– di Corrado Speziale –
Al Teatro V.E, con un grande doppio concerto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta magistralmente da Claude Villaret, si è aperta la centesima stagione della Filarmonica messinese, la più antica della Sicilia. Inizio nel segno della storia: sinfonia tratta dalla Ricciarda di Antonio Laudamo, quella con cui l’associazione iniziò la sua attività concertistica. Poi, dedica a Beethoven per i 250 anni dalla nascita: Leonora n. 3 e “Imperatore”. Quest’ultima, dal Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra, ha visto la splendida esibizione del pianista Bertrand Chamayou, che con intensità e talento ha incantato la platea, concedendo un bis personale con un adagio di Haydn. Il saluto del direttore artistico Luciano Troja, “Ringrazio gli abbonati che ci seguono da cento anni, spingendoci ad andare oltre i confini del tempo…”
Doppio concerto, pomeriggio e sera. E sarà così per tutta la stagione del centenario.
Al Teatro V.E., che domenica ha ospitato il concerto inaugurale della stagione 2020/2021 della Filarmonica più antica dell’Isola, si respirava un’aria particolare, da grandi occasioni, “filtrata” da eleganti mascherine distribuite all’ingresso, realizzate ad hoc, assieme ad una miniatura della prima locandina con programma di un secolo fa, riproposta sotto forma di cartolina e inserita all’interno del programma di sala. Nel foyer, ad accogliere gli spettatori della “prima” della “centesima”, il presidente della Filarmonica Domenico Dominici, la vicepresidente Alba Crea, il direttore artistico Luciano Troja. A fare da cornice elegante, c’era il personale in alta uniforme dell’Associazione Carabinieri.
Gesti e sorrisi accoglienti, in un clima amichevole e cordiale, hanno caratterizzato l’avvio della stagione del centenario. I termo-scanner, dentro un’impeccabile attività di controllo e prevenzione anti-Covid, rilevavano la temperatura ma non l’emozione, evidente nello sguardo degli addetti ai lavori e degli appassionati, che hanno acceso le visioni di Luciano Troja nel suo breve ed emozionato saluto d’apertura, rivolto a chi si impegna quotidianamente, dentro e fuori l’associazione, e nel caro ricordo di Manlio Nicosia e Giovanni Molonia. Con una dedica finale, significativa e perennemente attuale: “Ringrazio gli abbonati che ci seguono da cento anni, spingendoci ad andare oltre i confini del tempo…”
Auguri “speciali” dal palco per questo super compleanno sono arrivati anche dal sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, Antonino Marcellino.
Il concerto, com’era nelle previsioni, ha rivelato eccellenze assolute: 60, più o meno, orchestrali dell’Orchestra Sinfonica Siciliana hanno riempito il palco e trasmesso alla platea senso e profondità musicale come raramente avviene. La “nostra” Orchestra regionale, che dal 1951 raccoglie fama e successi, è una realtà che primeggia in Italia e all’estero.
Questa è stata una delle occasioni in cui ha incontrato le bacchette di un grande direttore: Claude Villaret, deciso, autorevole maestro di fama internazionale, che ha diretto magistralmente, con gestualità elegante, puntuale e raffinata. Al piano solista, nella seconda parte dei concerti, ha dato una straordinaria dimostrazione di tecnica e talento Bertrand Chamayou. L’artista francese, noto, tra l’altro per aver avuto dedicato uno “speciale” Rai tra i “grandi pianisti” esibitisi con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha regalato un’esibizione intensa e coinvolgente su Beethoven, con rientro finale dopo un fiume d’applausi e omaggio personale alla platea con un adagio di Haydn, fuori programma.
Il concerto si è aperto con la sinfonia introduttiva della Ricciarda di Antonio Laudamo, rappresentata per la prima volta nel 1833. Così come accadde all’apertura della stagione di cento anni fa nel Salone dell’Esposizione dell’Edilizia in Via Natoli, a Messina, la sinfonia è stata riproposta domenica al V.E., così come revisionata da Nicolò Gullì. Primo movimento è un adagio, il secondo un allegro. La Ricciarda è un’opera il cui libretto, di autore ignoto, è ricavato da una tragedia di Ugo Foscolo. La sinfonia, rimasta inedita, era stata custodita nella biblioteca del Conservatorio di Messina.
L’omaggio a Ludwig van Beethoven, di cui ricorrono i 250 anni dalla nascita, si è articolato su due brani di tre movimenti ciascuno.
L’Ouverture in do magg. op. 72 b della Leonora n. 3, adagio, allegro, presto, è la “ripresa” dell’opera Fidelio, riproposta a Vienna nel 1806 e terza elaborazione di due precedenti. Ogni passaggio ha un senso, una storia narrata e interpretata in musica dentro un dramma vissuto. Stati d’animo e suggestioni che Claude Villaret e l’orchestra offrono alla platea in maniera evidente. “La Leonora n. 3 – scrive nel programma di sala il musicologo Riccardo Viagrande – presenta nell’adagio iniziale il drammatico tema dell’aria dell’Atto II di Florestano languente nel carcere. Il primo tema dell’allegro, in forma sonata, è costituito da una rielaborazione dell’accompagnamento orchestrale della seconda parte della stessa aria sognata in partitura con l’andamento poco allegro e di una sezione del duetto Leonora – Florestano del penultimo quadro; a questo si contrappone il sognante secondo tema che con il suo movimento ascendente sembra presagire il felice scioglimento della drammatica vicenda. Al centro dell’overture, annunciato da solenni squilli di trombe, appare un tema della struttura di inno che rappresenta la liberazione dei prigionieri da parte del ministro di Stato”.
Il Concerto in mi bem. magg. op. 73, inteso come “Imperatore”, da un appellativo che sarebbe arrivato da un ufficiale della Grande Armée, è articolato in tre movimenti: Allegro, Adagio un poco mosso, Rondò Allegro ma non troppo. In evidenza subito il protagonista, non a caso Bertrand Chamayou è annoverato tra gli interpreti più accreditati in questo capitolo beethoveniano: “L’Allegro iniziale – scrive sempre l’esperto Riccardo Viagrande – contrariamente alla consuetudine che prevede un’esposizione orchestrale, mette subito in rilievo il solista a cui, insieme all’orchestra, è affidato il compito di presentare la tonalità d’impianto attraverso i suoi accordi più rappresentativi”. Bello e profondo il passaggio al secondo tempo, di cui possiamo testimoniare la fedeltà rispetto a quanto proposto: “Presenta una delicata e solenne compostezza dotata di una pensosa religiosità espressa magnificamente dall’iniziale tema di corale affidato agli archi”. Il terzo movimento, “una geniale contaminazione tra la forma di Rondò e quella del tema e variazioni…” è variegato e magnificamente articolato sulle qualità di Chamayou che “dirige” se stesso e trascina l’orchestra verso il lungo applauso finale.
Per la “centenaria” Filarmonica messinese, ottima la prima, da ricordare e scrivere negli annali. Intanto, archiviato il debutto stagionale, il pensiero va già al secondo concerto, con un “fuoriclasse” che si farà apprezzare dal pubblico messinese: domenica 25 ottobre al Palacultura Antonello (Turno A ore 17,30 – Turno B ore 20,00), appuntamento con Salvatore Accardo, fra i più grandi violinisti al mondo, accompagnato al pianoforte da Laura Manzini. In programma musiche di Mozart, Beethoven e Saint-Saëns.