Gianfranco ladro di sogni
Dal Palazzo

Gianfranco ladro di sogni

fini_1di Marcello Veneziani    da il giornale.it

Lo confesso: il mandante delle accuse a Fini sono io.

Io e tutti quei ragazzi che hanno creduto nella destra, investendoci la vita.

Noi, che possiamo comprendere i trasformismi, ma che non gli perdoneremo mai di aver svenduto i nostri sacrifici al “cognato”.

Io so chi c’è dietro le carte che accusano Fini.

So chi le ispira, conosco bene il mandante.

Non c’entra affatto con Palazzo Chigi, i servizi segreti, il governo di Santa Lucia.

fini-disperatoÈ un ragazzo di quindici anni che si iscrisse alla Giovane Italia.

Sognava un’Italia migliore, amava la tradizione quanto la ribellione, detestava l’arroganza dei contestatori almeno quanto la viltà dei moderati, e si sedette dalla parte del torto, per gusto aspro di libertà.

Portava in piazza la bandiera tricolore, si emozionava per storie antiche e comizi infiammati, pensava che solo i maledetti potessero dire la verità.

Quel ragazzo insieme ad altri coetanei fondò una sezione e ogni mese facevano la colletta per pagare tredicimila lire di affitto, più le spese di luce, acqua e attività.

Si tassavano dalla loro paghetta ma era solo un acconto, erano disposti a dare la vita.

Il ragazzo aveva vinto una ricca borsa di studio di ben 150mila lire all’anno e decise di spenderla tutta per comprare alla sezione un torchio e così esercitare la sua passione politica e anche di stampa.

Passò giorni interi da militante, a scrivere, a stampare e diffondere volantini. E con lui i suoi inseparabili camerati, Precco, Martimeo, il Canemorto, e altri.

Scuola politica di pomeriggio, volantini di sera, manifesti di notte, rischi di botte e ogni tanto pellegrinaggi in cerca di purezza con tricolori e fazzoletti al collo.

Erano migliaia i ragazzi come lui.

Ce ne furono alcuni che persero la vita, una trentina mi pare, ma non vuol ricordare i loro nomi* ( lo faremo in fondo all’articolo, non per memoria storica ma per un ricordo doveroso e giornalistico ndr) ; lo infastidiva il richiamo ai loro nomi nei comizi per strappare l’applauso o, peggio, alle elezioni per strappare voti.

almirante_fini_2Perciò non li cita. Sa solo che uno di quei ragazzi poteva essere lui.

È lui, il ragazzo di quindici anni, il vero mandante e ispiratore delle accuse a Fini.

Non rivuole indietro i soldi che spese per il torchio, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Furono ben spesi, ne va fiero.

Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno del resto può restituirgli, le passioni bruciate di quel tempo. E nemmeno chiede che gli venga riconosciuto lo spreco di pensieri, energie, parole, opere e missioni che dedicò poi negli anni a quella «visione del mondo».

Le idee furono buttate al vento ma è giusto così; è al vento che le idee si devono dare.

Quell’etichetta gli restò addosso per tutta la vita, e gli costò non poco, ma seppe anche costruirvi sopra qualcosa.

No, non chiede indietro giorni, giornali, libri, occasioni e tanto tanto altro ancora.

Però quel che non sopporta è pensare che qualcuno, dopo aver buttato a mare le sue idee e i loro testimoni, dopo aver gettato nel cesso quelle bandiere e quei sacrifici, dopo aver dimenticato facce, vite, morti, storie, culture e pensieri, possa usare quel che resta di un patrimonio di fede e passione per i porci comodi suoi e del suo clan famigliare.

Capisce tutto, cambiare idee, adeguarsi al proprio tempo, abiurare, rinnegare, perfino tradire.

Non giustifica, ma capisce; non rispetta, ma accetta.

È la politica, bellezza.

E figuratevi se pensa che dovesse restare inchiodato alla fiamma su cui pure ha campato per tanto tempo.

Però quel che non gli va giù è vedere quelle paghette di ragazzi che alla politica dettero solo e non ebbero niente, quei soldi arrotolati di poveracci che li sottraevano alle loro famiglie e venivano a dirlo orgogliosi, quelle pietose collette tra gente umile e onesta, per tenere in vita sezioni, finire in quel modo.

Gente che risparmiava sulla benzina della propria Seicento per dare due soldi al partito che col tempo finirono inghiottiti in una Ferrari.

Gente che ha lasciato alla Buona Causa il suo appartamento.

Gente che sperava di vedere un giorno trionfare l’Idea, come diceva con fede grottesca e verace.

E invece, Montecarlo, i Caraibi, due, tre partiti sciolti nel nulla, gioventù dissolte nell’acido.

È questo che il ragazzo non può perdonare.

Da Berlusconi il ragazzo non si aspettava nulla di eroico, e neanche da Bossi o da Casini.

E nemmeno da Fini, tutto sommato.

gianfranco-finiCapiva i tempi, i linguaggi e le esigenze mutate, le necessità della politica, il futuro…

Poteva perfino trescare e finanziare la politica con schifose tangenti; ma giocare sulla pelle dei sogni, giocare sulla pelle dei poveri e dei ragazzini che per abitare i loro sogni si erano tolti i due soldi che avevano, no, non è accettabile.

Attingere da quel salvadanaio di emarginate speranze è vergognoso; come vergognoso è lasciare col culo per terra tanta gente capace e fedele nei secoli, che ha dato l’anima al suo partito ed era ancora in attesa di uno spazio per loro, per favorire con appaltoni rapidi e milionari il suddetto clan famigliare.

Lui non crede che il senso della vita sia, come dice Bocchino in un’intervista, «Cibo, sesso e viaggi» (si è scordato dei soldi).

Il vero ispiratore e mandante dell’operazione è lui, quel ragazzo di quindici anni. Si chiama Marcello, ma potrebbe chiamarsi Pietrangelo o Marco (Renato, Enrico, Giuseppone, Peppino. Alfredo, Enzo, Almerigo, Giovanni, Massimo, Benedetto, Biagio, Daniele …. ndr).

Non gl’interessa se Gianfrego debba dimettersi e andarsene all’estero, ai Caraibi o a Montecarlo, o continuare.

Lo stufa questo interminabile grattaefini.

È pronto a discutere le ragioni politiche, senza disprezzarle a priori.

Sentiremo oggi le sue spiegazioni (ma perché un videomessaggio, non è mica Bin Laden).

Però Fini non ha diritto di rubare i sogni di un ragazzo, di un vecchio, di un combattente.

Non ha diritto di andarsi a svendere la loro dignità, i loro sacrifici, le loro idee.

Non può sporcare quel motto di Pound che era il blasone di quei ragazzi; loro ci hanno rimesso davvero, lui ci ha guadagnato.

Quel ragazzo ora chiede a Fini solo un piccolo sforzo, adattare lo slogan alla situazione reale e dire: se un uomo è disposto a svendere casa, o non vale niente la casa o non vale niente lui.

E la casa valeva.

marcello_veneziani

Marcello Veneziani

Filosofo, Scrittore, Giornalista

“Passerò solitario e non vi accorgerete di nulla

perché nulla in fondo è accaduto.

Solo un’ ombra di vita che si fece scrittura”

Autobiografia tratta da www.marcelloveneziani.com
Marcello Veneziani è un’anomalia nel paesaggio culturale del nostro paese. E’ un irregolare del pensiero, della scrittura e del giornalismo. Non è filosofo d’accademia, non è giornalista puro, non è professore di cattedra. Non si riconosce in alcuna casta, partito o tribù.
Esercita il suo ruolo solitario di pensatore ambulante.
E’ nato a Bisceglie nel 1955, dove è vissuto fino alla laurea in filosofia all’università di Bari; poi si trasferì a Roma dove tuttora vive con discontinuità.
Ha scritto vari saggi di storia delle idee, filosofia civile e cultura politica, tra i quali La rivoluzione conservatrice in Italia (1987, nuova edizione accresciuta il 1994), un viaggio nell’ideologia italiana; Processo all’Occidente sulla società globale e i suoi nemici (1990), e il saggio filosofico Sul destino (1992), tutti editi da Sugarco, Milano. Poi ha pubblicato Sinistra e destra. Risposta a Norberto Bobbio (Vallecchi, Firenze, 1995) e l’anno seguente dallo stesso editore, Decamerone italiano. L’antinovecento (Leonardo- Mondadori, Milano, 1996), Il secolo sterminato (Rizzoli, 1998), Comunitari o liberal. La prossima alternativa (Laterza, Bari, 1999, ultima edizione economica 2008) e poi sempre da Laterza: Di Padre in figlio. Elogio della Tradizione (2001, ultima edizione 2007), La cultura della destra (2002, ultima edizione 2008) e La sconfitta delle idee (2003, ultima edizione 2008). Ha pubblicato il romanzo filosofico e lirico Vita natural durante (Marsilio, Venezia, 2002), autobiografia apocrifa di Plotino; e il saggio letterario-filosofico in forma di aforismi, ritratti e pensieri de La sposa invisibile (Fazi, Roma, 2006)). Per Mondadori ha pubblicato un testo letterario scandito nei dodici mesi dell’anno, Il segreto del viandante, Nostalgie di un contemporaneo (Milano, 2003), portato in teatro da Giancarlo Giannini con il titolo Ritorno a Sud; I Vinti, dedicato ai “perdenti della globalizzazione e loro elogio finale” (2004); Contro i barbari un saggio sulla civiltà e i suoi nemici; Rovesciare il 68 (2008), ora riedito in edizione Oscar, e Sud, un viaggio sentimentale e civile nel Meridione raccontato come un mito vivente (2009). Uscirà nel prossimo anno un suo saggio filosofico e letterario, Amor fati. Ha pubblicato in edizione fuori commercio, una raccolta di cento aforismi o pensieri poetanti, Centaura (2008). Buona parte dei suoi libri sono partoriti in primavera a Talamone, in riva al mare, sala parto a cielo aperto delle sue opere.
Il suo pensiero è scandito su quattro punti fermi a cui corrispondono quattro parole chiave: l’amore inquieto per la tradizione, in cui confluisce anche la sua passione di rivoluzionario conservatore; la preferenza per la comunità rispetto all’individualismo e al nichilismo sociale; la filosofia del ritorno, come nostalgia delle origini e ricordo amoroso nella lontananza; l’amor fati, l’accettazione della vita alla luce sacra del destino.
Esordì nel 1978 con la pubblicazione della sua tesi di laurea in filosofia, dedicata a La ricerca dell’Assoluto in Julius Evola (Thule, Palermo), poi riveduta e ampliata nel 1984 con il titolo Julius Evola fra filosofia e tradizione; ed altri saggi giovanili dedicati a Mussolini il politico (1982), libri satirici come La corte dei miracoli (1981) e come il dizionario dell’americanizzazione, Usa e Costumi(1985); Ha curato opere dedicate a Mussolini (tra cui i suoi scritti e discorsi in 18 volumi) e al fascismo, a Pareto, Mishima, Nietzsche, Prezzolini e Spengler, ha pubblicato saggi in libri collettanei e libri in forma di dialogo con Gianfranco Miglio (Padania, Italia) e con Padre Bartolomeo Sorge (Politicando); ha pubblicato anche il suo carteggio con Norberto Bobbio sulla rivista Ideazione (2004).
Mosse i suoi primi passi culturali con la Fondazione Gioacchino Volpe, i suoi incontri romani e i suoi seminari estivi, poi con la casa editrice Volpe e le sue riviste.
A Volpe era stato segnalato, senza conoscerlo e a sua insaputa, dal filosofo Ugo Spirito e dallo scrittore Giuseppe Prezzolini, che avevano apprezzato alcuni suoi scritti. Anche lo psicanalista Emilio Servadio, dopo aver letto un suo provocatorio intervento su L’Espresso nel 1978, lo indicò senza conoscerlo al direttore de Il settimanale, Giuseppe dall’Ongaro, con cui avviò una collaborazione.
Approdò poi alla collaborazione con Il Sabato e con le pagine culturali de Il Tempo come elzevirista, segnalato da Augusto del Noce, con cui ebbe una intensa frequentazione (l’ultimo scritto di Del Noce fu la prefazione al suo Processo all’Occidente). Indro Montanelli lo accolse al Giornale e lo “inventò” come editorialista in prima pagina. Scrive di politica, cultura e costume, usando vari registri di scrittura: l’analisi, la polemica, la satira.
Ha fondato e diretto riviste, a cominciare dal mensile Omnibus (1981) numero unico in cui avvenne il primo dialogo tra intellettuali di destra e intellettuali di sinistra (Massimo Cacciari e Giampiero Mughini); poi diresse il bimestrale Intervento (1985-87); quindi fondò il mensile culturale Pagine Libere (1988-92). Successivamente fondò e diresse settimanali di successo come L’Italia settimanale (1992-1995), in cui parallelamente dette vita alla Fondazione Italia che ebbe tra l’altro il ruolo di battistrada nella nascita del Polo delle libertà; e Lo Stato (1998-1999) che poi si fuse con Il Borghese, di cui diventò direttore editoriale in tandem con Vittorio Feltri, direttore della testata; ma si dimise nel 2000. Il sodalizio con Feltri, cominciato con L’Italia settimanale e con l’Indipendente, e proseguito poi con il Giornale da lui diretto, riprese con Libero e dall’agosto 2009 ritorna con lui a Il Giornale, di cui è attualmente editorialista.
Nel periodo tra il 2003 e il 2005 è stato consigliere d’amministrazione della Rai e consigliere d’amministrazione di Cinecittà, ha diretto collane editoriali, ha collaborato a varie riviste culturali, ha presieduto fondazioni culturali, teatri, accademie e premi letterari dai quali si è recentemente dimesso.
Giornalista dal 1979 nella redazione pugliese de Il Tempo, giornalista professionista dal 1982 dopo il praticantato al Giornale d’Italia, assunse nel 1981, a 26 anni, la direzione del gruppo editoriale Ciarrapico-Volpe-La Fenice fino al 1987. Poi ha scritto a lungo sul Giornale, ha collaborato anche con Il Messaggero, La Repubblica quando era diretta da Eugenio Scalfari, La Stampa, Il Secolo d’Italia, L’Espresso, Panorama, Il Mattino, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e La Gazzetta del Mezzogiorno, più altre testate. E’ stato redattore del giornale radio di mezzanotte, ha preso parte a vari programmi televisivi e da vent’anni collabora come commentatore della Rai. Svolge intensa attività di conferenziere, ed ha avuto un po’ di premi.
Considerato per anni “l’intellettuale di destra” di maggior rilievo, seppure di confine, dialogante con molti intellettuali, editori ed esponenti di sponda avversa, si è con gli anni sempre più allontanato da tematiche politiche e civili, che pure coltiva nella sua attività di editorialista e polemista, privilegiando un itinerario di scrittura sempre più legato alla sfera esistenziale, letteraria e filosofica.
Meridionale, filosofo, di destra, benché mancino: quattro handicap in una stessa persona.
A destra non gli perdonano di essere intellettuale, e tra gli intellettuali non gli perdonano d’essere di destra”. Un disagio bilaterale che produce un perfetto isolamento da ambo le sponde, anche se le rispettive identità sono andate in rovina. In compenso ha molti affezionati lettori e le sue opere vengono solitamente ristampate.
Amante di letture, viaggi e mare, anzi lettore appassionato alla luce del sole, preferisce non gravare questa nota d’autore con la sua trascurabile biografia: per lui vivere è un pretesto narrativo per scrivere, e poco altro.
Nacque e fece nascere, visse e continua a farlo.
Può bastare.
Libero da incarichi e lavori redazionali, da legami politici, professionali e non solo, vive a tempo pieno la solitudine dello scrittore

 

*ecco quei nomi di quei “ragazzi” che Marcello non ha citato, che elenchiamo tutti, senza entrare nel giudizio delle loro storie e nelle scelte personali fatte.

Abate Oreste, Adobati Pietro, Alfano Beppe, Alibrandi Alessandro, Aliotti Antonino, Alvarez Alessandro, Anselmi Francesco, Antonelli Giulio, Assirelli Orlando, Bassa Erminio, Bigonzetti Franco, Billi Achille, Boccaccio Ivan, Caligiani Orio, Calzolari Armando, Campanella Angelo, Cecchetti Stefano, Cecchin Francesco, Ciavatta Francesco, Crescenzi Rodolfo, Crescenzo Roberto, Crovace “Mammarosa” Rodolfo, De Agazio Franco, De Angelis Nanni, De Nora Paolo, Di Nella Paolo, Discala Elio, Dominici Benvenuto, Esposti Giancarlo, Falduto Andrea, Falvella Carlo, Ferrari Silvio, Ferrero Enrico, Ferri Vittorio, Ferrorelli Giovanni, Gatti Ferruccio, Ghisalberti Felice, Giaquinto Alberto, Giralucci Graziano, Giudici Bruno, Grilz Almerigo, Jaconis Carmine, Labbate Bruno, Locateli “Michelin” Franco, Lupara Sergio Milano, Macciacchini Eva, Maccio’ Diego, Magenes Giorgio, Maino Antonio, Mancia Angelo, Manfredi Riccardo, Mangiameli Francesco, Mantakas Mikis, Manzi Leonardo, Massaia Leonardo, Mattei Stefano, Mattei Virgilio, Mazzola Giuseppe, Meggiorin Claudio, Meneghini Enrico, Minetti Riccardo, Montano Saverio, Mortari I Gino, Nardi Gianni, Nigro Francesco, Paglia Francesco, Pagliai Pierluigi, Palladino Carmelo, Pedenovi Enrico, Petruccelli Michele, Pistolesi Angelo, Principi Pietro, Ramelli Sergio, Recchioni Stefano, Santostefano Giuseppe, Scarcella Pino, Scarpetti Aldo, Spedicato Walter, Tanzi Brunilde Milano, Traversa Martino, Vale Giorgio, Venturini Ugo, Vivirito Salvatore, Zavadil Antonio, Zazzi Euro, Zicchieri Mario, Zilli Emanuele, Zucchieri Marzio

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2 Ottobre 2010

Autore:

admin


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