Da tanti anni il villaggio della costa tirrenica messinese evidenzia problemi di viabilità dovuti al transito nei torrenti utilizzati come strade di collegamento tra la SS113 e il mare. Nel contempo, numerosi cancelli privati precludono lo sbocco sul lungomare che collega il villaggio con la vicina Marmora. L’unica strada regolare è larga appena tre metri ed a senso unico consente un percorso da mare verso monte. In materia di gestione del territorio e prevenzione dei rischi, specie nella stagione estiva, si è così di fronte ad una palese inefficienza: anche il passaggio di un’ambulanza può costituire un problema. Le soluzioni, comunque, ci sono. E anche a costo zero. Basta attuarle.
Rodia, villaggio “privato” in tutti i sensi: totale prevalenza sul territorio di insediamenti abitativi estivi, frutto di indiscriminate lottizzazioni e speculazioni perpetrate negli anni col cemento; nonché negazione, sottrazione di spazi pubblici, viabilità, sicurezza, diritti per la collettività. Il disagio tocca chi ci abita stabilmente, tutto l’anno, ed i messinesi che in Estate intendono fruire del mare, semplicemente, senza privilegi né trattamenti esclusivi.
A Rodia è passata un’altra stagione, ma i problemi, quelli, non passano mai. E per Messina, comune con un territorio a rischio che convive con emergenze idrogeologiche e che necessita di prevenzione e sicurezza, tutto questo suona come una nota fortemente stonata.
Per recarsi a Rodia basta soltanto scegliere da quale torrente transitare, con ben tre opzioni: Rodia, Cicerina o Marmora. Il primo, il più grosso, è situato a Est, lato Messina, a confine ed a “servizio” di un altro piccolo borgo: Puccino. Lungo la sua sponda destra, da un terrapieno in parte asfaltato, che collega con la SS113 attraverso una rampa, si transita in “doppio senso”. Il Cicerina, invece, è un corso d’acqua più piccolo, interamente trasformato in strada, con asfalto, servizi e accessi: “Fine strada comunale, inizio torrente”, si legge al suo imbocco, ad un paio di metri dal punto in cui lo stesso sottopassa idraulicamente la Strada Statale. Ma l’unica traccia di torrente è un canale terminale largo pochi decimetri, intubato nel punto in cui attraversa il lungomare e sfocia sulla spiaggia. Per il resto è un tutt’uno strada/alveo a senso unico verso il mare.
Poi c’è il Marmora, che dalla SS113 conduce all’omonimo borgo: la strada, anche qui perfettamente asfaltata, è ricavata a ridosso dell’argine destro, dentro l’alveo.
E’ così d’obbligo indagare su qualcosa del recente passato, in altalena tra silenzi e segnalazioni. Il 20 Febbraio 2012, il primo atto che segna una svolta: la diffida del Genio civile che riguarda tutto il territorio cittadino. L’organo tecnico allora diretto da Gaetano Sciacca intimò al sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, di “dismettere qualsiasi tipo di pavimentazione ricadente all’interno degli alvei torrentizi e di qualsiasi elemento di superficie che possa indurre chiunque a ritenere di transitare su una regolare strada urbana o extraurbana”. L’input all’Ufficio di via Saffi era arrivato dalle motivazioni della sentenza di condanna, confermata in Cassazione, riguardo alle vittime dell’alluvione cittadina del 1998 a seguito della piena dei torrenti Annunziata e Pace. Ma la diffida, evidentemente, non ha avuto riscontro.
A Rodia, osservando lo status urbanistico “servito” dai torrenti/strada, si rileva come tra decine di lottizzazioni da cui sono scaturiti insediamenti abitativi stagionali, nessuna di esse conceda un men che minimo percorso pubblico con accesso al mare.
Da qui, passiamo ai progetti. Il Comune, in precedenza, nonostante l’annoso problema degli accessi al villaggio, ne aveva elaborato uno che prevedeva nientemeno che l’allargamento del lungomare, con incentivazione, pertanto, dell’afflusso di auto. Tale ipotesi fu prontamente bloccata sempre dal Genio civile: il progetto fu così rielaborato ed approvato. Lo scorso anno, a compimento dell’iter, i lavori di “manutenzione e messa in sicurezza della via Lungomare e della piazza di Rodia”, per un ammontare di 100.000 euro, furono realizzati dall’attuale Amministrazione comunale. Sul decoro e l’arredo urbano, con un’architettura semplice e accogliente, nulla da ridire, ma di “sicurezza” non vi è traccia.
Strade in programma. Stavolta il tema è pertinente e l’opera sarebbe risolutrice, ma i tempi si preannunciano lunghi. Infatti, come un “personaggio in cerca d’autore”, il progetto, che prevede la “realizzazione di una strada di collegamento tra la Statale 113 e il villaggio di Rodia”, adesso in fase definitiva, per un importo di 1.800.000 euro, il Dipartimento di Protezione civile del Comune, aspettava “pubbliche amministrazioni” che si facessero avanti e lo rendessero esecutivo. Adesso sta dovendo ricorrere ad incarichi esterni.
Tempi lunghi, dunque, ma l’idea può essere una “chiave” determinante, perché apre, come d’incanto, la questione dell’uso pubblico della strada all’interno dell’insediamento abitativo che costeggia il torrente lato Ovest, raggiungibile in progetto attraverso un ponte. Si tratta di un’opera di urbanizzazione primaria e, come tale – trattandosi di lottizzazione – deve essere ceduta al Comune ad uso pubblico. Fermo restando il perfezionamento della procedura, qualora occorresse. La strada, in atto – ad uso esclusivo – presenta un accesso sulla Statale e un altro sul lungomare. Allora, se il progetto in itinere prevede la fruizione di quella strada in quanto potenzialmente pubblica, perché non provvedere subito a liberarla, anticipando o evitando le lungaggini progettuali? Risultato: quei cancelli cadrebbero immediatamente e gli abitanti di Rodia avrebbero la loro agognata strada subito e a costo zero.
Anche il Cicerina ha un suo progetto. Ottobre 2013. A pochi mesi dall’insediamento della giunta Accorinti, su input dell’assessore De Cola, il Dipartimento Lavori Pubblici del Comune ha redatto un preliminare per la tombinatura del corso d’acqua, da realizzare in cemento armato, il cui costo totale previsto sfiora i 600.000 euro. Qui, il livello progettuale è un passo indietro rispetto al precedente. Tempi, dunque, ancora più dilatati e finanziamento tutto da rintracciare. Ai margini del torrente “asfaltato” insistono insediamenti estivi con tanto di accessi carrabili. In mancanza di funzionalità idraulica in superficie, il Comune pensa bene, così, di tombinare le acque: scelta, dopo le alluvioni, inopportuna e anacronistica. L’operazione, molto discutibile, tra l’altro, sa di “legittimazione” di abusi pregressi.
Anche nella limitrofa Marmora, si rilevano situazioni dove basterebbero azioni relativamente semplici da parte del Comune, atti a risolvere questioni simili a quella del torrente Rodia, con la sola differenza di aggiungere poche decine di metri a strade chiuse in prossimità del lungomare. Un caso emblematico – ma non per questo l’unico – è il complesso “Baia verde”, il cui accesso dalla Statale è fruibile, mentre lo sbocco è precluso da un cancello che separa da un breve passaggio privato che porta sul lungomare.
In ogni caso, dopo anni in cui si è dormito profondamente, la questione delle aree da cedere a seguito di lottizzazioni, a Rodia e nelle zone limitrofe, sembra più che mai riaperta.
Intanto, al momento, l’unica strada regolare a servizio di Rodia e Marmora è la via Nazario Sauro, larga appena tre metri, che lambisce gli ingressi delle case, attraversa il sagrato della chiesa ed a senso unico consente un percorso da mare verso monte. In materia di gestione del territorio e prevenzione dei rischi, specie nella stagione estiva, quando la popolazione raggiunge picchi di varie migliaia di abitanti e la vivibilità degrada nel caos, si è così di fronte ad una palese inefficienza: anche il passaggio di un’ambulanza può costituire un problema.
Permanendo in questo stato, in caso di emergenza in cui fosse necessario individuare percorsi alternativi, non sarà facile trovare subito “l’amico” pronto a consegnare le chiavi del proprio cancello.
Corrado Speziale
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