GIORNALISTI – Giulia Quaranta Provenzano, riflessioni sulla comunicazione nell’era degli influencer
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GIORNALISTI – Giulia Quaranta Provenzano, riflessioni sulla comunicazione nell’era degli influencer

Riflessioni sulla comunicazione nell’era degli influencer

Oggi vogliamo dare spazio alla terza e ultima parte di alcune considerazioni della nostra collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano, a seguito del suo confronto con il manager Alberto Arnaud – per leggere la seconda parte dell’articolo, pubblicato in data 05/05/2023, clicca qui https://www.scomunicando.it/notizie/giornalisti-giulia-quaranta-provenzano-riflessioni-sullessere-artisti-cosi-come-professionisti-dello-spettacolo/   

Alberto Arnaud: <<I social network sono una delle tante tecnologie che, nel corso della storia, l’essere umano ha sviluppato per connettersi con gli altri uomini e per esprimere se stesso. Essi non sono solo progetti tecnologici ma si configurano anche come forme di cultura e, pertanto, rappresentano una sorta di lente di ingrandimento attraverso cui osservare le dinamiche sociali che caratterizzano la nostra epoca. All’intero di quanto suddetto, si è sviluppato il fenomeno degli influencer e tuttavia tutti siamo un po’ influencer… non crede? Quelli di noi più famosi, grazie al loro grande seguito di follower, sono in grado di esercitare un’ampia influenza sulle opinioni e sui comportamenti delle persone e ciò soprattutto in ambito commerciale. In questo senso, quello dell’influencer è diventato un lavoro a tutti gli effetti in quanto permette di generare guadagni tramite sponsorizzazioni, collaborazioni e pubblicità (…)>>. – Giulia Quaranta Provenzano: Appena nati, quando ancora non si è fatta alcuna o comunque pochissima esperienza e conoscenza del mondo, si dipende pressoché in toto da chi ci sta vicino e ci accudisce. La scienza stessa ci dice che nella costruzione della propria personalità entra in gioco non solo il patrimonio organico innato che ciascuno riceve attraverso la trasmissione ereditaria (costituzione ereditaria), da cui derivano le forme e le proporzioni del corpo (costituzione morfologica) e le modalità di funzioni vitali (circolatoria, respiratoria, digestiva, etc.) dipendenti dal sistema nervoso ed endocrino (costituzione fisiologica) – complesso di elementi, questo, che determina un’iniziale struttura psichica o temperamento – ma altresì l’interazione di fattori educativi, ambientali e culturali. Ecco dunque che ciò mi porta ad affermare che i primi dettati degli influencer per un neonato e, poco dopo, per un bambino siano la propria risposta psichica naturale al corredo organico ereditario (risposta che esprime impulsi, tendenze istintive, disposizioni, necessità, stati affettivi) e, superata l’infanzia nella quale il carattere non si distingue ancora dal temperamento e la decisione non si distingue ancora dall’impulso nonché i processi di inibizione non sono ancora molto sviluppati e gli schemi mentali sono semplici, il carattere che è frutto dell’iniziativa del soggetto sotto l’influsso dell’ambiente. La personalità – che unifica gli aspetti biologici del temperamento e quelli psichici del carattere, influenzati dall’ambiente appunto – crea valori, modelli di comportamento, forme di organizzazione sociale in grado di modificare l’ambiente e la stessa personalità e soprattutto quella di coloro che sono più facilmente suggestionabili e insicuri al punto che la più ampia possibile accettazione altrui è vitale per la loro salute mentale e fisica. Ammetto che io invece – successivamente a un profondo e combattuto lavoro su me stessa grazie all’iter di riflessione che è conseguito al corso e allo stage attoriale con il cosentino Giuseppe Morrone, “allenatore emotivo” per l’agenzia leader nel casting e scouting di nuovi talenti New Faces & Stars – oggi mi avvicino molto, come tipo di persona, ai bambini e agli ubriachi e anche ai matti. Non ho più voglia di elemosinare attenzioni e stima, non sono più disposta ad abbassare la testa per eccesso di pazienza e generosità, non me la sento più di rinunciare alla mia autenticità e a provare a essere felice soltanto per non scontentare alcuno. Quale peso dare a quello che viene mostrato e proposto dalle persone è qualcosa di soggettivo, sta al singolo uomo/donna non lasciare oppure lasciare più o meno spazio alla penetrazione altrui e all’emulazione. Lei, Alberto, nella nostra chiacchierata ha citato il drammaturgo e scrittore/poeta che le fecero studiare a scuola e cioè Luigi Pirandello. Lo ha ricordato a proposito del fatto che costui, già ai suoi tempi, scrisse <<Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti>> dacché ritiene che attualmente, rispetto ad allora, non sia cambiato un granché… e io mi permetto di assentire. Sono infatti dell’avviso che sia la debolezza umana così come il desiderio del suo opposto che porta taluni a costruire mezzi di difesa e a farsi vedere come, per ragioni utilitaristiche, in prima battuta si preferirebbe essere e preferisce la società nella quale si è immessi. Certo, come ha dichiarato proprio lei stesso, la propria individualità dovrebbe essere considerata una risorsa all’interno della vita sociale poiché ogni individuo porta con sé unicità e una propria visione del mondo che può arricchire la collettività… ma mi sembra che oggigiorno siamo estremamente lontani da ciò, vuoi perché essere commerciali fa monetizzare, vuoi in quanto si è troppo egoisti ed egocentrici per natura eppure la smania/ossessione di piacere rimane l’unico imperatore, tiranno, che mi sembra sia invitto dalla notte dei tempi.    

Alberto Arnaud: <<Espressività e seduzione possono essere considerate sinonimi, in quanto entrambe riguardano la capacità di comunicare in modo coinvolgente e creare un’impressione positiva sugli altri. L’espressività, tuttavia, si riferisce più alla capacità di esprimersi appunto in modo autentico… mentre la seduzione include anche l’abilità di persuadere e attirare le persone. Io non sono un esperto di comunicazione ma – per quanto mi riguarda – i capisaldi affinché essa sia efficace includono la chiarezza, l’empatia, l’autenticità, la credibilità, l’adattabilità ossia l’utilizzare un linguaggio semplice e diretto così da evitare ambiguità e confusione, il comprendere e considerare il punto di vista dell’interlocutore, l’essere sinceramente se stessi e trasmettere sincerità nel messaggio comunicato, l’utilizzare fonti e fatti verificabili in maniera tale da presentare un argomento in modo convincente, il saper adattare il proprio stile comunicativo a chi si ha di fronte e al contesto in cui si comunica. (…)>>. – Giulia Quaranta Provenzano: Prima di dare il mio esplicito parere su quanto suddetto, vorrei ritornare un attimo sulla figura degli influencer. Ebbene, costoro sono coloro i quali sono popolari sui social e molto seguiti dai media tant’è che sono in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico. Le celebrità di Internet tuttavia perché vengono considerate e sono tali, ossia anche perché alcuni sentono l’esigenza di seguirle e assomigliare a loro? A motivo e in ragione di cosa si contribuisce a far sì che qualcuno acquisisca o sviluppi fama e il proprio personaggio pubblico attraverso la rete, permettendo così agli influencer di dettare legge, e dunque perché – inversamente, dall’altro lato – c’è chi non prende iniziativa se non dopo l’orientamento suggerito da un mediatore tra sé e chi produce un prodotto che si vuole provare e avere soltanto se vestito, ascoltato, mangiato, bevuto prima da chi è affermato grazie a “noi” e che grazie a “noi” ha “successo”? La ricerca e l’adesione a modelli esterni fa sì che la propria immaginazione si atrofizzi e che la propria creatività non si sviluppi e soccomba e con essa la propria espressività. La seduzione ormai mi pare sia solo più quel processo con cui deliberatamente una persona ne induce un’altra a intraprende non tanto una relazione di natura sentimentale-amorosa o sessuale, bensì l’emulazione – processo questo che, nell’epoca attuale, è intenzionale e niente ha più d’inconsapevole e davvero spontaneo. Di conseguenza, oggi seduzione e menzogna vanno spesso a braccetto laddove il posticcio e il fake trionfano sul disperato bisogno di venire accettati e far parte di un gruppo, per nulla democratico, che crea dipendenza e assuefazione a un’immagine narcisista quale è quella dei considerati “vincenti” in codesta società odierna dell’apparire per l’appunto. Va da sé che se si assiste alla derealizzazione e alla depersonalizzazione della propria vita, cercando con ogni mezzo e modo di seguire un qual certo influencer di riferimento, oltre a subire un distaccamento dalla realtà e con la propria persona che è unica, viene meno la capacità critica e di comunicazione. Come lei, Alberto, ritengo che ci si debba sempre almeno domandare se si è sicuri che quello che ci viene mostrato rispecchi la realtà e non sia piuttosto il derivato di una recitazione nel quotidiano e del quotidiano che, nel proporre a tavolino esempi esageratamente superiori alle ordinarie possibilità della maggioranza della popolazione con lo scopo che siano assunti a modelli, altro non si rivelano che diaboliche macchinazioni.      

Alberto Arnaud: <<Sono sempre alla ricerca di nuove sfide e di progetti innovativi in cui mettere in gioco e condividere tutto quello che posso dare per i miei artisti. Ciò, però, si può applicare solo con il contributo di tutti. Dico, a chi vuole andare veloce, di camminare da solo. Chi, invece, vuole andare lontano cammina insieme ad altri>>. – Giulia Quaranta Provenzano: L’essere soli è un bagaglio leggero. Lo è, leggero, perché non si deve trovare alcuna quadra (e neanche alcun tipo di quadra!) tra le diverse personalità di tutti coloro che debbono convivere e collaborare sinceramente e al meglio per un comune progetto e in vista della riuscita di questo… e nemmeno si necessita di alcun accordo tra le parti per quello che concerne esigenze e disponibilità inerenti la tempistica e, oltre ai tempi, per quello che riguarda i costi e i contenuti e le modalità di realizzazione del progetto appunto. Leggero però lo è, un simile bagaglio, altresì perché non v’è interazione tra punti di vista – i quali, talvolta e taluni, fungono da antitesi che permettono di verificare la propria tesi – e specificità che, se ciascuna fosse un’eccellenza nel proprio ambito, contribuirebbero alla massima qualità dell’elaborato ultimo e in tutto il suo complesso. Personalmente adesso mi sento solo di dire che ero entusiasta e sono stata felice di essermi occupata pressoché a 360° gradi, per circa un anno, del cantante emergente Rosaspina (al secolo Raffaele Vigliotti) ma che la delusione per alcuni occorsi ai danni della mia persona è stata di gran lunga maggiore della precedente contentezza per i singoli “Julie Cooper” [clicca qui https://youtu.be/jy1ghVMvP0o],“Re di Picche” [clicca qui https://youtu.be/WVVtG0Sucmc], “Nuvole di Fumo” [clicca qui https://youtu.be/w9a4o5ovMlM] e per la riscrizione in italiano di “Stelle Cadenti – for Elliphant”. Omettere e fingere pubblicamente che una persona non ti abbia organizzato la convocazione a casting per la partecipazione a talent televisivi e interviste in radio e tv e su testate giornalistiche, che non ti abbia curato e realizzato il look e l’immagine ad ampio raggio (abbigliamento, trucco e parrucco per i social e sul set), che non ti abbia scattato fotografie d’arte e girato i video dei backstage delle giornate di ripresa, che non abbia contribuito all’ideazione delle basi e alla scrittura dei testi delle canzoni, che non abbia cercato le location nonché gli oggetti di scena e le attrezzature e ingaggiato gli attori per i videoclip di cui ha coscritto lo storytelling mi sembrano mancanze non da poco. Attualmente – dopo un breve periodo di pausa successivo altresì al rammarico per il fatto che l’uscita di un EP del quale ero la songwriter, i cui pezzi erano già stati approvati verbalmente da una major, non è andato in porto perché il cantante in questione (che non è Rosaspina) ha deciso di intraprendere un percorso in un altro settore artistico – vorrei tanto che qualcuno si accorgesse finalmente di me e che puntasse direttamente su di me come persona che può stare lei davanti all’obiettivo fotografico e alle telecamere come modella e attrice in spot e video musicali, piuttosto pure che come opinionista o giurata. Certo io nasco critica e fotografa d’arte, scrittrice e poetessa, e solo in seconda battuta paroliera e caratterista e non scalpito per avere a tutti i costi i fari puntati su di me nella pubblica arena… anzi essere invece nell’entourage di un personaggio importante o far parte di una redazione/etichetta discografica/agenzia di spettacolo mi appagherebbe moltissimo ugualmente. Mi rendo conto eppure che, per la mia non autonomia vocale dacché non canto, faccio sovente da cosiddetto creativo e non solamente organizzativo e ispirativo cavalier servente altrui e non di rado finisco per essere soggetta ai capricci di chi non ha la mia medesima correttezza, fame e determinazione nel portare a termine cosa si è cominciato. Mi auguro comunque che presto arrivino soddisfazioni per me, che è da anni che lavoro instancabilmente e a ritmo continuo nella speranza di fare della mia passione anche una professione a tutti gli effetti. Non mi rimane che salutare, magari lasciando all’ascolto di Azzena e del suo recente brano “Mayday” [clicca qui https://youtu.be/c2U9vpILd6A] di cui sono lyricist – come sono coautrice anche della sua cover “As It Was” [clicca qui https://youtu.be/8EjB0T6c6To].                 

6 Maggio 2023

Autore:

redazione


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