ARMI DI “DISTRAZIONI”DI MASSA. N°1
di Italo Zeus
Non il film della Cortellesi, che sarebbe stato ovvio candidare, perchè non può essere proposto essendo uscito in sala poco prima della data imposta dal regolamento.
Anche “Parthenope” di Sorrentino è stato scartato, ma il regista, sempre onesto e generoso, come solo i grandi artisti, quelli veri, sanno essere, ha dichiarato: “Sono molto contento che l’Italia abbia scelto Vermiglio, lo dico con assoluta sincerità. Vermiglio è un ottimo film e auguro a Maura Delpero un lungo e bel cammino in questa corsa straordinaria che è l’Oscar. ”
Purtroppo però, dopo essere entrato nella short list dei migliori film internazionali, non è entrato nella cinquina che ha poi assegnato il premio allo stupendo “Io sono ancora qui” mai uscito in Italia. Recuperatelo in streaming, commovente, sincero, nostalgico con una Fernanda Torrers illuminata.
Ci sono stati poi i David di Donatello 2025, dove l’opera della Delpero ha vinto, Miglior film, Miglior regia(prima donna nella storia del premio), miglior sceneggiatura originale, miglior produttore, miglior casting e miglior fotografia.
Al Festival di Venezia, dove Vermiglio vince il gran premio della giuria, Maura Delpero aveva contestato le nuove norme della Legge Cinema e Audiovisivo, rivendicando l’importanza del sostegno dello Stato alla più libera produzione indipendente, sganciata dalle logiche più commerciali del mercato. Cosa che succede in Francia, dove i registi riescono a portare alla luce film indipendenti altrimenti impossibili da realizzare.
La polemica è stata poi ripresa da Elio Germano durante al consueto invito del Presidente Mattarella al Quirinale.
Apriti cielo: partono in quarta i soliti “signori” della destra che vogliono a tutti i costi smontare la famosa egemonia culturale della sinistra che da decenni ormai non esiste più, sostituita dal “circoletto” vale a dire gli stessi nomi, per gli stessi premi che se non ci sei dentro ai voglia ad essere di sinistra. L’egemonia culturale di sinistra è solo nella loro testa, un incubo che dura da una vita.. Quindi girano per le trasmissioni col solito foglio” i film di Germano hanno ricevuto 12.000.000 di euro di contributi statali e ne hanno incassato 8.000.000, basta con questo spreco!” abbaia il fastidioso cagnolino della Meloni, Donzelli, a “ è sempre carta bianca “ della Berlinguer. Una scena surreale perchè Germano ha vinto il David come miglior attore protagonista, interpretando proprio il padre della giornalista, Enrico Berlinguer. nel film “La Grande Ambizione” di Lucchetti, famoso tentativo di accordo tra Democrazia Cristiana e Partito comunista Italiano, promosso da Berlinguer appunto e da Aldo Moro, sfociato poi nel sequestro e nella morte di Aldo Moro, colpevoli le Brigate Rosse.
Perchè questa lunga introduzione? Perchè “Vermiglio” è costato 4,3 milioni di euro, ed ha beneficiato di contributi del Ministero della Cultura per 1,4 milioni di euro (di cui 1,1 milioni “tax credit produzione”, 235.000 euro da “contributi selettivi produzione”, 90mila per “produzione film Italia-Francia”, 20mila “contributi selettivi sviluppo),e ne ha incassato, 4 milioni e 8. Menomale perchè addirittura ha superato di 500.000 euro il budget.
Vi rendete conto di chi guida il nostro paese, in questo caso il “nuovo” ministero della cultura Giuli?
Gente di un’ignoranza pazzesca, dico a livello politico, perchè tutto si puo’ dire tranne che Giuli non sia preparato, ma non si capisce niente(Geppy Gucciari: Ministro i suoi discorsi ascoltati al contrario sono messaggi satanisti! La amo) e soprattutto quella libertà dalla Meloni è durata tre mesi, poi accuccia ed esegui.
Per loro dunque dovrebbero fare i film solo i comici come Checco Zalone, Aldo Giovanni e Giacomo e i Vanzina, perchè questi sono tra i primi dieci incassi della storia del cinema Italiano. Troviamo solo Benigni con “la vita è bella” e il successo planetario assolutamente mai prognosticato del film della Cortellesi “C’è ancora domani”.
Vi faccio un solo esempio, e vi assicuro che ne potrei fare centinaia: Chi di voi non ha mai visto “le ali della libertà”? pochissimi no?. Ebbene, al botteghino fu un flop colossale che oggi però è considerato uno dei migliori film americani. A-me-ri-ca-ni! Cioè quelli che dei soldi al cinema ne fanno una questione di vita o di morte, ovviamente, perchè i produttori investono centinaia di milioni di dollari nei film.
I 4 milioni di “Vermiglio”, per loro sono due colazioni e due pranzi.
Non è una polemica sterile, perchè il cinema italiano è considerato da tutti uno dei migliori del mondo. La questione è il pubblico, che non ha alcuna conoscenza della storia del cinema e del linguaggio cinematografico, perchè, tanto per cambiare, a scuola non è una materia come i quasi in tutti i paesi, almeno europei e statunitensi. E si, l’intrattenimento è una forma validissima, passare una serata di allegria, ma è evidente che non può essere la sola no?
Cosa racconta “Vermiglio”?
Vermiglio è un villaggio di montagna in Trentino-Alto Adige, ultimo comune della val di Sole, storicamente zona di frontiera. Siamo alla fine della seconda guerra mondiale.
Tra pace e guerra, quiete e tempesta, angoscia e serenità, inconscio e presa di coscienza, si snodsa il racconto di una famiglia, dominata da Cesare, maestro di scuola, figura fondamentale della comunità e padre di una figlia e un figlio grandi, di due figlie e un figlio piccoli, di un neonato e due piccoli che non ce l’hanno fatta, Flavio e Giovanni. tirannico o violento, e tuttavia la regista è di una fine attenzioni ai particolari e ai cambi di registro mai persi e sempre coerenti.
Tuttavia Cesare non è un tiranno che picchia la moglie, ma non lascia minimamente parola a nessuna delle ffigure femminili, un patriarcato moderato insomma, ma non per questo meno violento psicologicamente.
Il film ci mostra il paesaggio, una fotografia impeccabile, i protagonisti, un film assolutamente corale con attori sconosciuti o poco famosi, e le dinamiche famigliari e del piccolo paese. Maura Del pero è millimetrica , sottile e impeccabile.
Il film è come un delicato oggetto di vetro che rischia sempre di cadere e andare in mille pezzi, ma la regista lo tiene con cura e non lo lascia mai cadere.
La guerra è fuori campo, qualche colpo di cannone nient’altro, perchè la guerra vera è quella interna ai personaggi, sempre in bilico tra essere e apparire, tra regole e voglia di trasgredire.
la dimensione intima è ammaliante e al contempo claustrofobica, non solo sul piano genericamente familiare, ma anche su quello infantile, o meglio lo sguardo dell’infanzia è veicolo di qualcosa di magico e seducente, ma anche di ripiegato su se stesso, forse anche per rassicurarsi, per proteggersi. Metafora, o specchio, del mondo dei grandi della comunità. Perché tutto si salda sempre alla dimensione collettiva, corale, di una comunità e delle sue fatiche quotidiane, talvolta felici, talvolta laceranti, come le promozioni a scuola e quello che comportano, per maschi e femmine.. E’ bellissimo il fatto che durante le riprese la regista doveva allattare la figlia appena nata, e questo magico magico permea tutto il film.
Ma cosa succede il giorno del via vai al Quirinale? Nel silenzio quasi assoluto l’India bombardava il Pakistan. Fatto gravissimo.
Funzionano così le armi di distrazioni di massa della Meloni, sposta su quisquiglie cose enormi di cui non ha alcun argomento, perchè la sua politica è vuota, inutile e devastante per il nostro paese.
E prima o poi….il regno crolla.
Di Italo Zeus.