MESSINA – Campagna per l’acqua pubblica e contro il Ponte sullo Stretto
Cronaca Regionale

MESSINA – Campagna per l’acqua pubblica e contro il Ponte sullo Stretto

messina_acqua_5444di Corrado Speziale

messina_acqua_5457Raggruppare le forze in un momento come questo, stabilendo un unico fronte nella difesa del “bene comune”, si chiami acqua pubblica, o tutela del territorio, è sicuramente la migliore strada percorribile nell’interesse della collettività.
Ieri mattina, a Messina, in occasione del mercatino biologico che si svolge la prima domenica di ogni mese a Piazza Casa Pia, uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici del centro cittadino, Legambiente ha avviato la campagna di informazione e sensibilizzazione in difesa dell’acqua pubblica, in vista dei due quesiti referendari che riguardano quest’ultima (in totale sono 4, perché si vota anche sul nucleare e il legittimo impedimento), sui quali gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il 12 e 13 giugno prossimi.

L’occasione ha coinciso con la prima uscita della rinnovata Rete NoPonte, che da qualche giorno ha assunto il nuovo appellativo di Rete NoPonte – Comunità dello Stretto, la quale, in virtù di una solida condivisione d’intenti con l’associazione ambientalista, si è unita alla cordata per la campagna referendaria sotto lo slogan “2 Sì per l’acqua bene comune”, affiancandolo al proprio motto “Fermiamo la costruzione del Ponte sullo Stretto – lottiamo per le vere priorità”, in prospettiva della prossima manifestazione nazionale, in programma a Messina il 14 maggio prossimo.
Su più fronti, ormai, è allarme rosso, e la situazione è stata varie volte dibattuta nel corso delle ultime assemblee della “Rete”, tenutesi nell’ex aula di Chimica, presso il Rettorato, occupata in occasione della rivolta anti-Gelmini, ed ancora adesso gestita dagli studenti, che ne hanno fatto uno straordinario luogo di cultura, dibattiti, confronti aperti e democratici su tanti temi di carattere politico e sociale sia su scala locale che nazionale.
messina_acqua_5480Una piccola “Polis”, insomma, al cui interno era stata unanime la voce dei “Nopontisti” sulla necessità indifferibile di “riappropriarsi” del territorio e stabilire l’allargamento delle iniziative anche su altri settori, per farsi sentire, attivamente e fattivamente, in tutte le altre questioni cittadine, dove, oltre la sicurezza derivante da dissesti idrogeologici e rischi sismici, urgono sinergie, tra l’altro, nella lotta in difesa dei trasporti nello Stretto, e, a più ampio raggio, a tutela dell’acqua pubblica e contro il nucleare.

L’acqua pubblica, appunto, prerogativa sostenuta da un milione e quattrocentomila firme con le quali gli italiani si sono mobilitati chiedendo il referendum contro la sua privatizzazione.
Il Comitato referendario messinese – Acqua libera in Sicilia, tra i cui promotori c’è Daniele Ialacqua, è così impegnato, in questa fase, a difendere il destino del prezioso liquido, “bene comune, essenziale, che appartiene a tutti, diritto umano universale”, eliminando le norme che in questi ultimi anni lo hanno reso assimilabile ad una merce, a beneficio di società private e multinazionali.
Il primo quesito recita così: “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione”. La norma che disciplina tali attività è l’art. 23 bis della Legge133 del 2008, modificato dal Decreto Ronchi (il n. 135 del 2009). Abrogandola, si contrasta l’accelerazione nel processo di privatizzazione che prevede la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici.

Il secondo quesito riporta invece la seguente dicitura: “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.Abrogazione parziale di norma”. In questo caso si tratta dell’art. 154 del Decreto L.vo 152 del 2006, limitatamente a quella parte del 1° comma che dispone sulla determinazione della tariffa per il servizio idrico. In altre parole, facendo prevalere il Sì, gli italiani impedirebbero di realizzare profitti indiscriminati sull’acqua.
Ieri, accanto al gazebo allestito da Legambiente, vi era collocata una brocca dalla quale scaturiva acqua a ciclo continuo alimentato da un pannello solare, il tutto a simboleggiare la preziosità di un bene primario e universale, fruibile attraverso il sistema di energia sostenibile per eccellenza.
E a proposito di progetti “sostenibili”, i cartelloni allestiti in piazza dai numerosi rappresentati della Rete NoPonte – Comunità dello Stretto, e  l’ultimo documento stilato, distribuito ai passanti e alla stampa, dimostrano quanto sia devastante quello della mega opera per la quale la Società Stretto di Messina si appresta ad acquisire il progetto definitivo, corredato dall’autorizzazione del C.I.P.E..

Ne consegue l’urgenza di correre ai ripari, perché nonostante le tante battaglie sin qui sostenute dai messinesi che si oppongono alla realizzazione del Ponte, il “mostro” sembra avvicinarsi sempre di più, poiché, non appena sarà completata l’ultima fase, quella del progetto esecutivo, e reperite le liquidità necessarie per avviare i cantieri, ecco servito al consorzio d’imprese Eurolink  l’affare del secolo. Ed ecco servita a Messina ed ai suoi abitanti l’ennesima beffa: territorio che cede copiosamente ad ogni acquazzone, torrenti coperti che sprofondano sotto il peso di automezzi pesanti, piccoli sciami sismici che spesso si susseguono, facendo vibrare i sismografi, senza che si stia facendo o programmando nulla di concreto per la prevenzione, ossia la tutela dell’incolumità degli abitanti.

Se poi aggiungiamo che i lavori di messa in sicurezza delle zone alluvionate da qui a poco segneranno il passo a causa dell’esiguità dei fondi erogati dal Governo nazionale, si arriva alla logica individuazione di un paradosso volutamente orchestrato, di un gesto d’arroganza e spregiudicatezza che spiazza un’intera città e si appresta a violentare ulteriormente il suo territorio, ferito prima da un’edificazione spropositata e poi da un dissesto idrogeologico che non conosce soste.
Priorità al Ponte sullo Stretto quindi, ai suoi cantieri ed alle sue discariche di inerti sulle colline, con un miliardo e trecento milioni di euro stanziati dal C.I.P.E. del Governo Berlusconi, con centinaia di milioni già spesi solo per produrre carte progettuali. Tutto il resto può aspettare.

L’argomento è divenuto, in questi ultimi tempi, particolarmente vasto poiché ulteriormente arricchito da contenuti ed episodi che meritano un capitolo a sé.

Tra questi, l’accordo che comprende le procedure per gli espropri, la gestione delle aree di cantiere e de siti per il conferimento dei materiali di risulta, e la modestissima formazione universitaria (solo sei studenti), sottoscritto, il 22 marzo scorso, dall’ a.d. della “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci, con Eurolink, il Sindaco di Messina, le associazioni di categoria e i rettori di Messina e Reggio Calabria.

La questione è quindi ad una svolta cruciale e come tale meritevole, oggi più che mai, di attenzioni straordinarie, che non possono più restar fuori dalle agende nazionali.

“E’ una battaglia di civiltà, nessuno si senta escluso”, riporta la brochure informativa distribuita ieri in sostegno dei due quesiti referendari sull’acqua.

Ciò valga anche contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto, in difesa di Messina e del suo territorio.

4 Aprile 2011

Autore:

admin


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist