Questo breve articolo nasce grazie alla lettura di un libro del Prof. Claudio Widmann, intitolato, “Il mito del denaro”. Inoltre, prima di laurearmi in Psicologia Clinica, ho frequentato per quattro anni una facoltà universitaria, apparentemente distante dalla psicologia, ovvero quella di Economia e Commercio. E allora chissà se poi, il vero motivo, quello profondo, per cui ho scritto questo articolo, non sia proprio quello di far svanire quella ipotetica distanza tra psicologia e economia, così da poter ritrovare un senso a due esperienze vissute in tempi diversi, così diverse ma così vicine!?
Etimologicamente, la parola inflazione deriva dal latino inflare che significa: soffiare dentro. Per cui questa parola ci fa immaginare più o meno consapevolmente, al gesto di gonfiare qualcosa. Gli economisti della scuola monetarista sostengono che l’inflazione è generata da un aumento eccessivo della quantità di moneta rispetto all’aumento della produzione di merci, ma anche rispetto alla quantità delle riserve auree dello Stato, le quali rappresentano le reali garanzie che questo offre a seguito della quantità di moneta stampata in circolazione. Quindi, uno degli aspetti sintomatici dell’inflazione monetaria, risulta essere, proprio l’incongruità tra moneta circolante e la ricchezza reale che si traduce in una perdita del potere d’acquisto della moneta. In altre parole, è come se il mercato ostentasse una ricchezza che non possiede. Ma quest’ultima affermazione, ci conduce inevitabilmente alla parola “inflazione psichica” utilizzata nell’ambito della psicologia clinica analitica junghiana. I miei colleghi psicoterapeuti di formazione analitica, e non solo, sanno bene che l’inflazione psichica riguarda l’espandersi in maniera esagerata di una o più immagini psichiche, alle quali però, non corrisponde un’effettiva capacità dell’Io oppure ad un’effettiva capacità di realizzazione. Facciamo un esempio. Non di rado, mi è capitato di fare dei consulti psicologici con persone in terapia farmacologica con degli antidepressivi i quali però, presentavano in modo evidente stati maniacali, dovuti ad un eccesso di posologia. Ora, nella letteratura clinica dei cosiddetti disturbi maniacali, troviamo spesso un comportamento disfunzionale e incongruo con il denaro. Mi ricordo, un mio ex paziente,che mi fu inviato in terapia con diagnosi di Disturbo Bi-polare, perché durante un episodio “maniacale”, firmò un atto preliminare (versò un’ingente caparra) per l’acquisto di un immobile, ma senza avere la reale disponibilità economica per saldare il costo dell’immobile. Nell’inflazione psichica, la persona spesso ha un’immagine dilatata di sé, alla quale però non corrisponde la funzionalità dell’Io, cioè delle effettive capacità cognitive e/o delle effettive capacità di realizzazione. Come può succedere tutto ciò? Probabilmente per mezzo di un potente meccanismo di difesa, “identificazione” o “introiezione” (SandorFerenczi), attraverso il quale l’Io si identifica con le immagini inflazionate, da qui, l’episodio maniacale. In definitiva, dal punto di vista psicodinamico, l’inflazione psichica consiste in un’attivazione di una o più immagini psichiche (in genere inconsce) ad alto contenuto energetico, alle quali la persona si identifica. L’aspetto sintomatico ovvero il reale problema, sta nel fatto che a questa attivazione energetica e identificazione, non corrisponde una reale ed effettiva capacità e forza dell’Io. Forse, non sarà un caso che esistono tanti….”palloni gonfiati!?”
Per concludere, vorrei citare Jung, con un’opportuna riflessione al riguardo, quando dice che: ”L’integrazione dell’inconscio è possibile soltanto se l’Io regge, se resiste, non se finge e bara”.Evidentemente, nell’inflazione monetaria siamo di fronte ad un mercato che bara?
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