Le regole d’ingaggio
Cronaca Regionale

Le regole d’ingaggio

di Domenico Santacolomba

trenoLeggendo l’articoloda la Repubblica “quel ragazzo senza braccia fatto scendere dal treno”  mi è tornato in mente un evento, dell’estate 2009, di cui sono stato lo sfortunato protagonista.
Mi trovavo, rientrando da Palermo dalla solita giornata di lavoro, sul treno espresso Palermo-Milano individuato dal numero 1920, sul quale viaggiava il capo treno, identificato come DGO passeggeri Matricola 2836132.
Essendo il sottoscritto un pendolare di vecchia data (praticamente viaggio dal 1982 anno di iscrizione all’Università di Palermo), ritengo di essere un conoscitore delle regole che i viaggiatori pendolari sono tenuti a rispettare. Ma la disavventura dell’estate 2009, vi prego di credermi, mi ha profondamente colpito, soprattutto se ripensata agli occhi di un povero passeggero disabile straniero.
Il treno in questione, come detto il 1920, è un treno a lunga percorrenza, fino al 13 dicembre 2009 i viaggiatori in possesso di abbonamento potevano fruire dei posti a sedere della carrozza posta in testa al treno. Quel giorno, la carrozza in questione dava il meglio di se, non vi dico le condizioni in cui si trovava, ma questo non è il motivo del contendere.
Immaginate una giornata d’estate, con forte vento di scirocco, allorquando salito sul treno mi accorgo che la carrozza in questione: è stracolma di persone e bagagli; senza posti a sedere; senza aria condizionata; con un fetore irresistibile. C’è da dire, comunque, che noi pendolari siamo stati abituati, da Trenitalia, a resistere alle condizioni più estreme, pertanto anche la situazione di quel giorno in fin dei conti era abbastanza consueta.
Il mio problema, quel giorno, era legato ad un leggero malessere,  proprio non mi sentivo di rimanere in piedi e viaggiare in quelle condizioni. Allora, dopo qualche tentennamento,  decido di fare il grande passo, entrare dentro  la carrozza vietata ai pendolari. Praticamente avevo deciso di trasgredire alle ferree regole imposte da Trenitalia e subire le relative conseguenze, consistenti, cosi pensavo, in una multa.
Ad onor del vero, in passato, in situazioni analoghe, vi sono stati casi in cui il capotreno si è preso la responsabilità, o in alcuni casi è stato autorizzato, ad utilizzare queste famose carrozze confort per i pendolari. Anch’io in quell’occasione confidavo nel buon padre di famiglia (almeno coltivavo questa piccola speranza). 
Dunque, mi siedo comodamente nella famosa carrozza vietata, che naturalmente è completamente vuota, chiaramente provvista di aria condizionata e rimango in attesa del controllore. Controllore che arriva puntualmente nel mio scompartimento, noto subito, dal suo modo di fare, che non ci sono grandi speranze, infatti con piglio da gerarca nazista, mi invita a lasciare la carrozza. Allora provo, come capita in queste occasioni,  a spiegare che non me la sentivo di andare in mezzo agli odori nauseabondi della carrozza a noi riservata, evidenziando inoltre che non mi sentivo molto bene. Il capotreno sempre con  piglio autoritario mi ribadisce che in quella carrozza non ci posso stare. Aggiunge comunque: “signore se sta male le chiamo  un’ambulanza per il soccorso” (ma io avevo semplicemente  mal di pancia e sensazione di vomito).
Allora gli dico che avrei pagato la multa, ma lui insiste, mi dice che non posso stare seduto li (“Signore lei, con il suo titolo  di viaggio, non è autorizzato ad utilizzare questa carrozza e se non si vuole alzare sarò costretto a chiamare la polizia ferroviaria”) ma io ribadisco che sono disposto a pagare la multa prevista dal regolamento. Mi dice “Favorisca i documenti”, e io, abbastanza tranquillamente,  consegno il mio documento di riconoscimento  e il titolo di viaggio, consistente in un abbonamento annuale di cui al numero 101824522 di Euro 767,00.
Senza dire una parola, lui,  prende documento e abbonamento, io, gli chiedo cosa stesse facendo, lui, dice di attendere e va via. A questo punto, mi faccio prendere da un misto di ansia e terrore, la sensazione è quella di quei films ambientati durante la seconda guerra mondiale dove dei poveri disgraziati vengono fermati dalle SS tedesche.
Si era preso l’abbonamento e la tessera, se avesse chiamato la polizia? Fortunatamente nulla di ciò, arriva con un talloncino e mi dice che devo pagare  una cifra (intorno a 10 euro), a questo punto mi tranquillizzo (prendo il portafogli e mi accorgo di non avere i soldi necessari), gli dico allora che avrei pagato tramite bollettino, ma lui comincia a gridare “lei mi deve dare immediatamente i soldi altrimenti………” io richiedo il rilascio di un bollettino per il pagamento della multa, lui niente, mi dice che avrebbe bloccato il treno, chiamato la polfer. Il terrore continua……, va via, di nuovo, senza restituirmi documento e abbonamento, praticamente mi blocca sul treno. Io sono scoraggiato, non riesco a capire come uscire da questa situazione.
Ancora una volta ansia, pensavo, adesso questo blocca il treno chiama la polizia e chissà, cosa possono contestarmi? (blocco del treno, danni al trasporto ferroviario, o peggio),  angoscia, incredulità, paura, non riesco a capire cosa fare per evitare il peggio. Provo ad andargli dietro ribadendo che non avevo i soldi necessari per pagare, lui niente nemmeno mi risponde. Finalmente vedo  una persona conosciuta che mi aiuta, chiamo il capotreno, pago (fine).
Ora provo ad immaginare cosa abbia provato il povero straniero, senza braccia, che si è trovato di fronte una persona del genere. Ma è possibile subire questo trattamento psicologico. Vorrei  porre a Trenitalia le seguenti domande:
1-                   sono queste le indicazioni impartite al personale viaggiante (regole d’ingaggio adottati nei confronti di pericolosi  terroristi);
2-                   poteva il capotreno sequestrare i miei documenti;
3-                   era prevista la possibilità di rilasciare un bollettino di pagamento;
4-                   è corretto il comportamento del capotreno.

11 Gennaio 2010

Autore:

admin


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