Si è tenuto a Palazzo Steri, nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, un Convegno sul Barone Lucio Piccolo di Calanovella nato dalla sinergia tra la Società Dante Alighieri di Palermo, l’Università e il Comune di Palermo e accolto con favore dagli eredi del poeta.
La giornata di studi, come ha affermato la professoressa Domenica Perrone, docente di Letteratura italiana contemporanea, presso L’Università di Palermo e Presidente del Comitato palermitano della Dante, ha costituito “il momento inaugurale di un’iniziativa destinata a durare nel tempo” e la prima tappa di “un’attività di ricerca volta a riguadagnare l’opera di Piccolo affrontandone i nodi filologici ancora irrisolti”.
Come è noto, Lucio Piccolo nacque a Palermo, nel 1901, e si trasferì, all’inizio degli anni Trenta, con la madre Teresa Tasca Filangieri di Cutò e i fratelli Casimiro e Agata Giovanna, a Capo d’Orlando, la cittadina della provincia di Messina che lo ha sempre annoverato fra le sue glorie letterarie.
La città natale, in cui egli trascorse la fanciullezza e la giovinezza, non ha invece avuto occasioni significative per far proprio il patrimonio poetico da lui lasciato che si ispirò in primo luogo alle sue architetture barocche. Così gli organizzatori, in sintonia con gli eredi, hanno voluto portare idealmente il poeta nella sua città.
Al convegno sono intervenuti il Prorettore alla Didattica dell’Università di Palermo, Laura Auteri, che ha ribadito il sostegno dell’Università e l’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano che ha confermato l’impegno del Comune a supportare fattivamente tale iniziativa.
Domenica Perrone, ha aperto i lavori presentando l’“Officina di studi Lucio Piccolo di Calanovella”, cantiere già attivo e straordinariamente vitale. Il suo intervento, nel delineare, inoltre, un profilo dell’autore e della sua opera, ha sottolineato il “proposito di uscire dall’episodicità degli studi per dare continuità alla ricerca sull’opera piccoliana coniugando filologia ed esegesi”. E ha annunciato che nello studio dei manoscritti e delle diverse redazioni testuali il gruppo di ricerca si avvarrà delle nuove metodologie offerte dalle Digital Humanities.
Gli interventi successivi, a riprova delle molte prospettive di studio che l’Officina si propone di coniugare, hanno apportato in modo differente un significativo contributo allo studio della poesia piccoliana.
Ulla Murassa Schroeder, docente dell’Università di Nimega, ha messo ancora una volta in rilevo il respiro europeo dell’opera dell’autore delle 9 liriche. Il suo intervento, intitolato «“La pianta gracile troppo sensitiva: Lucio Piccolo e la poesia metafisica inglese”», si è concentrato sui rapporti intertestuali con Shelley, Yeats e Hopkins, e ha proposto inediti raffronti.
Alba Castello, dottoranda dell’Università di studi di Palermo, ha proposto una lettura del componimento Gioco a nascondere. Il suo contributo ha coniugato lo studio ermeneutico sul testo all’analisi dei manoscritti e dei dattiloscritti del poeta.
Luciano Longo, anche lui dottorando dell’Università di studi di Palermo, nel suo intervento intitolato “Il ʻgiocoʼ nascosto delle varianti piccoliane. Sperimentando un’edizione digitale”, ha fornito un saggio di come le Digital Humanities possano rappresentare un’efficace risorsa per lo studio delle carte autografe e per la realizzazione, da tempo attesa, di una edizione critica dell’opera piccoliana.
Infine, il contributo di Franco Musarra, docente dell’Università di Leuven, dal titolo “Piccolo oltre frontiera”, ha ripercorso alcuni dei più riusciti componimenti dell’autore conducendo una puntuale analisi della musicalità e del ritmo dei suoi versi.
Natale Tedesco, docente emerito dell’Università di Palermo e tra i primi studiosi dell’autore palermitano, sebbene per motivi personali non sia potuto essere presente come da programma alla giornata dei lavori, ha manifestato il suo sostegno a un’iniziativa che si pone in armonia con la riflessione sui testi dell’autore della quale egli è stato uno tra i principali promotori.
Il convegno si è concluso con la presentazione del saggio di Alba Castello, “Tra testo e officina. Il gioco a nascondere di Lucio Piccolo”, una disamina sulla seconda raccolta poetica dell’autore pubblicata nel 1960.
Al convegno hanno preso parte attiva gli eredi, la Baronessa Mariel Piccolo di Calanovella e Gaetana Guadalupi. La nipote del poeta, a conclusione dei lavori, in un suo intervento, ha ribadito la volontà di far tornare idealmente Lucio nella sua città e l’impegno personale volto a promuoverne la figura nonché la diffusione e la conoscenza delle sue opere , anche attraverso la creazione di un sito interattivo www.luciopiccolodicalanovella.it ricco di foto, riferimenti e contenuti letterari -d’archivio originali e di alto valore documentario.
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