La festa che sanciva la fine della stagione calda e l’arrivo dell’inverno. Pensarla così non è peccato. Guardare ad altro non è stupidità, fuori dagli estremismi, senza ghettizzare nessuno. Se noi festeggiamo i “nostri” defunti, mangiano “ossi di morto” succhiando “i pupi di zucchero” questo non è ne macabro ne blasfemo, semplicemente è nella nostra cultura! La tuteliamo parlandone e coltivandone la memoria, senza alzar mura o esorcizzare contaminazioni… quella è stupidità. Domani, 2 novembre, ricorderemo i “nostri” morti, mangeremo frutta martorana e i resti dei “dolcetti” sperando che tanti “scherzi” generino sorrisi e allegria… per tutti.
Le vere origini di Halloween: dall’Irlanda celtica ai Feralia di Roma

Halloween deriva in effetti il suo nome proprio dalla festa cristiana del 1° novembre, essendo una contrazione del termine “All Hallows’ Eve” ovvero “la vigilia di Ognissanti”. Infatti il 31 ottobre, tanto in Irlanda quanto in Francia, paesi di radicata origine celtica, è sopravvissuta per secoli una festa dalle radici pagane che la Chiesa non è mai riuscita a spegnere.
Ed è quasi sicuro che l’istituzione di Ognissanti il 1° novembre e della ricorrenza dei morti il 2, siano state proprio un tentativo di soppiantare questa misteriosa festa. Infatti Ognissanti, celebrata per la prima volta il 13 maggio del 609, per molti anni non ebbe un giorno canonico fissato dalla Chiesa. Solo in Francia veniva festeggiata in concomitanza con la festa pagana celtica, proprio il 1° novembre. Fu nel IX secolo poi che la data utilizzata in Francia divenne la data ufficiale per tutta la Chiesa, che vi aggiunse il giorno dei morti il 2 novembre.
Ovviamente la festa celtica a cui ci riferiamo è quella di Samhain, una delle quattro porte del calendario rituale dei Celti che, a differenza di altri popoli Indo-Arii che festeggiavano le porte equinoziali e solstiziali, onoravano le quattro porte intermedie. Samhain infatti si collocava esattamente a metà tra l’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno, ponendosi esattamente nel mezzo della stagione autunnale. Questa festa resistette a lungo ai tentativi cristiani di abbatterla proprio perché era il giorno più importante dell’anno celtico. Era infatti quello che volgarmente viene chiamato “capodanno celtico”: era insomma il giorno che vedeva finire l’anno precedente e iniziare quello successivo, un giorno che apparteneva ad entrambi gli anni e che veniva infatti definito “il giorno che non esiste”. In questa apertura cardine dell’anno cadevano le barriere tra i mondi, tra questo mondo – quello degli uomini – e il Sidh, chiamato anche Tir na Nog, ovvero l’altro mondo, quello al di là dell’orizzonte a Ovest, il mondo dei morti e degli spiriti. È un giorno molto pericoloso per chi non sia spiritualmente preparato: si può essere ammaliati da una Bansidh – conosciute oggi come Banshee – ovvero una messaggera del Sidh, ed essere intrappolati per sempre nell’Altro Mondo.
Oppure essere posseduti dagli spiriti che per questo giorno sono liberi di camminare in questo mondo. Per questo si accendono fuochi e falò nei villaggi, per tenere lontani spiriti e per mantenere illuminata la notte che cela pericoli invisibili. E per questo sulle porte e sulle finestre, oltre a piccole lanterne che sono il corrispettivo domestico dei grandi falò comunitari, si trovano piccole offerte di cibo utili a sfamare gli spiriti e distoglierli dagli uomini.
Riconosciamo in queste ritualità quel che ancora oggi vediamo in Halloween: le lanterne ricavate da zucche intagliate sono il ricordo delle lanterne e dei falò – ovviamente la zucca è una aggiunta americana, essendo originaria di quel continente – mentre i bimbi mascherati da morti, streghe e spiriti che vanno di casa in casa a chiedere “dolcetto o scherzetto” sono quel che resta del rito di lasciare cibo per i morti che vagano. Il costume di mascherarsi potrebbe derivare da una mascherata rituale utile a esorcizzare la possessione o l’arrivo degli spiriti ma potrebbe essere anche posteriore. Ovviamente ci sono gli irriducibili che rifiutano a prescindere anche Samhain in quanto festa non italica – i Celti a dire il vero in Italia furono presenti, ma le ritualità di Samhain come le conosciamo sono per lo più attestate nelle isole britanniche e nel nord della Francia – ma a ben guardare a Roma in questo periodo c’era qualcosa di abbastanza simile.
L’8 novembre era infatti uno dei tre giorni sacri – gli altri erano il 5 ottobre e il 24 agosto, in corrispondenza dei Volcanalia del 23 – in cui mundus patet, si apre la volta sotterranea. Il mundus era il collegamento con il mondo sotterraneo, il mondo dei Mani, spiriti dei defunti, ed aveva forma semisferica. Era appunto una volta, contraltare complementare della volta sferica del mondo celeste. Il mundus doveva rimanere sempre chiuso tranne per i tre giorni indicati. Questi giorni in cui “i segreti della religione degli dei Mani erano per così dire portati alla luce e rivelati” erano anch’essi giorni “pericolosi”. Non si andava in guerra e non si mobilitavano truppe proprio perché non era consigliabile iniziar battaglia quando le porte degli inferi erano aperte. La discesa e il passaggio all’altro mondo erano molto rischiosi, proprio come ritenevano i Celti.
Fonte articolo:
www.ilprimatonazionale.it
testo di Carlomanno Adinolfi
http://scomunicando.hopto.org/notizie/punti-vista-fate-festeggiare-ai-vostri-bambini-halloween-grande-festa-cattolica/
http://scomunicando.hopto.org/notizie/zucche-vuote-la-crociata-dei-presidi-nebroidei-difesa-delle-tradizioni-siciliane-halloween-non-la-nostra-festa/
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