Fin da piccola Mariachiara dimostra una spiccata sensibilità verso gli umili e i poveri. Ricorda il padre che all’età di cinque/sei anni quando si recavano a Messina, alla richiesta di denaro da parte dei “lava-vetri” ai semafori, se non veniva dato loro qualcosa, Mariachiara si arrabbiava al punto che non rivolgeva la parola per tutto il giorno, e non c’era verso di farla desistere, neanche di fronte alla promessa di un gelato. In queste occasioni diceva che erano poveri e bisognava aiutarli e che da grande voleva fare la direttrice dei “bambini orfani”.
Fin da bambina, ogni occasione è buona per recitare le preghiere, un impegno che l’accompagnerà quotidianamente per il resto della sua vita, specialmente attraverso la recita del Santo Rosario.
Sin da piccola, partecipa alle attività teatrali sia a scuola che presso le Suore Figlie di Maria Ausiliatrice di Patti Marina, che frequenta dall’età di cinque anni: si dedica allo studio del pianoforte, partecipa alle manifestazioni carnevalesche, pratica vari sport (basket, pallavolo, danza), ama la vita. Frequenta l’Oratorio Salesiano con entusiasmo partecipando a tutte le iniziative proposte.
Mariachiara nell’età adolescenziale non è diversa dalle sue coetanee, le piace ballare, ascoltare musica, stare in compagnia, ed è capace di imparare un passo di ballo nello spazio breve di un passaggio televisivo, ma al contempo è emotivamente coinvolta per tutto ciò che la riconduce alla parola del Vangelo e alla preghiera, con costanza e profondità.
Questa sensibilità per la vita spirituale si è sempre manifestata con la partecipazione, attiva e piena di entusiasmo, a ritiri spirituali e a molteplici iniziative di formazione cristiana e vocazionale per giovani: Mariachiara ama essere presente agli eventi organizzati dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Patti o dalla Parrocchia Santa Caterina di Patti Marina dove era catechista; segue con impegno l’Associazione di volontariato ANFASS di Patti e i momenti di spiritualità proposti da fra’ Felice Confaloni a Gioiosa Marea nell’ambito del Rinnovamento nello Spirito Santo; si reca abitualmente al Santuario della Madonna del Tindari, a cui la sua vita rimane indissolubilmente legata, tanto per le iniziative di fede quanto per i rapporti con le Suore Speranzine e con Padre Emanuele Di Santo, suo direttore Spirituale.
Coltiva la sua spiritualità anche fuori Patti: nel 2010 trascorre nove mesi di formazione presso la Scuola di Evangelizzazione Sentinelle del Mattino di Pasqua di Firenze; nel 2011 è al Festival diocesi di patti dei giovani di Medjugorje; nel 2007, insieme alla famiglia, nella “Piccola Fatima” del Santuario dell’Avvocatella di Cava dei Tirreni viene consacrata al Cuore Immacolato di Maria, dal Rettore Padre Gennaro Lo Schiavo; nel 2016 partecipa agli incontri mensili della Comunità Nuovi Orizzonti che si svolgono a Messina e al Convegno nazionale di Frosinone nel 2017.
Espressione di quest’intensa spiritualità è la sua iniziativa di fondare, nell’aprile 2015, il gruppo di preghiera “Cuore Immacolato di Maria”, radunando nella propria casa per il Rosario settimanale un gruppo di giovani e famiglie. Dal 2002 quest’intenso percorso spirituale si intreccia alla sofferenza. Mariachiara ha appena 16 anni quando accusa i primi sintomi della malattia che l’accompagnerà per il resto della sua vita. Le viene diagnosticata la Miastenia Gravis causata dal “timona”, un tumore che colpisce la ghiandola del “timo”, per cui si rende necessario un primo intervento chirurgico per l’asportazione dello stesso.
L’intervento è eseguito alle “Molinette” di Torino tra imprevisti e difficoltà, seguono quaranta giorni di radioterapia fatta a Messina. Mariachiara frequenta il primo liceo e malgrado la pesante terapia, non si lamenta, la mattina va a scuola e il pomeriggio di corsa al Policlinico per la Radioterapia, per poi studiare, e così per quaranta giorni.
L’anno successivo, nel 2003, a 17 anni si impegna come catechista nella parrocchia di Santa Caterina a Patti Marina e segue i bambini anche durante l’estate nei campi- scuola con il Parroco dell’epoca Padre Ignazio Longo che, per gli strani casi della vita incrocerà per l’ultima volta a Messina il 13 agosto 2007, quando Mariachiara veniva dimessa dall’0spedale dopo 25 giorni trascorsi in rianimazione e Padre Ignazio vi entrava occupando, fino al decesso avvenuto qualche giorno dopo, il letto lasciato libero da Mariachiara.
Dal primo intervento del 2002 e fino alla sua nascita al cielo avvenuta l’8 agosto 2017 iniziano per Mariachiara sedici anni di un lungo periodo di sofferenze, segnato da numerosi ricoveri ospedalieri, da ben sei interventi chirurgici, da ripetuti cicli di chemioterapia, autotrapianto di cellule staminali, degenze in rianimazione, crisi respiratorie. Tutto questo per combattere il tumore che continua a presentarsi con ripetute recidive e il linfoma che compare nel 2012.
Malgrado questo continuo calvario, fatto di alti e bassi, Mariachiara non ha mai smesso di affidarsi totalmente al Signore e alla Madonna, di accettarne completamente la volontà. Di questo ha lasciato una bellissima testimonianza nell’intervista rilasciata a RAI 2 per il programma condotto da Don Giovanni D’Ercole “Sulla via di Damasco” del 13 luglio 2013. In quella circostanza Mariachiara era appena ritornata da Torino dove era rimasta, quasi ininterrottamente per nove mesi, per effettuare per la seconda volta i cicli di chemioterapia, l’ennesimo intervento chirurgico per l’asportazione del tumore e per sottoporsi all’autotrapianto di cellule staminali.
Nel 2010, folgorata da una intervista televisiva di Chiara Amirante, partecipa alla Missione di strada e di spiaggia nell’isola d’Ischia, organizzata dalla Comunità Nuovi Orizzonti, dal 24 luglio al 02 agosto.
Questa esperienza la porta a fare un breve periodo di discernimento a Firenze (Borgo San Lorenzo) da cui inizia uno dei momenti più fecondi della sua vita: per nove mesi frequenta la Scuola di Evangelizzazione Sentinelle del Mattino di Pasqua, fondata in Francia da Padre Daniel Ange e in Italia da don Gianni Castorani, nonostante “…gli impegni umani e alcuni pareri di persone a me vicine che mi consigliavano di lasciar perdere o almeno posticipare l’adesione”.
Singolare è la determinazione di Mariachiara a frequentare la Scuola. Racconta il padre che in occasione di una visita di controllo effettuata a Torino a settembre 2010, al termine Mariachiara gli comunica la sua volontà di non rientrare a casa ma di recarsi direttamente a Firenze. A nulla valsero i tentativi del padre per farle cambiare idea, Mariachiara aveva già deciso. Sentendosi dire che non è logisticamente preparata per rimanere a Firenze, risponde: “la mamma domani mi spedisce il necessario”. Di fronte a tale determinazione, al papà non resta che arrendersi. L’indomani mattina anziché rientrare a Patti, l’accompagna a Firenze.
L’anno trascorso alla Scuola di Evangelizzazione è un anno fondamentale per la crescita spirituale di Mariachiara: oltre alla preghiera comunitaria e all’adorazione eucaristica sperimenta con più intensità l’evangelizzazione di strada che la porta a incontrare i giovani per avvicinarli a Dio, in spiaggia, all’uscita delle discoteche, in carcere (ove tra l’altro incontra Amanda Knox, imputata per l’omicidio Meredith), fino ad operare in Puglia, in Umbria, in Polonia e Cecoslovacchia.
Racconterà della missione in Polonia che arrivando a destinazione, scesa dal pullman, trovò un’immagine della Madonna del Tindari esposta in un’agenzia viaggi: “anche in Polonia la Madonna del Tindari mi ha accompagnata”. Di tale esperienza evangelizzatrice Mariachiara era entusiasta, custodendo un vivo ricordo dell’incontro con Padre Daniel Ange e con Don Gianni Castorani e avendo fatto tesoro degli insegnamenti del Cardinale Silvano Piovanelli e di altri docenti.
Nella testimonianza resa a giugno 2017 a Firenze in occasione della festa dei dieci anni di fondazione della Scuola di Evangelizzazione, ne parla come dell’esperienza più bella e importante della mia vita”, foriera di “meraviglie” e di frutti, dicendo al riguardo: “Alcuni frutti sono nati subito, altri più lentamente, altri stanno ancora crescendo giorno dopo giorno e a tempo debito saranno maturi”.
Malgrado la sua malferma salute, con grande determinazione, a giugno 2017 Mariachiara è voluta tornare a Firenze, inizialmente scoraggiata in quanto consapevole di non poter affrontare il viaggio da sola dato che nessuno in famiglia poteva accompagnarla, ma poi felice quando la “provvidenza” le mise accanto una ragazza, Claudia Milanese, conosciuta da poco e desiderosa di condividere l’esperienza della ricorrenza. Ritornerà dall’ultima visita a Firenze, come Lei stessa disse “ancora più innamorata di Gesù”.
Del periodo trascorso a Firenze, oltre alla testimonianza acquisita a Giugno 2017, Mariachiara ha lasciato una notevole produzione di scritti, una ventina di quadernoni riuniti in sei raccoglitori, pieni di appunti presi durante le catechesi e le meditazioni, preghiere e riflessioni che ne evidenziano la profondità spirituale. A questa produzione di scritti risalenti al periodo di Firenze, si aggiungono una ventina di quaderni, risalenti per lo più a periodi successivi al 2010. Sono documenti del suo travaglio interiore e del percorso che l’ha portata ad accettare e ad offrire la sua sofferenza. Mariachiara si decide a mettere per iscritto le sue riflessioni dietro suggerimento del suo Direttore Spirituale, Padre Emanuele Di Santo, a cui si rivolge nei momenti di dubbio e con cui fissa un programma di vita spirituale. Padre Emanuele significa per Mariachiara l’altro riferimento fondamentale e costante accanto alla grande esperienza formativa di Firenze: il Santuario della Madonna del Tindari. Nei periodi in cui il suo stato di salute lo consente, Mariachiara è sempre presente ai molteplici ritiri e incontri di preghiera organizzati dal suo Direttore Spirituale e dalle Suore Speranzine, a cui è particolarmente legata da vincoli di affetto da lei ricambiati con la preghiera e l’affidamento al Signore. Qui matura ancora di più il suo amore alla Parola di Dio e si consolidano i suoi propositi di fede.
Mariachiara non dimentica mai di parlare della Madonna del Tindari in ogni occasione: a medici, infermieri, pazienti, amici e conoscenti occasionali, ai quali donava le immancabili immaginette di cui faceva scorta prima dei suoi frequenti viaggi per Torino e in tutti i luoghi che visitava, unitamente a qualche quadro della Madonna Nera che ancora oggi trova collocazione nei reparti dell’Ospedale “Molinette”. Mariachiara ha avuto il dono della preghiera: nel 2015 al ritorno di un lungo periodo di degenza di quasi nove mesi, sostiene il progetto dell’adorazione eucaristica perpetua nella chiesa di Santa Rosa a Patti e si fa promotrice del gruppo di preghiera “Cuore Immacolato di Maria”, che ogni mercoledì riuniva a casa sua per la recita del Santo Rosario. A volte la debolezza fisica prendeva il sopravvento in modo tale da non riuscire a parteciparvi.
Di questo si dispiaceva, e quando capitava chiedeva di lasciare aperta la porta che dal salone conduce alla sua camera, in modo che dal letto potesse sentire ed essere in comunione di preghiera con i partecipanti. Nelle intenzioni di preghiera da presentare al Signore Mariachiara non mancava mai di pregare per i giovani, gli ammalati, i poveri, e costantemente offriva le sue sofferenze per la conversione dei peccatori, un tema a lei molto caro. Le stavano molto a cuore i bambini e le dava molto dolore la piaga dell’aborto, tanto da portare avanti l’iniziativa dell’adozione spirituale per i bambini mai nati. Sostenitrice della Campagna “Generazione Voglio Vivere” per la difesa della vita fin dal suo concepimento e l’aiuto alle mamme in difficoltà, non faceva mai mancare la sua preghiera per le coppie desiderose di avere figli, in quanto “dono di Dio”. Allo stesso tempo aveva costantemente in mente il bene della Chiesa e la santificazione dei sacerdoti: in uno degli ultimi cenacoli di preghiera ha proposto, condiviso e messo in atto, con l’intero gruppo, l’impegno che ognuno pregasse giornalmente per un sacerdote, estraendone il nome a sorte a cominciare da quelli che svolgono il ministero a Patti fino ai sacerdoti conosciuti a Firenze, soprattutto Don Gianni. Accanto alla preghiera, Mariachiara possiede anche il dono di comunicare con gli altri, entrando in dialogo con tutti con semplicità e umiltà, come attestano le numerose testimonianze pervenute alla famiglia dopo la sua morte. Così la ricorda il suo medico di famiglia, dott.ssa Alba Costanzo: “…con lei nulla era banale e subito scendevi in profondità dando spessore ai rapporti. E’ stata una esperienza lacerante ma bellissima. Ha rafforzato la mia fede…”.
Con i medici e il personale paramedico dei vari Ospedali dove è stata ricoverata ha instaurato dei rapporti umani e spirituali che vanno ben oltre il rapporto medico-paziente. Nel luglio 2007, ad esempio, scrisse una lettera al primario e agli altri medici e infermieri in cui ringraziava per le cure ricevute in rianimazione, facendo commuovere tutti e invitando così a riflettere sul compito di cura dell’ammalato.
Altrettanto intensa è stata la sua presenza nell’ambito del sociale, in particolare nell’esperienza di volontariato presso l’ANFFAS di Patti, di cui le rimaneva il rammarico di non aver potuto dare un contributo maggiore, mentre si sentiva arricchita dei rapporti umani instaurati con la famiglia Zampino, in particolare con Anna, indimenticata amica e tutor, così pure con Piergiorgio e Nino, con il quale ogni occasione è buona per scherzare, dialogare e confrontarsi, in particolare su temi spirituali ed etici. E così avviene con molte altre persone, incontrate durante i suoi ricoveri ospedalieri, e con molti amici.
L’ultimo periodo della sua esistenza terrena è stato contrassegnato da continua sofferenza, ma vissuto con intensa fede in Gesù e affidamento alla Madonna che sentiva come presenza viva.
Malgrado lo scoraggiamento degli ultimi mesi, non ha mai perso la sua fede, e non mancava mai di rimproverare il papà che, preso dall’angoscia per le sue condizioni di sofferenza, le diceva “ma il tuo Gesù si distrae”. Allora Lei con determinazione ribatteva: “tu devi accettare la volontà del Signore, qualunque essa sia”. Fino all’ultimo il suo pensiero è stato rivolto alla famiglia. Verso le dieci di sera, all’Ospedale Papardo di Messina, qualche giorno prima di essere intubata e trasferita dal reparto di “pneumologia” a quello di “rianimazione”, chiama accanto a sé il papà che si accinge ad assisterla per la notte, e le dice “Papà, devi essere sereno quando io sarò lassù, lassù in cielo, mi raccomando dillo a mamma e a Marco di essere sereni, perché ora io sono serena e vi aspetto, e poi saremo felici tutti insieme. Tu devi accettare la volontà del Signore, io ora sono serena, dillo a mamma e Marco.
Io della vita ho avuto tanto, molto, ho avuto te, mamma, Marco, ci sono altri che quello che ho avuto io non l’hanno mai avuto, di questo devo ringraziare il Signore”.
Mariachiara pronuncia queste parole con una serenità estrema, che turba il papà: da quel momento egli non farà altro che pensare a quanto ascoltato: “… ora sono serena” e, pur nel rifiuto di quanto a breve accadrà, comprende che quello di Mariachiara è stato un saluto, un arrivederci, un ribadire: “tu devi accettare la volontà del Signore” . Mariachiara non manca di rassicurare i genitori e il fratello Marco, neanche quando si trova in rianimazione. Non potendo parlare fa capire ai medici che vuole scrivere, e su un foglio appunta l’ultimo messaggio della sua vita terrena: “mamma, Marco papà possono visitare? dite che ora sto bene, ora”. Una riprova della consapevolezza di Mariachiara di essere chiamata ad affrontare l’ultimo viaggio della sua esistenza, è stata fornita dal Cappellano dell’Ospedale Papardo il quale, chiamato da Mariachiara per confessarsi, le chiede il suo nome e, una volta appresolo, commenta: “tra poco, l’undici agosto ricorre il tuo onomastico”. Si sente però rispondere: “ma io non ci arrivo”. Il sacerdote nel raccontare questo episodio al papà, ricorda di essere rimasto stupito della risposta ricevuta sia per la giovane età di Mariachiara, sia perché le sue condizioni non gli erano sembrate così critiche da lasciare pensare all’approssimarsi della fine.
Qualche giorno prima, aveva detto: “Mamma abbracciami forte, forte, quanto mi sento bene quando mi abbracci” e vedendo che il livello di ossigenazione indicato dalla strumentazione saliva, le dice: “mamma è il tuo amore che lo fa salire” per poi aggiungere: “è stato bello conoscervi, siete stati una mamma meravigliosa, un papà meraviglioso, un fratello meraviglioso”. Mariachiara viene a mancare l’8 agosto 2017. Il giorno successivo, al suo funerale, la chiesa di Santa Caterina in Patti Marina è insufficiente a contenere tutti coloro che vengono a salutarla. A celebrare la Messa esequiale è il Parroco Padre Leonardo Maimone con altri dieci Sacerdoti, la cui presenza testimonia la ricchezza dei rapporti instaurati da Mariachiara. Molti altri sacerdoti si rendono presenti da lontano, a cominciare da don Gianni Castorana e dal Vescovo emerito della Diocesi di Patti, Monsignor Ignazio Zambito, che più volte era venuto a trovarla a casa.
Anche il Vescovo di Patti, Monsignor Guglielmo Giombanco, da poco insediatosi alla guida della Diocesi, pur avendo incontrato Mariachiara solo una volta, si rende presente, manifestando il rammarico di non aver avuto il tempo di conoscerla meglio. Molte persone manifestano la certezza di essersi trovate dinanzi a un esempio luminoso di santità. Così la ricorda il gruppo di preghiera da lei fondato: “Non abbiamo mai conosciuto una persona come te, così innocente, pura, limpida, che riusciva a cambiare in meglio la vita degli altri. Un giorno hai detto che le sofferenze sono per te delle perle preziose perché ti assimilavano al Cristo sofferente. Rendiamo ora grazie a Dio per averci concesso un’immensa grazia, quella di aver conosciuto te, una santa già qui in terra, che con la sua vita, ha con fervore testimoniato e glorificato il sublime amore di Dio e ci ha indicato la via affinché noi potessimo continuare a seminare questo grande e incommensurabile amore divino”.
Questa è stata la vita di Mariachiara, una ragazza normale, che amava la vita, che ha offerto al Signore le Sue gioie e le Sue sofferenze, senza lamentarsi, a tal punto che in uno degli ultimi colloqui avuti con il papà lo ha dolcemente, ma fermamente rimproverato: “tu devi accettare la volontà del Signore”.