di Marco Letizia.
Gli studenti del gruppo Unime in Protesta e la Rete 29 aprile dell’ateneo messinese continuano la mobilitazione contro la Riforma Gelmini che il parlamento si appresterà a votare alla Camera in questa settimana.
Mercoledì 24 Novembre, giorno previsto per il passaggio alla Camera, si terrà un sit-in davanti al Rettorato in Piazza Togliatti.
In tutte le città universitarie italiane sono previste manifestazioni di dissenso da parte degli studenti.
Ciò che spinge gli studenti a scendere in piazza e manifestare sono soprattutto le ultime modifiche apportate al testo nelle commissioni Bilancio e in Cultura, avvenute in modo non “usuale” per non dire “illegale”.
Infatti, poco più di mezz’ora dopo l’approvazione alla Camera della legge finanziaria ( già oggetto di molte proteste), Pdl e Lega hanno approvato una serie modifiche a dir poco peggiorative del testo in discussione con appena un voto a favore (21 – 20 il risultato) in seguito a una mozione di interruzione del procedimento presentata dal PD, che ha ovviamente, insieme agli altri partiti di opposizione, fortemente criticato l’azione della “Maggioranza”.
Anche i cosiddetti “finiani”(che vengono volentieri arruolati tra le fila dell’opposizione) hanno votato a favore delle modifiche. Ciò che rende illegittimo e contrario al buon senso il procedimento è il fatto che non si possono approvare leggi di spesa durante la sessione di bilancio.
Questa si concluderà solo quando anche il Senato avrà approvato il provvedimento finanziario. Solo dopo, avendo riguardo dei fondi che la finanziaria destina all’università, si potrà procedere con l’approvazione della riforma. Si ricordi infatti che la riforma si era arenata in commissione bilancio quando il ministro Gelmini aveva proposto l’avanzamento in carriera al grado di professori associati circa 9000 ricercatori. In quell’occasione fu la tesoreria di Stato a bloccare il procedimento appunto per mancanza di copertura economica.
Il risultato è che molti degli emendamenti migliorativi accolti in commissione Cultura sono decaduti appunto perché al momento non si sa se avranno una reale copertura economica.
Ad esempio vengono abrogati gli emendamenti di ripristino degli scatti di anzianità per i giovani ricercatori sbandierato dalla Gelmini in tante televisioni, del finanziamento degli incentivi per l’internazionalizzazione del sistema universitario e in particolare per insegnamenti o corsi di studio che si tengono in lingua straniera, il trasferimento dei beni demaniali in uso agli atenei, la restituzione dei buoni studio anche da parte degli studenti che hanno ottenuto il massimo dei voti, il finanziamento della retribuzione integrativa per i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali, la norma che stabiliva la soglia minima di 20 mila euro annui per gli assegni di ricerca e non solo. Infatti vengono cancellati, nella definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per il diritto allo studio, i fondi per i seguenti obiettivi: borse di studio, trasporti, assistenza sanitaria, ristorazione, accesso alla cultura, alloggi. Praticamente tutto ciò di cui hanno bisogno gli studenti bisognosi.
Questo accade solo perché non si può attendere che la finanziaria venga approvata in quanto è molto probabile che il governo cada il 14 dicembre.
Dunque “mister propaganda” Silvio Berlusconi avrebbe un risultato in meno da sbandierare in caso di eventuali elezioni. E si sa, per questo governo le esigenze di propaganda vengono prima dei diritti degli studenti, dei ricercatori e dei professori.
La perla finale è il commissariamento del ministro Gelmini, contenuto nell’ultimo emendamento (art. 25, comma 11 bis). Il ministro dell’Università, secondo la norma introdotta, “provvede” al monitoraggio degli atenei e “riferisce” al ministro dell’Economia il quale interviene “con proprio decreto” per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell’università. La Rete 29 Aprile dichiara dunque che “ Se la legge verrà approvata gli studenti, dopo aver pagato profumatamente le loro tasse, troveranno le cattedre del secondo semestre vuote e in molti casi perderanno l’anno accademico”.
Per questo gli studenti dell’ Unime in Protesta e la Rete 29 Aprile hanno deciso che aderiranno alla mobilitazione nazionale del 24 Novembre organizzando il sit in al Rettorato (Università Centrale). Il giorno successivo, alla facoltà di Economia, si terrà un’assemblea organizzata sempre dagli studenti che vedrà la partecipazione del preside Natoli e di numerosi docenti della facoltà per discutere della riforma e dei problemi che stanno attanagliando gli studenti della stessa facoltà.
Gli studenti del gruppo Unime In Protesta invitano i propri colleghi a “ lanciare un messaggio forte a questo governo che sta attentando alla vita dell’università pubblica e al nostro futuro”, a “ uscire dalla dimensione prettamente individuale della protesta e aderire in massa alla mobilitazione per essere tutti uniti contro questa tremenda crisi politica, economica e sociale”.