La protesta degli studenti delle scuole superiori messinesi è ormai giunta al sesto giorno di resistenza. Quella che era stata definita colpevolmente come l’occupazione pre-natalizia fin da subito ha dimostrato di avere i numeri e le motivazioni per trasformarsi nell’attuale clima di fermento e protesta.
Gli “occupati” continuano ad essere gli istituti superiori: “La Farina”, “Seguenza”, “Basile” e “Archimede”, mentre è cominciata ieri l’autogestione presso l’istituto magistrale “Ainis”.
I numeri del movimento parlano da sé e mostrano una popolazione studentesca compatta, che si confronta e sostiene vicendevolmente. Assemblee d’istituto, occupazioni, autogestioni ed il progetto di una grande mobilitazione studentesca, prevista per il 9 Dicembre, che vedrà sfilare in piazza insieme; gli studenti della città, della provincia, gli universitari, i ricercatori, i precari della scuola e chiunque si sia speso nella battaglia per un’istruzione pubblica, di qualità e di massa.
Qui di seguito la reazione del nostro portavoce, Guglielmo Sidoti:
Ritengo inaccettabili le affermazioni riportate sui quotidiani messinesi del Dirigente Pio Lo Re. Ci troviamo di fronte alla colpevole negazione delle verità e dei motivi della protesta che vengono così sminuiti e travisati. Gli studenti sono giunti al fermento attuale e alla scelta di occupare o autogestire gli istituti di appartenenza dopo due anni di completo silenzio da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulle proteste espresse con altri metodi. Dieci manifestazioni in due anni, laboratori sulla riforma, assemblee pubbliche, comitati e gruppi spontanei di discussione e proposta politica in alternativa ai tagli sull’istruzione non rappresentano la volontà di “lucrare una vacanza”, piuttosto sono sintomo del reale interesse che gli studenti hanno espresso per una scuola pubblica, gratuità e di qualità.Nelle parole del Professore Lo Re percepisco la volontà di screditare in ogni modo l’azione politica intrapresa dagli studenti ormai da ben due anni, in primo luogo contestando la scarsa partecipazione affermando che la nostra battaglia sia realmente condivisa da pochi. Vorrei ricordare al professore Lo Re che la Federazione degli Studenti, in più occasioni ha dato dimostrazione di non aver difficoltà nel coinvolgere gli studenti della nostra città, esempio palese ne è la mobilitazione dell’otto ottobre del corrente anno che ha visto sfilare per la città ottomila manifestanti.
In secondo luogo il professore Lo Re ci ha tenuto a precisare che nelle scuole quasi mai si trova traccia di una riflessione che legittimi la forma di protesta e che gli studenti messinesi non hanno prodotto alcun documento, a tal proposito avrei apprezzato che il professore Lo Re avesse mostrato ai giornalisti il documento comune a tutti gli studenti, ovvero il “Manifesto del movimento di protesta studentesca messinese” che gli stessi occupanti gli avevano consegnato precedentemente.
Tra l’altro chiarisco al professore Lo Re che gli studenti affermando “siamo contro la riforma” esprimono una posizione chiara ed una coerenza che non ancora non trovo nel professore Lo Re, che in modo improvviso ed immotivato dichiara che la riforma sia stata un’occasione mancata per una vera innovazione. Riguardo ciò spero che i prossimi giorni siano un’occasione di confronto in cui anche Lo Re potrà argomentare la sua posizione in materia, che oggi mi risulta discordante con quella del sindacato (Snals) a cui aderisce.
In più occasioni, il professore Lo Re, ha precisato che gli studenti hanno ostentato ogni mancanza di rispetto nei confronti dei principi di legalità, attribuendo agli stessi la responsabilità di un tradizionale rito che ha inizio nella prima decade di dicembre per concludersi in concomitanza con le vacanze di natale e accusandoli, tra l’altro di creare le condizioni per il consumo di alcol e droghe nelle scuole. Ritengo queste accuse immotivate e stereotipate. Gli studenti al contrario dimostrano maturità occupando in questo periodo dell’anno scolastico che è in prossimità della fine del primo trimestre o dei pagellini, così evitando di compromettere l’attività didattica per quanto possibile.
Circa l’uso di alcol o droghe ci ritroviamo di fronte al luogo comune che i giovani del XXI secolo siano immancabilmente drogati o alcolizzati. Nel caso in cui abbia costatato personalmente tali abusi ci chiediamo perché non abbia denunciato i colpevoli o comunque prodotto prove valide a sostenere l’infamante accusa.
E’ paradossale, inoltre, pensare che proprio Lo Re parli di ostentata mancanza del rispetto dei principi di legalità perché dovrà rispondere dell’atto di negare vie d’uscita chiudendo con catenacci le aule dove si trovavano gli studenti, riuniti in assemblea, dimostrando mancanza del rispetto dei principi di legalità e cosa ancora più grave dell’incolumità di essi. Le vergognose dichiarazioni del Dirigente Scolastico Lo Re che mirano a screditare la protesta non scalfiranno l’azione in atto né tanto meno gli animi di tutti gli studenti che oggi hanno come obiettivo quello di mostrare alla società tutta le proprie idee.
Federazione degli Studenti di Messina
Manifesto del movimento di protesta studentesco messinese
L’Italia è un paese in cui da sempre si investe poco sulla formazione delle persone, in particolar modo su di una formazione di massa. Un paese che continua a ritenere sostenibile un sistema di istruzione che lascia indietro nei percorsi una grande parte degli individui a cui si rivolge.
Gli effetti di questa miopia sono evidenti e gravissimi, nel nostro Paese il tasso di dispersione scolastica è decisamente più alto della media europea. In Italia troppi ragazzi decidono o sono costretti a non diplomarsi; per problemi economici e culturali abbandonano, anche prima dei 16 anni, il proprio percorso di studi.
L’istruzione non può essere considerata un investimento che le famiglie, in base alle loro possibilità, fanno per il futuro dei propri figli; dev’essere, come scritto nella Costituzione, un diritto-dovere di tutti.
La globalizzazione nonostante le gravi contraddizioni è un’occasione per tutti gli individui, come per tutti gli stati nazionali, di misurare i propri talenti e le proprie risorse, per mettersi in discussione e progredire.
Non possiamo pensare che una sfida come questa possa essere colta al meglio da una comunità di persone portate a decidere sul proprio futuro guardando al proprio passato; guardando alle proprie condizioni economiche e culturali di partenza, anziché alle proprie capacità e alle proprie ambizioni.
Solo mettendo le persone nelle condizioni di scegliere un loro percorso di vita e di viverlo liberamente il nostro Paese si trasformerà in una comunità moderna, all’altezza della situazione. Una comunità nella scuola dell’autonomia di individui liberi di affrontare il proprio futuro.
Gli studenti dopo le consultazioni assembleari hanno manifestato la propria disapprovazione per i sostanziali tagli ai fondi del corpo docente, al personale ata e agli strumenti necessari per la formazione dell’individuo.
La mancata assunzione dei precari, il blocco del turn-over e il sovraffollamento delle classi porta di fatto ad un inevitabile calo della qualità dell’istruzione. Gli insegnanti si trovano in questo modo costretti a riproporre la vecchia e ripetitiva lezione frontale, contestata dalla maggioranza degli studenti e sostituibile con altri metodi di didattica elaborati da molti pedagogisti.
La Riforma ha inoltre comportato la riduzione delle ore di laboratorio e delle sperimentazioni, ovvero della parte caratterizzante di molti indirizzi di studio. Il pagamento delle ore di supplenza prima direttamente a carico dello Stato, è stato delegato alle singole scuole, cui però non vengono attribuiti i fondi necessari per provvedere alla retribuzione dei supplenti; in questo modo accade spesso che molte ore di lezione vadano perse per mancanza di insegnanti. La mancata assegnazione dei fondi necessari ha ridotto fortemente l’offerta dei minimi servizi. Mentre molti paesi europei rispondono alla crisi attuale investendo in ricerche e formazione, seguendo le linee guida del trattato di Lisbona ( il quale si propone di creare un Europa competitiva basata sulla conoscenza e sullo sviluppo) il nostro paese si muove esattamente nella direzione opposta.
Solo l’anno scorso in Italia sono stati tagliati 42.000 docenti e 15.000 lavoratori del personale ATA , in 3 anni sono ben 112.000 i posti di lavoro persi, trasformando quella che doveva essere una riforma epocale della scuola e il sapere nel più grande licenziamento nella storia italiana.
L’unica risposta che il governo riesce a dare alle esigenze di rinnovamento della scuola è il taglio di fondi, motivato dalla necessità di risanare un ingente debito pubblico, allo stesso tempo lo stato preferisce investire in altri campi come le attuali missioni militari all’estero, essendo stanziati solo nell’ultimo anno ben 700 milioni di euro per la sola guerra in Afghanistan.
Sebbene continuano a sostenere la necessità dei tagli, lo stato negli ultimi 10 anni ha continuato a incrementare gli investimenti nelle scuole private.
La riforma Gelmini si colloca in un quadro più alto di de-finanziamento della cultura.
Riteniamo che la pubblica istruzione debba rimanere il primo spazio di vera democrazia, in cui poter appianare le differenze sociali con i dovuti investimenti, siamo convinti infatti che un paese rimanga competitivo solo nel caso in cui ottenga l’eccellenza in qualche campo e dato che l’Italia è innegabilmente priva delle potenzialità di altri paesi in termini di risorse materiali, è nell’ambito dell’istruzione e della conoscenza che possiamo e dobbiamo trovare il nostro punto di forza, non il primo settore in cui operare tagli.
In una situazione in cui le impostazioni dei cicli scolastici e della didattica in generale rimane sostanzialmente improntata su quella prevista dalla riforma Gelmini, la predisposizione dell’istituzione a suddividere rigidamente il sapere dello studente in competenze principalmente composte da nozionismo sottolinea la volontà di creare non una scuola, ma un’azienda che sforni lavoratori privi di senso critico e non educati alla partecipazione attiva all’interno della società.
Noi studenti vogliamo difendere l’istruzione pubblica e costruire il nostro futuro, ed è per questo che è necessaria una maggiore partecipazione all’interno della scuola, investimenti significativi, una nuova legge regionale sul diritto allo studio, poiché quella attuale è totalmente inadeguata, e uno svecchiamento della didattica che ascolti le richieste e le esigenze degli studenti.
Sono questi i motivi che hanno scatenato il movimento di protesta degli studenti messinesi, tuttavia la scelta di avvalersi di un’azione drastica come l’occupazione o l’autogestione è il risultato di due anni di completo silenzio da parte delle istituzione e dell’opinione pubblica sulle proteste espresse con altri metodi.
Gli Studenti delle scuole superiori messinesi
La Federazione degli Studenti (FdS) è un’associazione di Studenti delle scuole superiori, che credono in un altro modello di scuola e di partecipazione politica dei giovani.