“Mare blu di Capo d’Orlando” e Spazio Loc ha concretizzato, ieri, le suggestioni di . Il tutto frutto del laboratorio che si è svolto a Capo d’Orlando dal 13 al 23 Luglio e che fa parte del progetto “Laboratorio Orlando Contemporaneo” (LOC), curato da Marco Bazzini. Le foto.
L’obiettivo del laboratorio a Capo d’Orlando è stata quella di disegnare una mappa delle emozioni partecipativa in relazione e collaborazione con la comunità orlandina che mostri un archivio della memoria relativa alla mostra “Vita e Paesaggio” di Capo d’Orlando, svoltasi nella cittadina siciliana a partire dal 1955.
La mostra ha accompagnato la crescita culturale e sociale di questa comunità nata soltanto 30 anni prima e ne costituisce buona parte dell’identità.
Nel corso degli anni “Vita e Paesaggio” ha portato a Capo d’Orlando numerosi artisti che hanno soggiornato e lavorato nel territorio, donando poi le proprie opere alla collettività da cui è nata una ricca collezione. A partire dagli anni Settanta, quando la mostra era curata da Vittorio Fagone, sono passati artisti del calibro di Alfredo Pirri, Emilio Isgrò, Emilio Vedova, Cesare Petroiusti, Hidetoschi Nagasawa, Chiara Dynys, Ugo La Pietra, Superstudio, Alberto Garutti, Renata Boero, Marco Cingolani, soltanto per fare qualche nome.
Stampone che definisce il suo modo di operare un’Architettura dell’intelligenza (terminologia tratta dall’omonimo libro di Derrick De Kerckhove), dove si uniscono e interagiscono corpo-mente-spazio e network, ha dialogato con i tanti intervenuti.
Con lui, ieri, anche Enzo Sindoni, il sindaco orlandino, e Giacomo Miracolo, addetto delegato alle attività culturali del comune.
Come già fatto dall’artista nei suoi precedenti progetti, sono stati intervistati e coinvolti gli abitanti della cittadina in modo da mescolare i loro ricordi, i loro aneddoti personali, con l’archivio ufficiale costituito da pubblicazioni, testimonianze e cataloghi.
Nell’istallazione Stampone, coadiuvato da un gruppo di lavoro che lo hanno affiancato nel laboratorio, ricostruisce il “Mare blu di Capo d’Orlando” passando così dal glocal al global, con la creazione di mappe partecipative dove l’artista non realizza una semplice texture a collage, ma con e attraverso la comunità formalizza nuovamente il luogo.
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