“Sono felice. Sono felice perchè finalmente la Rai racconta di Mimì” in una fiction che lui, giustamente, non chiama film.
Il mio legame artistico con la cantante, parte nel 2007, quando misi in scena la sua vita attraverso un musical, con canzoni scritte appositamente e non con i brani di Mia Martini.
Feci questa scelta perchè penso, ancora ora, che nessun confronto regga.
E’ la nostra Ella Fizgerald.
E credo che lo stesso problema se lo sia posto Serena Rossi, che nel film interpreta l’artista.
Si vede nel suo percorso, qualcosa di simile a ciò che accadde a me a suo tempo.
Vedevo tutto, ascoltavo tutto, leggevo tutto. Era un’ossessione, ma un’ossessione d’amore.
Mi sono innamorato di questa persona oltre che della cantante.
Della sua vita, dei suoi dolori e delle su gioie. Un carattere solare, forte, che amava con tutta se stessa, una splendida donna del sud.
Credo che anche Serena Rossi se ne sia innamorata.
Un’interpretazione stupenda, perchè sentitissima, rispettosa e soprattutto, non l’ha imitata, l’ha vissuta.
E’ lei a salvare il film, che risulta un filmetto per famiglie purtroppo.
E Mimi non era una da famiglie.
La sua per esempio è stata attaccata a frammenti, soprattutto col padre, ma anche con la madre e le sorelle, perchè sono due ricordiamolo.
Sono loro ad aver dato la consulenza, vedi approvazione, della sceneggiatura.
Loredana ne esce come sorellina che dice sempre “cazzo”, ma che ama la sorella ed è contenta del suo successo.
Parliamo di Loredana Bertè ricordo, che mise fuori casa Mimì, la cacciò via, in un momento difficilissimo, e che è quella che ha detto che la sorella era nella bara piena di lividi perchè il padre l’aveva picchiata.
Un padre impietoso, che aveva distrutto la famiglia.
Nel film il rapporto con Mimì si ricuce con un abbraccio.
Vogliamo parlale dell’amico Renato Zero, da lei portato nel mondo dello spettacolo, e che, nel momento del bisogno, ha voltato le spalle all’amica perchè si era rifiutata di cantare con lui “Almeno tu nell’universo”?
Mimì disse:”m’immaginavo io che cantavo questo pezzo intimo e intenso con lui vestito con le piume di struzzo” e rideva.
Perchè Mimì rideva molto, era ironica.
Lui si è fatto chiamare miseramente Antony nel film.
Che tristezza. Ma la tristezza più grande è stato Fossati. Il mio autore preferito.
Che ha vissuto una storia travolgente e definitiva con questa donna.
A cui deve molto del successo che ha ottenuto. Nel film diventa un fotografo.
Ivano, Mimì era incinta di te e l’hai fatta abortire da sola, a Londra, al quinto mese.
Una mano sul cuore.
E l’impresario che mette in giro la storia della sfortuna? Provando a chiamarlo per nome potremmo dire Gianni. Infatti ad accusare Boncompagni fu la stessa Martini nel 1982 in un’intervista rilasciata ad Enzo Tortora nel programma di Rete4 Cipria.
In quell’occasione la cantante definì il regista “detestabile”, e successivamente in un’intervista al settimanale Epoca, in edicola il 5 marzo 1989, dichiarò “La delusione più cocente me la diede Gianni Boncompagni.
Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out.”
E ci sono tante altre assurdità nel film.
Ma la più grande l’ha detta la direttrice della Rai: “Un film sull’onda di Bhoemian Rapsody”.
Il coraggio della biografia di Freddy Mercury in questo film non esiste. E devo dire che il regista Riccardo Donna ci ha provato. Ma i limiti erano troppi.
Ripeto sono felice. Perchè Mia Martina è rientrata nelle case degli italiani, e anche se a suo modo, ha trasmesso amore.
Il ringraziamento più sentito va a Serena Rossi.
Grazie, da umile fan, grazie.
Italo Zeus