La nota dell’onorevole barcellonese, già vicepresidente del Senato della Repubblica dal 6 maggio 2008 al 15 marzo 2013, ad alta voce dalla sua bacheca su facebook di stamani.
FB i chiede a cosa sto pensando.
E presto detto: mi chiedo perché ancora oggi si distingua, nel ricordo, tra italiani di serie A e di Serie B?
Perché ai 7.500 ebrei italiani si riserva un ricordo di serie A e ai 10.000 italiani infoibati o fatti fuori dai comunisti jugoslavi nei campi di concentramento si riserva un ricordo di serie B?
Pare addirittura che ancora oggi alcuni libri di testo sostengano che gli infoibati erano dei “partigiani gettati vivi nelle forse carsiche dai nazisti”.
Perché non si ricorda come meritano i 250.000 italiani che lasciarono le loro terre pur di restare italiani?
Da”LA STORIA SIAMO NOI”.
Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.
La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti.
Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano ‘nemici del popolo? Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria.
Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini.
Lo racconta Graziano Ludovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia.
Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza.
La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati.
Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati ‘cittadini di serie B’, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta ‘perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo?
Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.
“È tragicomico come il potere dei mondialisti finanziari ci divida orribilmente tra sostenitori della memoria delle vittime del nazismo e sostenitori delle vittime delle foibe con il solo scopo di tenerci divisi e di far sì che si rammemorino le vittime di tutte le tragedie che non siano quelle del totalitarismo liberal-libertario. E così troviamo utili idioti bercianti perché alcuni non ricordano le foibe e utili idioti bercianti perché alcuni non ricordano i lager. E intanto i signori del mondialismo comandano indisturbati.”
Diego Fusaro