(AGI) – Il capo di gabinetto del sindaco di Messina, Antonio Ruggeri, e’ indagato per truffa ai danni dello stesso ente.
Il Procuratore aggiunto, Vincenzo Barbaro, gli ha fatto notificare un’informazione di garanzia dalla sezione di Pg della Polizia ritenendo che il perito industriale, Ruggeri – che e’ anche presidente ed amministratore delegato dell’Ato3 e direttore del Polo catastale dopo essere stato un semplice dipendente del Dipartimento patrimonio del Comune – vanti crediti “gonfiati” per gl’incarichi esterni di consulenza relativa alla catastazione degl’immobili comunali effettuate a partire dal 1993. Proprio lo scorso 22 maggio un commissario ad acta, Matilde Mule’ – inviato a Palazzo Zanca dal prefetto Francesco Alecci – ha ordinato al Comune il pagamento a Ruggeri di 726 mila sulla base di una sentenza del Tar di Catania che gli riconosceva il credito vantato e rivendicato con una serie di decreti ingiuntivi ai quali Palazzo Zanca non si e’ mai opposto. Il pagamento dei 726 mila euro avverra’ in due tranches: 467 mila euro, comprese le spese e gli onorari di giudizio ammontanti complessivamente a 17 mila euro, entro il 30 giugno e 276 mila euro entro il 30 giugno 2010. Per far fronte al debito Palazzo Zanca ha dovuto dismettere la vecchia scuola “Cola Camuglia”. L’inchiesta della Prrocura adesso pero’ potrebbe far riasparmiare parte di quei soldi al Comune di Messina. L’inchiesta era stata aperta dal Procuratore aggiunto, Barbaro, circa un mese fa e la polizia giudiziaria aveva acquisito gli atti e le delibere comunali, sentendo, come “persone informate sui fatti”, Diane Litrico, dirigente dell’Area coordinamento risorse intere e del Dipartimento gestione giuridica del personale, e Vincenzo Schiera, dirigente del Dipartimento patrimonio. A presentare un esposto-denuncia, a fine aprile, alla Corte dei Conti ed alla Procura erano stati tre consiglieri della stessa magggioranza di centrodestra guidata dal sindaco Giuseppe Buzzanca, Giuseppe Melazzo (Udc), Nello Pergolizzi e Claudio Canfora (enttambi Pdl). I tre consiglieri hanno chiesto conto al sindaco di questo “conflitto d’interessi” del capo di gabinetto.