Intervista di Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’artista Jeremyville, architetto di formazione e collezionista per passione – il quale, già famoso e assai richiesto illustratore, designer, fumettista e pittore è fra i più prolifici al mondo…
Buongiorno Jeremyville! Vorrei iniziare col domandarti quando, come e soprattutto da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nelle arti visive. Da piccolo chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Ciao Giulia! Sono cresciuto a Bondi Beach, in Australia …e, quindi, da bambino andavo spesso allo skatepark che vi era lì. Correvo sul lungomare, o guardavo le ultime opere di street art sui muri lungo la spiaggia di sabbia bianca. Lo stile di vita costiero ha sempre fatto parte della mia vita, così come la cultura dello skate e del surf – che hanno, non per nulla, influenzato la mia arte da che ho memoria. È, quella che si prova a Sydney, una sensazione di libertà e ottimismo incredibile. Mi sono poi laureata in Architettura alla Sydney University e, mentre studiavo, ho iniziato a disegnare per il principale quotidiano australiano. Dopo la laurea, ho fatto alcune mostre in Giappone e in giro per il mondo… e mi sono trasferita a New York per fondare lo Studio Jeremyville, con Megan Mair e Neil Venkataramiah. Si tratta di noi come squadra e di lavorare sui nostri punti di forza. Come artista ho sempre saputo che dovevo collaborare con altre persone, che riempissero le mie lacune e ovviassero a ciò in cui io non sono molto bravo. Ecco, dunque, che penso che proprio lo Studio Jeremyville sia la mia più grande opera d’arte”.
Se dovessi assegnare un titolo alle fasi più significative della tua esistenza finora, quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? “Questa è davvero un’ottima domanda! Penso che l’inchiostro nero, più nero del nero, sia il miglior colore per rappresentare me e la mia vita, la mia carriera. Nella sua oscurità, nell’oscurità del nero, vedo un universo infinito …di costellazioni infinite! La musica che suona quale sorta di colonna sonora dei miei giorni non è una in particolare, bensì qualsiasi melodia che mi riporti sulla strada del mio più autentico percorso esistenziale nei momenti di distrazione da esso. Molte persone mi hanno sottovalutato, ma ho sempre creduto in me e ciò è tutto quello che conta”.
Cosa rappresenta per te la Bellezza, l’Arte e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? Inoltre, in base alla tua sensibilità, ti senti più vicino alle opere intimistiche “auto centriche”/autobiografiche oppure maggiormente a quelle vertenti sul sociale-politico? “Ho idea che nell’arte una grande idea e/o un sentimento siano più importanti della bellezza. La Bellezza nasce dall’espressione dell’idea, ossia ha beltà quello che esprime veramente bene proprio un’emozione e/o un pensiero. Il bello si trova nella connessione appunto tra il pensiero e il risultato finale. La mia arte è piuttosto intima e autobiografica, non molto vertente sulla politica. Credo nella rivoluzione personale prima di tutto …Quando inizieremo a cambiare noi stessi, a lungo termine termine, muterà anche la società – dobbiamo, cioè, prima modificarci interiormente come persone… È, questo, il ruolo affidato alla mia arte: produrre un cambiamento nell’anima”.
So che hai avviato una collaborazione con Fedez e monocromo, quindi ti chiedo se vuoi palarcene un po’… “Negli ultimi anni, ho chattato con Fedez su Instagram. Federico ha collezionato parte della mia arte, dunque sono stato molto felice quando mi ha invitato a collaborare con lui per quello che riguarda la sua gamma di cancelleria monocromo. Rispetto la sua individualità di artista …ha seguito il suo io e ha intrapreso un percorso unico, lo adoro. È stato un piacere lavorarci e lavorare con il suo team – e anche con monocromo, sono molto contento di come si è attuato il progetto e del risultato finale”.
Quale ruolo ti pare giochi l’immagine visiva, l’estetica, nel veicolare il significato non soltanto nell’Arte, nella Moda e nello Spettacolo ma pure nell’essere, forse, almeno in parte e di primo acchito il “bigliettino da visita” dell’interiorità di ciascuno di noi? “Non ho mai frequentato la scuola d’arte perché volevo provare la gioia di capire completamente da solo cosa siano l’arte e l’estetica, cosa significhino per me. Non desideravo che ci fosse alcuno a dirmi ciò che pensa che esse siano, o che mi negasse la possibilità di scoprirlo da me. I miei fallimenti nel comprendere entrambe sono stati i miei più grandi maestri. Credo che se si è veramente se stessi, facendo ciò che ci appassiona, ci si avvicini molto all’essere un artista… Non vi è chi può dire a un altro essere umano come essere te stesso quindi come disegnare, dipingere, cucinare, correre o parlare con le persone e proprio tutto questo fa parte della mia arte. Raramente penso <<Ora mi siedo e disegno così da essere, il tale, il mio elaborato artistico di oggi>>. Praticare a modo mio quello che è e perfezionare nel miglior modo possibile la mia umanità è, per quello che mi concerne, la più grande forma d’arte [cito, testualmente <<To practise and perfect being human is the greatest form of art>>]”.
Quando osservi/leggi/ascolti un creativo, cosa ti impressiona positivamente e cosa più ti entusiasma? “Sono convinto che se si insegue qualcosa di troppo difficile e si prova a divenire qualcuno di diverso rispetto all’autentico sé, sicuramente si otterrà solamente il fallimento. Bisogna rilassarsi ed essere esattamente quello che si è, in tale maniera arriveranno un sacco di belle cose. Ecco – di conseguenza – che quando guardo varie opere d’arte, penso principalmente a ciò che posso imparare e portare con me nel mio viaggio per diventare appunto (sempre più) vero e chi veramente sono. Sto quindi lontano dal cercare di confrontarmi, per emularli, con altri artisti …sarebbe, codesta, una strada senza uscita e che di certo non porta mai da alcuna parte. Se poi artisti più giovani di me mi inviano messaggi affermando che vorrebbero “essere (uguale a) me”, immancabilmente rispondo loro di essere se stessi e di attingere alle personali esperienze, alla loro stranezza e alle differenze che ci sono e intercorrono da singolo a singolo. Ciò che di strano vediamo in noi, ciò che consideriamo un difetto, costituisce l’unicità che ci caratterizza e magari altresì la futura riconosciuta peculiarità grazie alla quale si verrà ricordati artisticamente. Dico dunque <<Possiedi la tua stranezza>>, la singolarità è l’arte di ciascuno di noi”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare quanto sono fondamentali e in che misura veicolano o no il tuo quotidiano a livello artistico? Di solito, ti sembra di seguire l’istinto oppure la razionalità? “Ho sempre seguito il mio istinto e la mia intuizione, non sono per la tanta e infinita pianificazione. Il mio lavoro è molto spontaneo in quanto, in questo modo, dedicarmici rimane sempre eccitante per me e divertente da fare… è così, più che altro, una grande e genuina passione”.
A proposito di social [clicca qui https://instagram.com/jeremyville?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Jeremyville], qual è il tuo pensiero al riguardo e con quale finalità ti ci approcci e li utilizzi? “I social media sono, per me, un modo di entrare in contatto con altri individui che trovano poesia nella mia arte e connessione con essa. Dal mio punto di vista, pubblicare un disegno è una cosa molto personale. Tutto ciò che realizzo è disegnato per alcune precise persone che ho in mente e con cui vorrei entrare in comunicazione. Se altri esseri umani, oltre il destinatario da me pensato per il messaggio che ho appositamente creato per lui/lei, poi si connettono con il disegnato è allora fantastico …ma, nelle mie intenzioni, non disegno mai per la massa o per avere il maggior numero possibile di “Mi piace” (che piaccia a me è la cosa principale). Recentemente alcuni dei miei fumetti hanno ricevuto circa 500.000 “Like” in un solo post e questo è ed è stato qualcosa di strano per il sottoscritto… non riesco infatti a relazionarmi al concetto di mezzo milione di persone che apprezzano il post di un fumetto surreale, per l’appunto molto personale, che ho disegnato alle ore 12:00 nel mio Studio – sorseggiando un tè alla menta (insomma, qualcosa che ho disegnato per unicamente e per il solo divertimento di esplorare alcune idee)”.
Infine puoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e, magari, rivelarci anche qualche chicca in anteprima? “Il futuro riguarda i viaggi interiori, le lezioni e le intuizioni derivanti da tali viaggi formeranno la base della mia produzione futura. Suppongo che ci saranno ancora molte sculture 3D, animazioni, libri e sto lavorando pure a un grande progetto di interior design… mi è stata commissionata la riprogettazione di un’intera casa a schiera, di tre piani, in America – la mia formazione in architettura sta servendo ora per creare stanze con mobili, oggetti, sculture, arte. Ne parleremo presto!”.