Questo il testo della nota:
Gentile direttore,
dopo un mese di plausi senza quasi mai mostrare atteggiamenti ostili nei confronti della collettività che ha partecipato alla riapertura del Teatro in Fiera, oggi ribattezzato Pinelli, il suo giornale ha preso a pretesto un fatto, la “riapertura” dell’Irrera a Mare, per iniziare una campagna stampa di segno decisamente opposto.
Non ha senso ritornare su quanto già, attraverso comunicati, smentite e precisazioni è stato detto: andiamo ai fatti. E ciò che le proponiamo, considerato che non vogliamo in nessun modo essere identificati come quelli che vogliono “privatizzare” un pezzo di demanio pubblico, oppure far regnare “il caos” e l'”anarchia”, è un confronto pubblico, aperto a tutti, e sinceramente inteso a allargare il dibattito sul destino dell’area fieristica a tutte le parti sociali e alle forze culturali di questa città (compresi i “Canterini Peloritani”, che hanno tutto il diritto di venire al Teatro e proporre il loro spettacolo: anzi li invitiamo a farlo al più presto!).
Un confronto che la collettività del Pinelli vuole imbastire a partire proprio dalla campagna stampa portata avanti da alcuni cronisti del vostro giornale, tesa, a nostro avviso, a ridurre a problema di ordine pubblico e di mera legittimità istituzionale, un processo politico, sociale, artistico e culturale che avrebbe, invece, tutta la necessità di dispiegarsi per produrre un cambiamento di rotta in questa città.
Nella storia, tutti i momenti di rottura, come lei ben sa, si scontrano con una serie di dispositivi giuridici che, nonostante siano formalmente in vigore, non corrispondono alle reali esigenze della popolazione, e che proprio per questo devono essere cambiati.
E quando il dibattito politico istituzionale è sequestrato da forze conservatrici e reazionarie che guardano solo a se stesse, la mediazione degli istituti rappresentativi rimane solo una fede cieca nell’autorità. Come scriveva Montaigne, “le leggi mantengono il loro credito non perché sono giuste, ma perché sono leggi.
E’ il fondamento mistico della loro autorità”. Sarebbe a dire: il diritto formale vive solo perché – Pascal docet – “non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto”.
Noi invece intendiamo il diritto come forza viva in divenire che opera per la trasformazione di un presente ossificato e protetto da ogni innovazione da una classe dirigente che in questi anni ha saputo solo lucrare sulle spalle di tutto e tutti. Soprattutto su quelli che oggi noi chiamiamo beni comuni.
Ora, di fronte ad una città in frantumi, dove la legalità è un concetto precario ad uso e consumo di chi detiene il potere, criminalizzare l’atto di chi prova a mutare l’ordine sociale esistente vuol dire di per sé allearsi con le forze che questa città l’hanno distrutta.
Noi non crediamo alla favola che la legge sia neutrale. Per questo i richiami all’autorità ci sono sembrati strumentali. In ogni caso vorremmo dimostrare che il Teatro in Fiera e l’Irrera a Mare non sono strutture sequestrate alla collettività, ma anzi riaperte per tutti affinché si decida del loro futuro collettivamente.
Questo noi cerchiamo di difendere. La democrazia è un processo complicato e difficile: noi non ci tiriamo indietro di fronte a ad un confronto con chi la pensa diversamente da noi, ma siamo indisponibili ad una resa incondizionata.
Attendiamo da parte sua una risposta pubblica. In seguito, se lei intenderà accogliere l’invito, decideremo insieme una data per il confronto.
Distinti Saluti
Teatro in Fiera Pinelli.