C’era una volta… una montagna.
Inizia così l’articolo del settembre 2009 con il quale “fotografavamo” una montagna seviziata, sventrata, ridotta in pietrisco e polvere, sotto gli occhi di tutti, legalmente, nell’indifferenza generale, “contaminando” un paesaggio, un’intera vallata ed anche l’ambiente vicino dove, venti e ricicli d’aria non saranno più gli stessi. Oggi la rifotografiamo.
Scrivevamo che quel “c’era una volta” era spesso l’inizio di una favola, ora il nostro “c’era una volta” è quello di un incubo naturalistico.
Ecco la nostra storia, legale, perfetta anche sotto il profilo amministrativo, tutte le autorizzazioni ci sono, l’imprenditoria che vi opera, agisce in regola, ma certamente senza nè onori per la politica, nè per il buon senso.
E’ una storia che si consuma, giorno dopo giorno, sotto lo sguardo di centinaia di pendolari, di pubblici amministratori, di benpensanti e progressisti, che neanche guardano, transitando, come la montagna sparisca… Che miopia, che pena…
Quanta responsabilità avete.
E’ la morte di una montagna, bella, figlia unica nel nostro paesaggio per caratteristiche e conformità.
E’ la violenza senza estetica, nè etica, di un territorio, che si fa forte di licenze e prebende.
E’ la morte della natura mentre a pochi chilometri si liberano, con fanfare e marce trionfali, rapaci e tartarughe, si domano incendi, si arginano frane, si promuove il Parco e le sue oasi, si punta sul turismo, anche quello alternativo.
E’ la radiografia di una classe politica rozza e clientelare.
E’ la morte della politica che guarda al futuro di una regione senza cultura, deprivata della sua storia, ormai geneticamente sorda.
Nella valle del Rosmarino si modificherà un piccolo ma importante ecosistema, sotto lo sguardo di tutti, sta sparendo una montagna resa polvere e brecciolino.
Tutto regolare, tutto in regola, nessun pregiudizio per la legge, solo la logica ci dice – piccolo grillo parlante – che qualcosa non va.
Tanto a chi importa?
Ve ne eravate mai accorti?
Cosa si può fare?
Intanto basta pensarci, rifletterne, parlare, indignarsi, semplicemente dire No.
Ghiaia, asfalto, terra e pietrisco possono essere presi anche con altre logiche, forse con meno profitto, ma con più oculatezza, senza violentare natura e montagne.
Ma questo davvero sarebbe una sogno, una favola, e non saremmo in Sicilia.