le emergenze nell’Isola. Partiamo dall’immigrazione.
Anche quella del 2015 sarà una estate all’insegna degli sbarchi. Ai siciliani che si sente di dire?
“La questione è estremamente delicata e complessa, sia per i risvolti umanitari e internazionali, sia perché tocca e incide su strati sociali già particolarmente provati. D’altro canto non si possono lasciare i comuni soli a gestire l’emergenza, penso al comune di Portopalo che oltre i costi gravosi dell’emergenza, parliamo di un piccolo comune di neanche 4.000 abitanti che vive di agricoltura, pesca e turismo, si trova a dover far convivere il difficile sviluppo turistico legato ad alcune delle spiagge più belle e selvagge d’Italia con il dramma delle ‘carrette del mare’ e di sbarchi che rappresentano una esperienza fortissima non solo per i profughi che arrivano ma anche per le persone che si ritrovano a vivere questa esperienza”.
E quello di Portopalo non è il solo esempio
“Lo stesso infatti vale per Lampedusa, Augusta e per tutte le realtà interessate. È indubbio che vada trovata una soluzione che non può essere quella dei centri accoglienza come il Cara di Mineo e che le proposte debbano partire dal governo regionale in un dialogo costante con gli enti locali e con tutte le forze e realtà istituzionali interessate. Ai siciliani, tornando alla domanda precedente, di essere forti e solidali ma allo stesso tempo uniti per una dinamica che trasformi,senza guerre tra poveri, il problema di Lampedusa, Portopalo, Pachino e di tutte le realtà locali interessate in un problema dell’Europa e della sua volontà di avere nuovamente un ruolo geopolitico mediterraneo”.
A proposito di immigrazione.
A Mineo continua l’inchiesta per denunciare costi e gestione del centro accoglienza richiedenti asilo più grande d’Europa.
Che idea si è fatto?
“Una situazione inquietante poiché tra tutte le intermediazioni parassitarie e affaristiche,quella sulle tragedie e’di gran lunga la più infame. Nel dettaglio preferisco non parlare: lasciamo lavorare gli inquirenti”.
Errato o no ‘mischiare’ immigrazione e terrorismo?
“Sono due cose molto diverse ed è sbagliato e pericoloso mischiarle, soprattutto per far demagogia o strumentalizzazione elettorale, come mi pare stia avvenendo. Ricordiamo che l’Italia e la Sicilia hanno nel Dna e del loro passato una storia secolare di migrazione. Migrazione può anche significare nuove risorse umane,contaminazione positiva,dinamica sociale. In Italia vivono da sempre molte etnie assolutamente integrate e che contribuiscono per oltre il 10 per cento al pil nazionale. Poi abbiamo il dramma di migliaia di persone che vengono da noi non per scelta ma per disperazione e per fuggire da guerre e miseria”.
Sin qui tutto ‘comprensibile’ ed anche ‘condivisibile’.
Ma la questione come la si risolve?
“Bisogna affrontare la questione con grande attenzione,con politiche adeguate e senza generalizzare: l’immigrazione regolare può essere una linfa di vitalità per l’Italia ma a condizione di politiche d’integrazione sostanziale e di cittadinanza per gli italiani di seconda generazione, poiché la Cittadinanza rappresenta un atto di volontà politica bilaterale e una opzione che prescinde dalla etnia. Sono stato il primo a proporre alla Camera una legge che andava in questa direzione e che si rifaceva alle nostre radici.
Civis Romanus sum”.
E di quella clandestina?
“Li’ bisogna intervenire con determinazione, intransigenza ma anche sguardo solidale: in una parola sapendo distinguere. Sull’islamismo minaccioso,creato e finanziato dall’Occidente e poi ‘scappato di mano’ il discorso sarebbe lungo. Basta ricordare che negli ultimi attentati i responsabili erano cittadini europei, in alcuni casi da generazioni. Serve prevenzione e azione di intelligence nelle nostre città e sui barconi, dentro e fuori casa”.
Altra inchiesta siciliana riguarda il Presidente di Confindustria Montante.
Altro brutto colpo per l’immagine della nostra Isola?
“Pessimo. Viene messa in crisi l’immagine di una Confindustria avanguardia nel contrasto alle mafie,che pure negli anni precedenti aveva contributo a dare segnali positivi alla opinione pubblica. Sempre sbagliato per le associazioni imprenditoriale diventare azionisti di maggioranza dei governi:ma anche questo sarebbe un discorso lungo e doloroso? Sull’inchiesta specifica preferisco, anche in questo caso,attendere i risultati delle indagini e dei procedimenti avviati. Una sola amara considerazione:con Helg organizzai alla fine degli anni ’90 la prima grande manifestazione Antiracket a Palermo. Cadono le braccia a pensarci…”.
Altro nodo quello delle trivelle che interessa le ’sue’ zone…
“Esempio classico, e che combattiamo da anni, su come sia facile e possibile che potentati economici da lontano,e grazie a classi politiche composte da ‘sudditi’, decidano a casa nostra. In Sicilia succede dagli anni ’50 per una visione diciamo ‘poco matura’ dello sviluppo unita ad interessi ‘diversi’ ed opachi. Nessuno è aprioristicamente contrario allo sviluppo e alla emancipazione energetica ma mentre tutto il mondo cerca di fuoriuscire dal fossile e scegliere soluzioni Green noi facciamo il contrario? La Sicilia è il primo produttore energetico in Italia e in cambio cosa ne ha ottenuto?
Dire non molto, sarebbe un eufemismo
“Aree devastate, da bonificare e problemi enormi alla salute e alla vita della comunità.
Io credo nell’autodeterminazione del territorio per cui partiamo dalla nostra dotazione di risorse e dai bisogni della nostra comunità e della nostra impresa,sopratutto agricola e da lì definiamo gli indirizzi energetici sopratutto attraverso un piano regionale dell’energia che metta ordine e decida, privilegiando le enormi potenzialità del solare e delle energie sostenibili”.
Eppure la zona sud orientale dell’Isola cerca di investire?
“La Sicilia del Sudest, ma non solo, sta investendo nel turismo culturale, nell’agroalimentare di qualità,nel vino e l’energia è un valore, certo, ma partiamo dall’energia sostenibile allora e anche dall’agricoltura no food e quindi dalle bioenergie e dal solare:, uniamo tutela del paesaggio e tecnologia e cerchiamo di produrre ricchezza e abbattimento dei costi energetici e quindi della produzione. Mi sembra indispensabile in questa logica far partire una poderosa azione di ‘rigenerazione ambientale’ attraverso la bonifica completa dei grandi poli industriali e delle aree inquinate e attraverso azioni di rigenerazione produttiva che pongano fine alla raffinazione e alla ricerca del petrolio e ai suoi effetti devastanti per aria, acqua, suolo e salute e inaugurino una nuova stagione di chimica verde e bio chimica attraverso l’introduzione di ‘Aree No Tax’ per attrarre investimenti sul modello di grandi aree industriali riconvertite da Bilbao a Pittsburgh. Investimenti da indirizzare agli interventi di bonifica e alla conversione ecologica dell’economia che inquina al fine di realizzare distretti culturali,ecologici e tecnologici: un ‘rinascimento verde’ della nostra industria. Rigenerazione ambientale anche attraverso una politica dei rifiuti che ci faccia fuoriuscire dall’attuale caos e che allo stesso tempo non sia l’attuale imbarazzante resa ai gestori delle discariche private ma l’avvio serio di un piano regionale dei rifiuti che preveda differenziata,trattamento e raccolta,riciclo e tenda alla meta dei ‘rifiuti zero’”.
‘Scendiamo’ sul piano squisitamente politico.
Che fine ha fatto il centrodestra in Sicilia?
“E chi l’ha visto?Esiste ancora?”
A Catania per un incontro convocato da Musumeci.
E’ lui il futuro candidato alla presidenza?
“A Catania l’incontro e’convocato e pensato non certo sul centro destra ma sul futuro della Sicilia. Sarà presentato un Manifesto che indica una rotta e una direzione di marcia possibile attorno a idee forza e valori non negoziabili che affidiamo al volto e alla storia politica di Nello Musumeci, alla sua consapevolezza culturale, alla sua conclamata capacita’di governo,alla sua onesta’, alla sua lealtà e alla sua trasparenza. Ci affideremo sopratutto al suo essere uomo non condizionabile dall’eterno sistema di potere economico e industriale che sull’altare dei propri interessi particolari ha sempre condizionato la Politica siciliana e le sue scelte, ignorando il ‘bene comune’ e calpestando la dignità e la qualità della vita dei siciliani”.
La risposta, insomma, sembra proprio un si…
“Noi crediamo che, al fianco di Nello Musumeci, sia possibile costruire una ‘rigenerazione’ della Sicilia attraverso un’azione lungimirante che abbia come unica stella polare l’interesse dei siciliani. Musumeci, uomo di destra ma in grado di rappresentare l’intera comunità regionale. Musumeci, oltre il vecchio centro destra e contro un centrosinistra che gestisce potere senza saper governare. Lo dico da uomo che ha rotto, e a caro prezzo, con il berlusconismo e con i suoi servi sciocchi e che però oggi ritrova nella sinistra di potere le stesse mentalità, lo stesso servilismo e a volte anche le stesse facce”.
La via d’uscita, quindi, non sembra facile?
“Io credo che oggi la vera distinzione passi tra chi crede che tutto e tutti abbiano un prezzo e chi invece,come me ,crede che esistano valori non negoziabili sui quali costruire una nuova politica che sia esempio,difesa dei beni comuni,tutela dei più deboli,valorizzazione del merito,esaltazione delle specificità e delle qualità innovative e creative della parte migliore del nostro popolo e delle giovani generazioni. Musumeci può essere, primus inter pares,il protagonista di questa nuova stagione”.
Sul piano nazionale, invece, come si batte Renzi?
Puo’ essere Salvini a fare ritrovare al centrodestra la ‘forma’ vincente?
“Non sono personalmente interessato alla sorte del vecchio centrodestra,come ho prima spiegato, ma a sconfiggere politicamente un nuovo gruppo di potere che ricorda molto da vicino il precedente. Credo che Renzi si possa battere contrapponendo al suo ottimismo buonista e propagandistico un progetto politico e uomini che abbiano lungimiranza e capacità di andare oltre le impostazioni ideologiche del ’900 e che recuperino e facciano recuperare speranza nel cambiamento. Dobbiamo tornare alla politica e cioè a far bene cose di interesse comune”.
Ad oggi siamo tanto lontani da tutto ciò?
“È tempo di difendere culturalmente ed economicamente la comunità nazionale,non mettendole 80 euro nella tasca destra e togliendogliele dalla tasca sinistra, tagliando i trasferimenti agli enti locali,distruggendo la scuola e facendo macelleria sociale ma quanto, piuttosto, intervenendo sulle condizioni di crescita dei territori,a partire dalle Città. Non so se Salvini sia all’altezza di un progetto di questa portata e complessità. Io credo di no”.
A proposito del giovane leader della Lega, ‘sfonderà’ in Sicilia?
“E chi può dirlo. Ho letto di incontri con presenze di volti già visti in passato in tutti i partiti siciliani ma so anche che alcune giovani realtà lo guardano con interesse.
Bisogna capire quale sarà la vera natura della sua operazione politica al Sud, se ha interesse e volontà di costruire un progetto con una nuova classe dirigente o se considera la Sicilia solo un nuovo‘granaio’ elettorale. Credo anche che la nostra aggregazione politica e il nostro ‘manifesto’ a sostegno di Nello Musumeci così come l’interessante laboratorio politico nato attorno a Gaetano Armao, abbiano le carte maggiormente in regola per conquistare la simpatia e il consenso di quelli che io una volta definivo ‘i siciliani per cultura’ e cioè donne e uomini che più che parlare il dialetto aspirino a tornare a pensare ‘greco’ e a costruire nuove prospettive”.
Sente ancora Gianfranco Fini?
Manca un politico di spessore come lui? Cosa farà politicamente?
“Sono amico di Gianfranco Fini e continuo a considerarlo un politico coraggioso e lungimirante,anche se la sacrosanta rottura con il berlusconismo non poteva ne doveva ‘declinarsi’ successivamente in un alleanza,disastrosa,con Monti e Casini. Così come alcuni revisionismi storici avrebbero potuto esser condotti con maggiore equilibrio senza la necessità di rinnegare tout court un’epoca che fa comunque parte della storia nazionale, tra luci e ombre? Credo che Fini sia interessato a ricostruire un centrodestra moderato ed europeo. Gli auguro buona fortuna ma non è il mio progetto”.
Per concludere.
Ha sempre avuto a cuore il tema del turismo.
Questo settore, oggi, si abbina positivamente alla Sicilia?
“Io credo che il turismo possa diventare l’elemento centrale del rilancio economico, sociale e occupazionale della Sicilia ma non blaterando genericamente di ‘flussi turistici’, orrenda espressione, ma solo attraverso una ‘nuova politica’ e sopratutto ‘ buone pratiche’. Città riqualificate e pulite,acqua, aria e cibo di qualità, tutela del paesaggio,mobilita’moderna e semplice, Musei e aree archeologiche gestite con lungimiranza e sempre aperte, mare pulito e spiagge organizzate e accessibili,luoghi privi di rifiuti abbandonati, cura dei centri storici,qualità della ristorazione, consapevolezza e cultura dell’accoglienza. La più grande delle infrastrutture per il turismo e’immateriale ed e’rappresentata dalla immagine: una immagine che dobbiamo radicalmente cambiare rilanciando la ‘faccia al Sole’ della nostra Terra. E poi non dobbiamo cercare turisti ma Viaggiatori attenti,curiosi e attenti alla qualità . In una parola anche per ‘fare turismo’ dobbiamo sopratutto amare la Sicilia e amarla nonostante i suoi difetti,consapevoli che sono anche i nostri difetti:quindi agire e non più lamentarsi,partecipare e non più delegare,pretendere diritti e non cercare favori,tutelare e aver cura dei beni comuni come e più dei nostri beni privati. Insomma credere che ‘diventerà bellissima’”.