– di Corrado Speziale –
L’Istituto Antoniano Cristo Re, in via Principe Umberto, da trent’anni ricopre il ruolo di “città della carità”. La più grossa realtà di Messina in questo settore. La struttura, ampia e polifunzionale, è suddivisa in varie attività. Tra queste, la più impegnativa è la mensa dei poveri, che quotidianamente a pranzo produce intorno a 150 pasti completi, sensibilmente aumentati in questi giorni di crisi economica da emergenza Covid. I costi, soltanto per la mensa, variano tra 10.000 e 15.000 euro mensili, cifre che parlano da sole. Il tutto, sostenuto unicamente con le libere donazioni dei cittadini benefattori. Nessuna donazione, invece, proviene all’Istituto da parte di enti e istituzioni pubbliche. Da qui, l’appello del direttore, Padre Claudio Marino: “Se facciamo poco ciascuno, insieme si può fare tanto”. Il desiderio di far conoscere l’opera dell’Istituto, descritte sul sito www.cristore.it, affinché si possa dare il contributo del 5 x mille all’Associazione di solidarietà Cristo Re Onlus.
Persone che si incontrano, storie che si intrecciano, bisogni che si inseguono e che trovano soluzioni. Un piatto caldo e una parola di conforto dal sapore e dagli effetti pari ad una preghiera quotidiana. È questa l’essenza della carità e della solidarietà, così come dimostrata dai padri Rogazionisti e dai volontari dell’Istituto Cristo Re, da decenni a servizio di chi ha bisogno.
La mensa dei poveri, nella storica struttura di via Principe Umberto, è stata aperta nel 1989, poi chiusa poco prima del 2000 per lavori di adeguamento e ampliamento, per poi essere riaperta definitivamente. Da allora, per 365 giorni all’anno, vengono preparati pasti quotidiani per una cifra che varia tra i 70 e i 150 pranzi completi: un primo caldo, un secondo, un contorno, la frutta. La domenica, o in occasioni particolari, c’è anche il dolce. “Risposta sincera e radicale a chi non ha la forza e la possibilità di mettere un piatto in tavola”, scrivono sul sito dell’Istituto. In questi giorni, a causa della crisi economica dovuta all’emergenza Covid, i pasti hanno raggiunto anche quota 170.
“Prima arrivavano persone singole, adesso si rivolgono a noi famiglie intere, genitori e bambini, insieme, a chiedere il pasto che noi prepariamo. Purtroppo, assistiamo ad un’emergenza nell’emergenza. Le persone che hanno bisogno di noi sono sempre in aumento. Si tratta di famiglie possibilmente in quarantena, o persone che hanno perso il reddito di cittadinanza o chiuso l’attività lavorativa”. Così ci ha detto Padre Claudio Marino, direttore dell’Istituto, che abbiamo contattato perché giorni addietro ha lanciato un appello agli organi di informazione affinché il centro, un’eccellenza all’insegna della solidarietà e della carità, possa essere sempre più conosciuto e sostenuto.
I costi, gli aiuti e l’assenza degli organi istituzionali. “Ci sosteniamo solo grazie a offerte libere, da parte di privati cittadini, questo è da evidenziare. Il Comune, il Vaticano (citati ad esempio, giusto per indicare due enti di “prossimità”, ndr) non ci danno nulla. La mensa ha un costo di 10-15 mila euro al mese, dei quali 5-6 mila si spendono solo per l’acquisto di carne. La pasta, così come il riso e a volte la salsa e l’olio arrivano dal Banco alimentare, ma non tutto, solo una parte. Per il resto dobbiamo pensarci noi. I secondi piatti, in particolare, che sono quelli più costosi, sono a nostro completo carico”. La struttura, in tutti i settori, si regge grazie alla preziosa opera dei volontari. Ma il loro impegno non basta. “Abbiamo tre dipendenti a rotazione, che per noi sono un importante costo da sostenere, giustamente”, ha evidenziato Padre Claudio.
Mensa, ma non solo. Infatti, Cristo Re è innanzitutto una struttura ampia e polifunzionale, che offre un insieme di servizi che abbracciano varie esigenze.
Ci sono due dormitori per persone senza fissa dimora, da 15 posti ciascuno, tra uomini e donne, dove, in questo momento di “zona rossa” da Coronavirus, risiedono 24 ore al giorno 19 persone, con pranzo e cena. Dopodiché, nell’ambito della casa–famiglia è in atto il progetto “over 18”: vi risiedono 12 ragazzi italiani e stranieri che non hanno famiglia. “Dopo aver compiuto 18 anni – dice Padre Claudio – per lo Stato sono adulti, ma in realtà non hanno nessuno che li assiste. Noi li aiutiamo nello studio, dando loro vitto e alloggio. La maggior parte sono studenti, altri sono avviati al mondo del lavoro. In questo momento ospitiamo due fratelli che sono cresciuti nella nostra casa-famiglia, non hanno papà, la mamma è in carcere e noi li stiamo sostenendo per lo studio. Uno, grazie a Dio, si è laureato e sta lavorando; l’altro sta studiando per diventare chef. Tutto a carico nostro”. L’Istituto possiede 4 centri educativi: 2 casa-famiglia e 2 comunità alloggio; un centro per sordi, dove adesso risiedono 7 ragazzi minorenni; un centro d’ascolto; lo sportello “Informa tutto” con servizio centro raccolta richieste; un laboratorio medico e un centro vocazionale. Quest’ultimo è un seminario con 5 ragazzi che fanno il percorso di discernimento vocazionale.
L’appello di Padre Claudio: “Se facciamo poco ciascuno, insieme si può fare tanto. Tante volte i nostri benefattori ci mandano 5 euro credendo che sia poco, invece per noi è tanto, purché questo gesto lo facciano in molti. Per noi è importante promuovere il contributo del 5 x mille all’Associazione di solidarietà Cristo Re Onlus, i cui riferimenti si trovano sul nostro sito web”.