Nelle sillogistiche prove liceali ci scomponevamo, emozionati, i concetti che dovevano, con la tecnica del tempo aristotelico, servirci e fornire strumenti di logica formale in grado di giungere a conclusioni plausibili.
In questo senso si assimilava il fallace incedere del pensiero umano che si scontrava sempre lì: ove il dialettico confronto del vero e del falso sono necessari per trovare una sintesi.
Nell’agire umano spesso questo gioco assurge a prova di intelligenza e personalità che si battono per dimostrare quanta verità e quanta falsità vi sia nelle ipocrisie umane che, paradossalmente, conducono al suicidio di una storia, di una esperienza, di una politica, di una religione ove il falso prevalente si dimostra nichilista e povero di spirito.
Oggi si è spesso avvolti da chiacchiericcio e siderali distanze umane laddove nessuno più incontra, confronta e riduce a sintesi.
Ciascuno di frequente rimane un ‘a sé stante’ o un ‘a priori’ senza riuscire a realizzare la consequenziale costruzione dell’uomo che sa fare e vuole fare il bene come momento che mette insieme, che realizza una complessità mirabile, dove i molti si riconoscono.
In un momento di passaggio, come quello Pasquale, la riflessione potrebbe farci intendere, portandoci per mano, che il naturale incontro tra gli uomini sia capace di immortalare nuove sensibilità che richiedono attenzione e trovano forza essoterica di un’umanita’ che mira e segna una grande bellezza condivisa, di rinascita e di plurale compimento di una visione d’insieme.
A questo sono arrivato oggi leggendo Giovanni Gentile e guardando un’opera di Paolo Sorrentino, dove non tutti hanno ragione.
(Rino Nania / 1 aprile 2018)
Il quadro raffigurato è di Giacomo Balla (1871-1958), Linea sintesi di velocità, 1913. Ink on paper, 35.3 x 49.8 cm.
