Anche quest’anno il Rito ideato da Antonio Presti per il Solstizio d’estate ha radunato migliaia di partecipanti alla Piramide 38° Parallelo di Motta d’Affermo e all’Atelier sul mare di Castel di Tusa. Vari eventi, dal 21 al 26 giugno, hanno caratterizzato l’arrivo della prima luce d’estate con il sole al punto più alto del cielo. “Il Rito della luce ascolta il silenzio” era il titolo di questa edizione, ma la triste situazione del paesaggio di Motta d’Affermo e dintorni, drammaticamente ferito dagli incendi dei giorni scorsi, ha fatto sì che il tema virasse sulla “maledizione” per chi distrugge la natura, negando il futuro e la speranza. All’Atelier sul Mare è stata inaugurata la nuova camera d’arte “Io sono il blu”, opera di Ottavio Cappellani e Antonio Presti. Sempre all’Atelier, presentato il nuovo libro di Maria Attanasio, “Blu della cancellazione”, e allestita la mostra Ecolab sull’arte del riciclo di Linda Schipani.
E sono sette. Sette anni di luce offerta in occasione del Solstizio d’estate alla collettività, composta da visitatori sempre più variegati, che annualmente si radunano in migliaia da “devoti alla bellezza” intorno alla Piramide 38° Parallelo di Motta d’Affermo, opera di Fiumara d’Arte, realizzata nel 2010 da Mauro Staccioli.
“Il Rito della luce ascolta il silenzio”, era il titolo di questa edizione. Silenzio inteso come tempo, anche impercettibile, di un respiro, una pausa. Una fase vitale che apre all’ascolto e dunque alla riflessione e alla conoscenza. Ma non solo il “silenzio”, purtroppo, ha segnato il Rito. Quelle campagne devastate dagli incendi a Motta d’Affermo e dintorni, anche a ridosso dell’abitato e dell’area dove ricade Energia Mediterranea – l’onda di Antonio Di Palma – induce e fa gridare alla “maledizione” contro chi distrugge la natura, negando il futuro e la speranza, e contro chi è complice di tutto ciò. Alberi carbonizzati, essenze mediterranee incenerite, piante di fichidindia avvolte pietosamente su se stesse come creature vittime dell’infamia, per un Rito che regala luce ma che sa anche ammonire e guidare le coscienze, sono offese imperdonabili. “Maledetto chi non sa porsi a scudo della propria terra”, è il grido lanciato da Antonio Presti, ideatore della manifestazione, fondatore e presidente di Fiumara d’Arte. Per uno come lui che ha sempre “seminato”, ecco dunque l’ennesima, esasperata promessa: cento alberi da far mettere a dimora dai bambini delle scuole. Il valore dell’impegno, la potenza della trasformazione, la consapevolezza del non arrendersi. La resilienza. Rito della luce, in fondo, significa anche “alimentare, custodire, proteggere i sogni che vivono dovunque, annidati in ogni buco, in ogni ferita, in ogni crepa…” ha scritto Daniela Thomas, coordinatrice del progetto assieme a Paolo Romania.
Con questo stato d’animo, nel corso del Rito, così, anche quel silenzio auspicato e raccomandato ai piedi della Piramide e durante le performance degli artisti, ha pesato più di mille altre parole.
Sotto il tetraedro di Staccioli, spiccava il nuovo tunnel d’ingresso, prolungato di 17 metri: più si allunga il buio, più ci si concentra alla conquista della luce.
All’interno della Piramide, il fascio della prima luce d’estate filtrava dalla fenditura rivolta a Nordovest, disegnando una geometria perfetta, sdoppiandosi su due magiche direzioni di luce, dal cui vertice originano immanenza e trascendenza, tra orizzontalità e verticalità: il ciclo terreno della vita e quello spirituale tra terra e cielo.
Al centro della spirale di pietre, attraverso gli attori, tra le pareti d’acciaio, risuonavano queste parole: “Ascolta il silenzio e fai della luce la linfa del cuore…”.
All’esterno, un suggestivo labirinto realizzato con centinaia di metri di tulle, rigorosamente bianco, “attraversava” installazioni, canti e meditazioni, fino a condurre al nuovo sentiero che si inerpica ai piedi della struttura lato Nord, da dove sarà perfetto osservare ed “ascoltare” il tramonto.
Tantissimi, come sempre, gli artisti che su varie discipline hanno operato nel progetto. Canti, musiche, danze, recitazioni, installazioni, hanno conquistato l’interesse e l’animo dei visitatori. Giusto per citarne alcuni, il Coro delle Mani Bianche – Compagnia Il Ciclope, composto da ragazzi sordomuti, diretto da Fabio Giuranna e il Coro delle voci bianche e Polifonico delle Madonie, diretto da Alessandro Valenza, hanno regalato straordinarie emozioni.
Particolarmente vasta e variegata di temi artistici, era l’area generalmente destinata al grande mandala, quest’anno allestita dall’associazione culturale Incontemporanea. La Grande maschera, La Bianca città, L’Agorà, L’Albero che ride, Il Mandala, Dimensione Altra, In-Nafas, erano le opere allestite in quel grande spazio, tutte in linea con l’Ascolto ed il Silenzio.
Come sempre, molto partecipato è stato lo spazio destinato alla raccolta dei pensieri riportati da ciascuno su strisce di tela bianca allacciate a dei paletti e consegnati al Rito e al futuro.
Il gran finale anche stavolta ha regalato colori ed emozioni: sulla spianata rivolta al tramonto, i partecipanti, tutti insieme, ispirati dalle voci dei cori, hanno atteso che si spegnesse la luce del sole della prima domenica d’estate.
Le attività previste nell’ambito della settima edizione del Rito della luce, la cui produzione esecutiva è stata affidata come sempre a Gianfranco Molino, sono iniziate il 21 giugno, con l’apertura giornaliera della Piramide.
Al Museo – albergo Atelier sul Mare è stata inaugurata la nuova camera d’arte, “Io sono il blu”, opera dello scrittore catanese Ottavio Cappellani e Antonio Presti: una splendida “immersione” nel blu, tra cielo e mare, con un “affaccio” sull’infinito, che fonda le proprie origini dalla chiusura simbolica, operata per protesta da Antonio Presti, undici anni fa, del Monumento per un poeta morto – La Finestra sul mare, di Tano Festa. Allora Cappellani compose un testo, adesso affisso alla parete della stanza, al quale ne ha aggiunto un altro, più articolato, riportato sul letto, rigorosamente blu.
Sempre all’Atelier, e in tema di blu, con interventi di Antonio Presti e Claudio Collovà è stato presentato il nuovo libro di Maria Attanasio, “Blu della cancellazione” (ed. La Vita felice, 2016). Si tratta dell’ultima raccolta poetica della scrittrice e poetessa di Caltagirone, la cui prefazione è stata scritta da Antonella Anedda. “Il blu è il colore plurale dell’infinito e della bellezza – ha detto l’autrice – ma il suo senso si può capovolgere. Così ‘Blu della cancellazione’ diventa una metafora negativa. Basti pensare ai migranti che muoiono nel blu del mare, anonimi e silenziosi”. Ha quindi spiegato il senso della sua raccolta, lei che è una narratrice: “La poesia non è narrazione, è allusione. E’ una rincorsa tra la cosa da dire e la parola che la vuole dire, senza il raggiungimento di qualcosa di specifico. Un’approssimazione”.
Un altro evento all’Atelier è stata la mostra Ecolab di Linda Schipani, ingegnere e artista messinese che sta legando il proprio nome all’arte del riciclo. L’esposizione è realizzata con alcune opere originali della stessa Schipani, unite a quelle di altri 40 artisti che si sono dedicati, anche per una sola volta, a questa specialità, tratte dalla collezione permanente Ecolab di Messina. Nella prima sala, in grande evidenza, due opere di Linda Schipani: “La scacchiera 2”, realizzata con delle bottiglie, e “Biglie”, installazione luminosa su sfere in pvc.
La mostra resterà aperta fino al 30 agosto.
Corrado Speziale
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.