Tra processione, le messe, i “rigatoni alla norma”, e poi Mary Gitto e la sua “Tuca” band con i fuochi pirotecnici in finale, oggi è il giorno della Madonna Addolorata di Piana. Una volta, certamente tra le feste popolari-religiose più note del comprensorio, oggi tra amarcord, buoni propositi per il futuro, resta un velo di polemiche, che affonda anche in malcelati dissapori di recenti passati.

Da sempre il week end preferragostrano a Brolo è stato caratterizzato dallo svolgimento dell’antica e tradizionale festa di Piana in onore a Maria SS. Addolorata,forse la festa religiosa più antica del paese, caratterizzata anche dal gioco di “pignateddi” e dall’aspetto suo enogatsronomico.
Negli anni si sono contate le sagre degli Arrosticini o delle Frittelle con le acciughe, cose ben diverse della più classica sagra “dei maccheroni” che ne caratterizzava la vigilia, e quest’anno tocca ai “rigatoni”.

Una tradizione – quella della festa di Piana che si lega con il cibo – che nasce molto prima dell’imperare delle attuali sagre gastronomiche e varie street food, qui la cultura del cibo si legava alla tradizione culinaria del luogo che vedeva imperare la carne infornata, venduta in bancarelle temporanee, con le fette di angurie che venivano fuori da grandi frigoriferi “parcheggiati” ai bordi della strada insieme alla birra gelata.
Era l’economia della contrada, il bar di “don Cono” aperto sino a tarda ora, la bancarella dove si giocava d’azzardo coperta dai teli verdi nel rispetto della privacy, i caliari, e la macchinetta del tiro a segno, e poi, negli anni settanta, anche i camioncini e le seicentomultiple, di chi veniva qui, richiamato dalla notorietà della festa, per raccontare, sui grandi cartelloni, i fatti di cronaca…erano i cantastorie.

Tutto questo è memoria.
Allora Piana era “contrada”, distante dal paese, separata dai giardini, con le case popolari, appena costruite lungo la via Battisti che ne segnavano i confini.
Oggi non c’è più distinzione urbanista, questa vige sono all’anagrafe, e la festa divenne sempre più popolare, più grande, con il grande palco che ospitava le star della tv, i cantanti di Sanremo, imponendo, quasi un dazio, che sul lungomare non ci fossero neanche asfittici pianobar per non distrarre l’attenzione dei più concentrati sul sorteggio finale, dove auto, motorini, le prime tv a colori, erano premi ambiti in attesa di un sempre magico “giocofuoco“.
La contrada ora è stata inglobata nel centro urbano, ma la voglia di appartenza rimane, come qui rimangono le grandi famiglie storiche della contrada, i Masi, i Ferro, i Contipodero, e poi i Cipriano, i Calderone, gli Arasi, i Sidoti.
Numerosissime, quasi piccoli clan, che ne hanno segnato la storia e la cronaca, i matrimoni, la politica locale e che hanno fatto anche il calcio a Brolo, e la festa era certamente un punto di incontro, allora come ora.
Poi, finita l’epopea del “pubblico” nel foraggiare il bilancio della festa, tra colpi di mano e perdita d’entusiasmi, ma anche con la “scomparsa” di storici sostenitori dell’organizzazione della Festa di Piana e la mancanza dei promotori della raccolta popolare, con i soldi segnati sulla libretta, e le incombenze burocratiche, questa tracciò la strada verso un lento declino e oggi tocca, giocoforza, nella sua forma esteriore, forse il punto più basso di notorietà, nonostante l’impegno della neo-amministrazione.
Anche se questo, come dice padre Enzo Caruso, il parroco, non tocca per nulla il significato religioso della festività.
“Fare festa significa fondamentalmente una cosa: gioire insieme come Comunità e narrare, attraverso i gesti della tradizione, cosa significa l’essere stati amati da Dio. L’amore di Dio, questo dono sublime, ineguagliabile è la sorgente e causa prima della festa“.
Padre Enzo, sa bene, dobbiamo dirlo,che la Festa è al centro di polemiche, dure e senza sconti, da parte dell’opposizione consiliare, che anche lo scorso anno, da maggioranza consiliare che era, non aveva lesinato giudizi negativi sulla condotta della manifestazione religiosa e sul suo decisionismo. Ora lui evidenzia in un post: “Essa (la festa e le tradizioni) va custodita e preservata, purificata e rigenerata, non eliminata, perché costituisce il canale attraverso cui il popolo, nei secoli, ha sviluppato il suo linguaggio semplice per celebrare la presenza di Dio e celebrare il dono della vita. E la fede semplice del popolo va rispettata, anzi, aiutata a crescere“.
E aggiunge “Quando c’è la fede, quando si è in grado e desiderosi di condividere e narrare l’amore di Dio, allora la festa è d’obbligo. “Ama”, dice S. Agostino, ” e poi fa ciò che vuoi”, perché l’amore non ti porterà mai fuori strada. Allora tutto acquista senso: le luminarie, i giochi, il cibo, la musica… È allora, e soltanto allora, che quella festa, quella tradizione, ti… appartiene.” e quindi stocca: “Ma se nel tuo cuore non c’è l’amore di Dio, se non c’è la fede umile nella sua presenza operante nella storia degli uomini, ogni cosa diventa vana”.
Ora c’è chi promette “Ferro e Fuoco” per ridare alla Festa di Piana quanto perduto, ma di fatto un considerazione va elaborata.
La festa religiosa è una cosa distinta dalla volontà popolare di far festa.
Se manca questa condizione allora resta solo la festa religiosa. Punto.
la voglia di costruire un momento popolare collettivo va costruito nel tempo, alla luce di nuove esigenze sociali. Quel che è stato non è sempre riproponibile.
Lavorare per ricostruire la voglia di far festa di una comunità vuol dire guardare anche agli errori del passato che ne hanno decretato nel tempo la sua fine.
Riannodare un tessuto sociale, costruire un futuro, facendo anche il conto che in quel quartiere , Piana, mancano, ad esclusione di pochissime, e lontane del cuore dei festeggiamenti, quelle le attività commerciali che potrebbero avere interessi a flussi popolari intensi, e anche l’era delle grandi imprese edilizie che un tempo – anche Piana era piena di piccoli imprenditori – e che di sicuro rappresentavo spalle forti su cui appoggiarsi è finita.
Anche da qui si potrebbe ripartire. Ad ognuno il suo. Come un tempo: Guelfi e Ghibellini; Sacro e Laico; Religiosità ed Effimero; senza sconfinamenti ma anche senza guerre.
Amen!