GIULIA QUARANTA PROVENZANO – “Olly è un cantante che il mare lo ha dentro di sé e lo fa uscire ogni volta potente in tutte le sue canzoni”
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GIULIA QUARANTA PROVENZANO – “Olly è un cantante che il mare lo ha dentro di sé e lo fa uscire ogni volta potente in tutte le sue canzoni”

Riflessioni di Giulia Quaranta Provenzano

Oggi vi proponiamo la riflessione e analisi della blogger e critica imperiese Giulia Quaranta Provenzano, la quale ha affermato che <<Fa male tutto quello che si tiene sotto chiave e che dunque si condanna a una stringente mortificazione, inibendo l’autenticità di un piacere fine a se stesso che è il più alto grado di amore nonché fertile campo d’ogni chance – come certamente ben ha compreso Olly, cantante che invito vivamente ad ascoltare e ad ascoltare e a riflettere sulla sua “Bianca”>>… Bianca che rimanda al colore bianco della chiarezza mentale e della pace, della libertà e di un nuovo inizio in cui si avanza non in notti in bianco ossia prive d’un appassionato coraggio, ma bianco che può rivelarsi pure terribilmente sterile e freddo se dal nero della suddetta notte non si è disposti a tirare fuori, come dalle proprie tasche il sole, quella carta bianca su cui scrivere e di cui le ventiquattro ore d’ogni dì ci fanno prezioso dono!     

Chi sono? Mah, non mi è mai piaciuto circoscrivermi in una forma ché non tollero le gabbie e ciò neanche quando si accampa come scusa che un certo grado di definizione serve per intendersi e comunicare …perché, voi, ricordate ogni etimologia o piuttosto vi rimangono impresse le sensazioni e le emozioni che provate – che dipendono anche dai vocaboli utilizzati, ma che diventano veramente significanti in base alla loro posizione nella frase, nel discorso, in cui ci si addentra?!

Quindi, nonostante e a prescindere dal mio diploma post-Laurea quale critica letteraria e d’arte secondo Metodo Mascialino, io non sono solita attribuirmi delle caratteristiche per presentarmi con un bigliettino da visita a precedermi… che, poi, magari tradirò. Preferisco il gusto della sorpresa e le carezze in movimento – e doppiare qualsiasi categorizzazione, poiché mi pare sciocco e limitante accontentarsi del rimanervi incollati. Qualsiasi categorizzazione (quale, ad esempio, quelle in base al sesso di nascita) infatti trovo che, come ogni aspetto quando ci si immette nel sociale, solamente derivi semplicisticamente e arbitrariamente da una sorta di “dio ex machina” a muovere i fili di una prevedibilità solo a tavolino, di facciata. È aleatorio presentarsi graniticamente, per dopo rivelarsi inappropriati e non più fedeli alla fotografia – che mossa sarebbe stata più verosimile all’avvenire – tesa dalla mano dell’attimo passato e pertanto io navigo e fluisco nell’eterno presente e basta – e fluisco già da quando “fluido” non era un aggettivo sulla bocca di molta gente per indicare un genere che si considera dotato di limitata consistenza e densità soltanto perché in spezzo alle date convenzioni.

E, allora, come non ripensare e ascoltare in loop la canzone “Bianca” di Olly [clicca qui https://youtu.be/ZL4puqVkY0 per accedere al lyric video]?! …Bianca che – ammetto – mi sento un po’ (tanto) anch’io che di anni ne compirò trentaquattro a luglio e mi sono licenziata da una prestigiosa multinazionale, con un lavoro a tempo indeterminato, in quanto sentivo di stare soffocando quella bambina che avevo chiuso a tripla mandata in cantina e che è un nome sicuramente non casuale, o comunque azzeccatissimo, alla luce del significato del testo [clicca qui https://g.co/kgs/yRYoQG per leggere il brano].

Sì, perché Bianca ha paura del domani e non mi sorprende ciò quando si è una ragazza che cerca risposte ma inevitabilmente, riflettendo su di sé e su quello che circonda e che non è fisso né immutabile (e vivendo!), non le trova sempre dove le aveva lasciate prima… Proprio così, perché chi si interroga probabilmente mai sarà felice e appagatamente cristallizzato in una forma e tuttavia vedrà – come mi disse il mio “allenatore” di un corso e di uno stage attoriale – tutte quelle sfumature che altre persone mai riusciranno nemmeno a immaginare… benché, ovviamente, loro non avranno dunque molte apprensioni proprie di chi invece ha spesso l’impressione di essere incapace di scrivere su quel foglio spaventosamente bianco che è l’esistenza nuda e cruda e che, chissà, quante insidie si ipotizza che celi dietro a un miraggio e alla promessa di pace e libertà a cui allude appunto il sopracitato colore bianco.

Esiste, eppure, libertà senza la presa di coscienza e di responsabilità fattiva di poter cercare in ogni momento di avviarsi e addentrarsi verso un nuovo inizio e cambiare così la propria vita? Fattibile è vivere un amore forte, che ci fa forti, e che non ha colpe – come quello cantato da Olly, del quale sono convinta che Fabrizio De André sarebbe entusiasta – ma si deve camminare e ciascuno di noi deve farlo sulle sue gambe. Cambiare il corso degli attimi, non stagnanti ma susseguentesi (altresì e talvolta, in differenti stadi, in antitesi) l’un l’altro, non è impossibile con quel metaforico inchiostro di penna nera che non dovrebbe servire mai per stilare impantananti contratti bensì piuttosto che altro non vuole da noi stessi che l’audacia di andare incontro e vivere la notte …dando però un’occasione al sole della mattina e a ogni blocco, negazione, opposizione a un potere che non sia tuttavia estraneo alla nostra natura e ai nostri desideri (e questo sebbene il volere, che non ha colpe e che sia perciò tale, richieda di fare un bel respiro e andare di là della timidezza che rende inaccessibili le potenzialità più o meno e in una certa misura inevitabilmente cangianti del non trascinarsi nell’accumulata e accumulantesi polvere).

Ebbene a Bianca piace vivere di notte e cioè forse, inizialmente, poiché si sentiva più al sicuro al buio ove nessuno può vederla e giudicare i colori che non tira fuori dalla sua anima d’amante – tant’è che si dice che le piace vivere distratta, senza dare un’attenzione a chi vuole farle del male perché pensa che il dolore senza alcun ammiratore prima o poi possa passare; ma non si può sfuggire troppo a lungo a se stessi e non si può continuare senza fine a rinnegare e a respingere per l’appunto quei colori che sono parte di sé e del sole che si porta nelle tasche. Codesta posa non è difatti sostenibile neanche se si sa che questo prima celato, sedato, amore confonderà chi si ha a fianco e fa sembrare senza un cuore. Nel momento in cui si decide di riappropriarsi del timone dei propri giorni e solcare le onde laddove in verità punta il proprio cuore (e non le aspettative e i disegni, la bussola, altrui) non si è crudeli bensì, semmai, lo si sarebbe con se stessi tormentandosi nell’assurdo e paradossale imbonimento a caccia d’un bene fasullo come falsa è l’immagine come tante, come le altre, che si proietta sulla parete di un’annientante sala d’attesa d’obitorio. Il bene, l’affetto, l’amore non si può comprare manco al più folle prezzo.

Spero di poter incontrare un giorno Federico Olivieri, faccia a faccia, seduti davanti a un bicchiere d’acqua fresca come lui o a una tazza di tè per confrontarci sulla sua musica e sui suoi versi dacché ogni vocabolo e periodare dei suoi pezzi è uno stupendo e meraviglioso rimando al successivo e al precedente e quindi sarebbe difficile e difficoltoso seguire il filo d’un ulteriore prolisso discorso per iscritto. E spero, inoltre, di poter collaborare con lui alla nascita di canzoni, sue canzoni che già si sono dimostrate autentico regalo agli ascoltatori di una sensibilità profondissima e di un’anima sincera che tende alle stelle nel suo interrogarsi sull’esistenziale e sul metafisico con una concretezza e con un’immediatezza degna dei più grandi artisti di tutti i tempi.

Grazie Olly per “Bianca”, grazie per codesto tuo inno alla Musica quale suggerimento alla rinnovata ricomposizione in onestà di ogni voce persino e soprattutto stridente all’altrui udito… che Bianca canta, Bianca è libera, lei sa cosa vuole e sa che questo amore confonderà chi ha a fianco, la fa sembrare senza un cuore ma Bianca sa che è troppo forte e che l’amore non ha colpe mi auguro che funga da memo a tutti noi esseri umani. Memo che proprio la musica che ci scorre nelle arterie – e alla quale tutti le arti tendono – ci rende liberi ed è quell’ossigenante armonia che ne esce unicamente nel porsi di fronte ai personali, per nulla e nessuno ruffiani bensì sinceri, chiaroscuri… ché si è forti quando non si rimane in una zona grigia, neutra, ma se ci si espone al sole e si va oltre a un Io attento in primis all’esterno in quanto consci e non più timorosi di tirare fuori dalle tasche il proprio di sole, ovvero la propria vera natura e pienezza interiore al di là di ogni ipotetico calcolo utilitaristico e bisogno dell’accettazione del prossimo a boia della propria continuamente potenziale imprevedibile specificità.

22 Febbraio 2023

Autore:

redazione


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