– di Corrado Speziale –
La rete fognaria della zona nord di Messina, nei suoi vari interventi recenti e passati, è stata progettata e realizzata verso un depuratore che esisteva solo “sulla carta”, ossia quello di Tono. Ciò comporta che mezza città ha l’impianto fognario con scarico fuorilegge. Per questo motivo i collettori che sversano in mare sono stati messi sotto sequestro dalla Guardia costiera. Nel caso di Ganzirri, la cui condotta scarica nello specchio di mare in contrada Salina, si sono riaccesi i riflettori dopo la denuncia dei cittadini per la rottura della condotta con conseguente riversamento dei liquami alla foce del torrente Papardo, riparata dall’AMAM dopo 8 giorni. Intanto, soltanto adesso, sotto l’autorità del Commissario Straordinario Unico, con sede a Roma, presso la Sogesid, istituito a seguito della condanna della Corte di Giustizia U.E., si sta svolgendo l’iter per l’aggiudicazione del servizio per l’espletamento delle attività propedeutiche alla progettazione del depuratore di Tono e dei relativi collettori fognari che vanno da Fiumara Guardia a Spartà e interessano anche i villaggi collinari. Lo scorso 5 settembre si sono aperte le buste per l’offerta tecnica, il prossimo 6 ottobre si apriranno quelle per l’offerta economica – temporale.
E’ tutto “normale” quando un’emergenza diventa strutturale e sotto il “mal comune mezzo gaudio”, trattandosi di un grave fenomeno di valenza regionale e nazionale, chiunque si sente sollevato da responsabilità. E’ il caso dell’annoso problema del trattamento delle acque reflue urbane, ovvero degli impianti di depurazione e delle reti fognarie che vi affluiscono: inadeguatezza o assenza. Messina questi problemi ce li ha entrambi. Ma è una tra le varie città ad averli, e la Sicilia è la regione che detiene il record in questa saga delle emergenze. Risultato: pesanti sanzioni europee per inosservanza della Direttiva 91/271/CEE e infine la condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’Italia, per queste inadeguatezze, ha fatto la “collezione” di commissari, ma solo fino al 26 aprile scorso, data in cui è stato istituito il “Commissario Straordinario Unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l’adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte di Giustizia Europea”. E qui Messina è direttamente interessata, perché è proprio a questa autorità, con sede a Roma, presso la Sogesid, che è stato consegnato in mano il destino del depuratore che servirà la zona nord della città: lo scorso 5 settembre si sono aperte le buste per l’offerta tecnica e il prossimo 6 ottobre si apriranno quelle per l’offerta economica
– temporale per l’aggiudicazione del “Servizio per l’espletamento delle attività propedeutiche alla progettazione (indagini geognostiche, batimetriche, archeologiche, ambientali e di rilievo dei sottoservizi esistenti) relativi ai lavori di Costruzione di un impianto di depurazione in località Tono e dei collettori fognari per il convogliamento reflui fognari della zona costiera da Fiumara Guardia a villaggio Spartà e limitrofi villaggi collinari”. L’importo per queste specifiche competenze è di 412.408,18 euro e al momento si attende la conclusione dell’iter della gara. In questa fase, i gruppi ammessi dal Commissario straordinario per la Sicilia, prima della sua decadenza, erano tre: la L&R Laboratori e Ricerche s.r.l., RT Costituendo Aecom Urs Italia S.p.a. – Geoproject s.r.l. e la RT Costituendo Poliservizi s.r.l. – Imos s.r.l.. L’intervento per la realizzazione dell’impianto, per l’importo di 40.000.000 di euro, essendo supportato solo da un progetto preliminare, al momento giace in fondo alla classifica, al n.169, con priorità 3, nel Programma triennale delle OO.PP. del Comune di Messina. Allo stato, dunque, siamo alle “Attività propedeutiche alla progettazione”. Per l’opera, dunque, si attendono tempi lunghi.
Quanto alla gestione delle condotte esistenti, a Ganzirri, recentemente, son venuti i classici “nodi al pettine”: un gruppo di cittadini, in testa Marcello Puglisi, che da un po’ di tempo si batte in difesa della vivibilità del litorale del villaggio, ha segnalato la rottura della condotta fognaria con relativo sversamento dei liquami alla foce del torrente Papardo. Dopo poco più di una settimana la condotta è stata riparata, e in quel contesto è stata sistemata anche la botola di un pozzetto, oggetto di precedente segnalazione in quanto instabile e pericolosa. Ma a distanza di dieci giorni gli effetti del danno provocato dalla fuoruscita di liquami maleodoranti sono ancora evidenti: solo consistenti e salvifiche mareggiate “risolveranno” il problema. Adesso la condotta è ritornata ad essere “normale” e attraverso l’impianto di sollevamento scarica regolarmente laddove è fuorilegge, ossia in contrada Salina, attraverso la condotta sottomarina. Questa è alimentata da un impianto di pompaggio, impropriamente definito “depuratore”, dotato di una griglia che ne limita l’apporto grossolano. Tali sistemi di scarico, generalmente, risolvono le emergenze nel caso di mancato funzionamento degli impianti di depurazione. Con un piccolo dettaglio: in questo caso il depuratore non esiste. Cosicché, ciò che dovrebbe essere emergenza diviene ordinaria amministrazione. Dunque a Ganzirri i liquami vengono spinti in profondità, a largo dello splendido specchio di mare denominato sin dai tempi antichi dai pescatori di pescespada “Posta 9 – Salina”.
Un luogo mitico, solcato dalle feluche, dove la bellezza naturale dovrebbe abbracciare la salubrità dell’ambiente, in quella sponda messinese dello Stretto che nei programmi dell’Amministrazione Accorinti sarebbe destinato a diventare patrimonio dell’UNESCO. La condotta di scarico e l’annesso impianto, tempo addietro, sono stati posti sotto sequestro dalla Guardia costiera. Nel cancello d’ingresso all’area dell’impianto, sono ancora evidenti le tracce del nastro apposto come sigillo per l’occasione.
Stesso destino hanno avuto le altre condotte che lungo la città scaricano liquami in mare e tutti i torrenti cittadini nei quali è stata rilevato lo scorrimento di acque reflue che sistematicamente vanno a defluire nelle acque dello Stretto.
In tal senso, è inesorabile l’ultimo rapporto redatto dalla Direzione Ambiente della Città Metropolitana di Messina che segnala scarichi a cielo aperto che si estendono su tutto il fronte cittadino, sversanti in mare a Mili, Tremestieri, e attraverso i torrenti S. Filippo, Oreto, Gazzi, Zaera (viale Europa), Portalegni (via T. Cannizzaro), Boccetta, S. Leone e Annunziata.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.