IL PUNTO – Referendum tra crisi politica e democraticità
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IL PUNTO – Referendum tra crisi politica e democraticità

“Nel momento in cui entrano in crisi, le Repubbliche, se vogliono salvarsi, devono ritornare ai principi”.

Il pensiero di Macchiavelli, al di là di ogni limite temporale, sembrerebbe potersi ritenere assolutamente valido per il momento che stiamo vivendo.

Una semplice analisi dell’affermazione, permette di contrapporre problema e sua soluzione nella loro attualità: la crisi che ormai ha penetrato l’ordinamento in ogni suo aspetto e la validità dei principi costituzionali.

Assistiamo da tempo, però, ad un processo che va in direzione del tutto opposta a quella via che dovrebbe condurre ad una possibile soluzione. Piuttosto che “riscoprire” i principi quale ancora di salvezza, si è palesata già da tempo l’intenzione di “smantellare” quell’insieme ordinato di valori che compongono la Costituzione.

Lo smantellamento della Carta Costituzionale ha determinato una crisi che non è solo politica, ma anche  socio- culturale: se vengono meno i principi, la società non perde forse la sua essenza ed i suoi criteri orientatori?

Lo smarrimento, in questi casi, è un processo di natura fisiologica, soprattutto laddove si vadano ad intaccare i diritti fondamentali della persona.

Nella scorsa primavera il nostro Paese è stato attraversato da una “ventata di cambiamento”, come da più parti è stata definita. Si sono riscoperte delle modalità di partecipazione alla vita politica accolte con grande entusiasmo dai cittadini: dall’istituto delle primarie a quello strumento di democrazia diretta che è il referendum.

L’avanzare della crisi  sembra aver trasformato quel vento di cambiamento in un brezza passeggera.

Si sono lette nelle norme di una manovra finanziaria le radici profonde dell’insoddisfazione politica.

Il referendum, utilizzato prima per la difesa dei beni comuni e per un’applicazione effettiva del principio d’uguaglianza, ed oggi, con la raccolta firme per l’abrogazione del c.d. “porcellum”,  per la riappropriazione di un diritto di scelta effettivo dei propri rappresentanti, è stato qualcosa che va oltre la semplice definizione di “strumento di democrazia diretta”.

E’ diventato, innanzitutto, mezzo tramite cui evidenziare il malcontento di una società civile che vuole ritrovare quei diritti che le sono stati espropriati da un sistema che, in nome di una ben poco realizzabile stabilità politica, ha fatto del potere e dell’interesse personale i valori apicali di un Paese.

La mobilitazione della cittadinanza per abrogare una legge elettorale che non ha tenuto conto del principio di democraticità sancito in Costituzione, forse è la brezza che ricomincia a soffiare e che, se alimentata dalla riscoperta dei valori che sono stati posti a fondamento del nostro ordinamento, potrebbe tramutarsi davvero in vento di cambiamento.

Di fronte al protrarsi di una crisi buia, per riscoprire i principi costituzionali bisogna ripartire dalla Costituzione: in essa, infondo,  stanno l’obiettivo e la soluzione ai problemi che stringono il Paese in una morsa che toglie certezze.

Riscoprire la partecipazione è riscoprire l’essenza della persona umana, quale centro di diritti, di idee, di capacità, di autodeterminazione, di libertà.

sara_marino_merlo_thumb_medium54_70Sara Eva Marino Merlo

19 Settembre 2011

Autore:

admin


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