Il ricordo del figlio Pietro.
Oggi, nel 42° anniversario della sua morte, vorrei ricordare Papà per il suo impegno sociale e politico.
Papà era convintamente democristiano. Di quelli che nel dopoguerra fondarono il partito e contribuirono a rimettere in piedi una nazione distrutta. Pensando a Papà in politica l’idea corre a De Gasperi, a Fanfani, a Segni, non certamente a De Mita e Forlani, né tanto meno (pur con tutti i suoi indiscussi pregi) ad Andreotti.
L’idea corre a quei politici che alla politica hanno dato tanto ricevendo in cambio poco o nulla; che ne sono usciti arricchiti non nel patrimonio (anzi rimettendoci di tasca propria) ma dall’esperienza umana e dai servizi resi alla collettività.
Ed inevitabilmente l’idea corre a quei tempi in cui ogni paese era una specie di Brescello, con il suo Don Camillo (non necessariamente in abito talare) ed il suo Peppone (non necessariamente sindaco), in cui durante la campagna elettorale di due/tre settimane le opposte fazioni potevano anche venire alle mani ma, una volta contati i voti e proclamati i risultati, si tornava a lavorare e vivere amici come prima.
Da leggere
L’AVVOCATO PEPPINO GEMBILLO – A Quarant’anni dalla Sua Morte