MESSINA – Convegno di Legambiente: “Una nuova politica per la gestione e messa in sicurezza del territorio”
Cronaca Provinciale

MESSINA – Convegno di Legambiente: “Una nuova politica per la gestione e messa in sicurezza del territorio”

di Corrado Speziale

legambiente_provincia_me_600_x_459Si è svolto, ieri mattina, nel Salone degli specchi della Provincia regionale, il convegno dal tema “Una nuova politica per la gestione e messa in sicurezza del territorio”, organizzato da Legambiente Sicilia, ed ispirato dai tragici eventi che un mese e mezzo addietro hanno colpito i villaggi della zona sud di Messina ed i comuni di Scaletta Zanclea e Itala.
L’incontro, curato nell’organizzazione dall’Ing. Enzo Colavecchio, esponente di Legambiente e figura storica del movimento ambientalista peloritano, ha avuto come moderatore Salvatore Granata, direttore di Legambiente Sicilia, per la quale, a fare gli onori di casa, c’era il presidente Mimmo Fontana.  In rappresentanza delle istituzioni sono intervenuti, alternandosi in tribuna, nella parte iniziale e finale del dibattito, rispettivamente, l’Assessore regionale ai Lavori Pubblici Antonino Beninati e il deputato regionale Filippo Panarello. Raggiungendo, invece, il palco dalla platea, hanno esternato il loro punto di vista il sindaco di Scaletta Zanclea Mario Briguglio ed il vicesindaco di Itala Salvatore Cacciola.
Per la Protezione Civile era presente il Dirigente generale del Dipartimento regionale Salvatore Cocina, mentre a rappresentare il mondo del lavoro è intervenuto il nuovo segretario provinciale della CGIL Lillo Oceano.
Curato anche l’aspetto scientifico, attraverso una dissertazione sul tema della sicurezza idrogeologica, dal titolo “Nuovi paradigmi nella protezione idraulica del territorio”, tenuta dal prof.Giuseppe Aronica, docente di costruzioni idrauliche all’Università di Messina.
Il convegno, oltre agli interventi previsti in programma, da parte delle personalità presenti, si è avvalso degli importanti contributi forniti dai rappresentanti dei comitati spontanei di Giampilieri, Briga Superiore, Scaletta Zanclea e Itala, sorti in occasione dell’alluvione.
Ed introducendo i lavori, Granata, si è proprio rivolto a questi ultimi con senso di speranza e solidarietà, auspicando che siano essi stessi i veri protagonisti del loro futuro “non accettando passivamente le decisioni provenienti dall’alto, ma intervenendo direttamente nelle formazioni delle stesse, rappresentando le proprie esigenze”.
“Il territorio è stato gestito in maniera dissennata e l’espansione urbanistica considerata variabile indipendente rispetto alla tutela degli equilibri idrogeologici”, denuncia il direttore di Legambiente, riferendosi, come hanno fatto in tanti, alla Legge 183 del 1989, principale strumento per la difesa del suolo, che avrebbe dovuto introdurre i cosiddetti “piani di bacino”, predisposti dalla relativa Autorità, e che invece non ha mai trovato attuazione, con tutto ciò che ne è conseguito. Sempre secondo l’esponente ambientalista, la successiva misura, il P.A.I. (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico), non è stato altro che “uno strumento per facilitare l’accesso ai fondi da spendere”, ed aggiunge: <>, questo per dare una “direzione allo sviluppo”, e prosegue sostenendo che “bisogna rivedere la gestione degli strumenti urbanistici come Prusst, Patti territoriali e Contratti d’area”, additandoli a buona ragione come elementi che hanno determinato un’esagerata cementificazione del territorio.
Quantunque fosse stato premesso di non parlare del “Ponte”, Granata ne fa accenno quando sostiene che proprio il territorio “appartiene alla gente che vi ci abita”, avversando il Decreto con il quale è stato disposto il commissariamento inerente le opere connesse all’eventuale realizzazione della megaopera, attraverso il quale vengono così scavalcate le decisioni delle autonomie locali.  
L’Assessore Beninati, nel suo intervento, concorda con Granata riguardo gli aspetti negativi dei P.A.I., sostenendo di essersi opposto, allora, alla decisione del Governo regionale in carica. Argomento su cui torna successivamente, denunciando inerzia da parte di alcuni comuni.
Lo stesso, ad un certo punto, preferendo spostare il discorso su un tema che accomuna buona parte dei presenti, afferma: “Il nostro è un territorio esposto ai rischi e qualche opera nei torrenti si poteva evitare”, affermando con decisione di essere favorevole a “smontare delle briglie” nei corsi d’acqua dove tali opere costituiscono un freno eccessivo al trasporto di materiale verso i litorali. Nell’ambito della prevenzione dei rischi, promette ed auspica un lavoro sinergico dei tre assessorati interessati (Lavori pubblici, Presidenza – avendo la titolarità per la Protezione civile – e Territorio) attraverso una delibera unica per un “Piano rischio” che attraversi la competenza dei tre organi.
Il Dirigente della Protezione civile, Salvatore Cocina, riflettendo su quanto accaduto, afferma, tra l’altro, che tale esperienza “ha prodotto dei chiari orientamenti”, promettendo rigore ed un’inversione di rotta in materia di salvaguardia del territorio, criticando anch’egli i Piani stralcio: “non servono a ciò cui sono destinati, non rispecchiano la realtà del territorio”.
Il sindaco di Scaletta Zanclea prende le difese del proprio comune rispondendo alla polemica innescata in precedenza da Beninati, riguardo le inadempienze di talune amministrazioni in ordine ai vari Piani per l’Assetto Idrogeologico, sostenendo che egli, a tutt’oggi, è ancora in attesa di risposte da parte dell’Assessorato al Territorio.
Incisivo e concreto è stato l’intervento di Lillo Oceano, che ha chiesto di poter conoscere, con celerità e trasparenza, la destinazione dei venti milioni di euro stanziati dalla Regione per l’emergenza. Il dirigente sindacale punta il dito anche sulle amministrazioni comunali, colpevoli di agire, in danno al proprio territorio, “attraverso deroghe ai propri strumenti urbanistici, talvolta oscure”, operazioni che producono speculazioni, e quindi da evitare. Denuncia, inoltre, “intrecci tra chi fa politica e chi realizza le opere, sia pubbliche che private” e auspica “procedure più trasparenti”, anche attraverso Internet, per porre fine a tutto ciò.
Oceano lancia precise accuse anche contro il Governo nazionale per essersi “dimenticato della Sicilia” e chiedendosi perché, a fronte di tanta esigenza di sicurezza, assolutamente prioritaria, “si stanziano soldi per rifinanziare la Società del ponte sullo Stretto, per la realizzazione di un’opera della quale non esiste neanche il progetto esecutivo”.
Filippo Panarello, in linea con chi l’ha preceduto, si sofferma anch’egli sul tema della cementificazione, chiedendo “politiche che incentivino la cultura della manutenzione dei terreni da parte dei privati” manifestando particolare attenzione al problema degli eccessivi insediamenti edilizi sulle coste.
Enzo Colavecchio, intervenuto sul finire dell’incontro, rimpiangendo i tempi in cui a Giampilieri si praticava ”un’agricoltura eroica”, ritorna su un tema di cui egli è stato pioniere: il piano per la manutenzione delle colline. Il professionista, appassionato di ingegneria naturalistica, che giorni addietro aveva diffuso su Internet una nota sull’alluvione del 1° ottobre, distribuita anche a margine del convegno, in cui ha trattato l’evento sul piano scientifico, accostandolo alle esigenze della gente del luogo, ci lascia un interrogativo sul quale riflettere: “avremo mai il coraggio di cambiare rotta?”   

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20 Novembre 2009

Autore:

admin


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