Certe immagini hanno la capacità di trasformarsi in simboli, di raccontare senza parole l’incontro fra storia, fede e bellezza.
È il caso della fotografia – anzi delle foto – realizzate da Antonio Morello, grafico e designer, la notte dell’eclissi di luna “di sangue”, quando l’astro notturno ha deciso di giocare con le statue della facciata della Cattedrale di Tindari.
Nello scatto, la luna piena sembra posarsi come un’aureola luminosa dietro la figura scolpita in pietra, esaltandone i tratti e conferendo un’aura di sacralità inattesa. Non un semplice gioco di prospettive, ma un incontro sospeso tra cielo e terra, tra astronomia e spiritualità. Il momento non poteva essere più significativo: proprio in quei giorni, Tindari celebrava i festeggiamenti della Madonna “Nera”, cuore pulsante della devozione locale e simbolo di identità per migliaia di fedeli.
La luna e l’eclissi, fenomeno raro e potente, hanno così finito per intrecciarsi con la ritualità collettiva, amplificando il senso di mistero e di appartenenza.
La fotografia di Morello non è solo un esercizio estetico, ma diventa racconto
Diventa testimonianza di come la bellezza universale del cosmo si rifletta sulle architetture e sulle tradizioni di un popolo. In quell’istante catturato, la statua non è più semplice pietra, ma ponte simbolico fra l’uomo e il cielo. Un’immagine che resterà nella memoria di questa edizione dei festeggiamenti tindaritani, capace di unire la solennità della fede con la poesia della natura.