Il sorriso e la malizia venivano dal fatto che Accorinti in passato non ha mai risparmiato critiche all’apparato organizzativo della Vara, non certamente per il significato religioso, bensì verso il lato un po’ più “pagano” dell’evento. L’altro motivo di ironia proveniva più da una questione d’immagine, visto che i riferimenti culturali e spirituali citati in passato dal sindaco poco o nulla hanno a che vedere con il cattolicesimo tradizionale, tanto che in molti l’hanno etichettato come buddista, e ciò aumentava la curiosità verso il comportamento che Accorinti avrebbe tenuto durante la festa più importante della città.
L’idea di voler applicare alla processione della Vara il proprio slogan elettorale ( Cambiamo Messina dal Basso) aveva creato non poco scetticismo.
In questo ragionamento però ci si dimentica come hanno ridotto la città quegli amministratori dall’etichetta impeccabile, bravi ogni 15 Agosto a mettersi dietro la Vara seguendo la processione con sguardo mistico e religioso, seguendo alla perfezione un copione che veniva messo in un cassetto il giorno dopo e riproposto l’anno successivo. Ieri probabilmente di etichette se ne sono viste poche, ma di sostanza ce n’era da vendere.
Chi si aspettava gesti semplici ma clamorosi da parte del sindaco non è rimasto certamente deluso; vederlo alla base della macchina votiva a piedi nudi sventolando la bandiera blu da Capo -Vara con la scritta “Viva Maria”, ha suscitato non poco entusiasmo e ammirazione da parte dei cittadini.
Se la processione della Vara rappresentava per il sindaco una sorta di prova del 9, questa è stata ampiamente superata. Accorinti ha giocato una partita quasi perfetta, dando uno schiaffo morale a chi si aspettava un pesce fuor d’acqua, a chi si sperava in una Vara con uno spirito diverso, probabilmente un po’ più laico. Se il pronostico era questo, si può dire che il sindaco l’abbia clamorosamente capovolto, perché di spiritualità ieri se ne respirava come mai fino ad ora.
Ma il merito più grande è stato quello di aver fatto soffiare un vento nuovo durante la processione, un vento che profuma di legalità e che non meno di un anno fa, dopo le minacce ai ragazzi di AddioPizzo, sembrava un risultato impossibile da raggiungere. Ciò è potuto accadere non solo grazie ai rapporti con il Comitato Vara, ma anche grazie ai cittadini che hanno aderito ad una raccolta fondi che probabilmente ha portato ad una manifestazione low cost, ma sicuramente più partecipata.
L’edizione 2013 della Vara ha fatto capire che, oltre il buio e la puzza dell’illegalità, esiste una devozione vera, pura, che viene dal cuore verso la Madonna, protettrice di una città distrutta dall’ingordigia dei suoi figli. Ieri si è dimostrato che essere devoti e credere non è sinonimo di connivenze, bensì di volontà di migliorare il proprio luogo natio in modo sincero e profondo portando dentro al proprio cuore la luce della Fede.
Se ciò non è avvenuto prima però lo si è dovuto talvolta al silenzio delle istituzioni religiose, che poche volte hanno salvaguardato la parte pulita dei credenti.
Dall’altro lato però la giornata di ieri ha rappresentato una sconfitta per chi, appena dodici mesi fa, ha commesso l’errore di voler gettare via il bambino con tutta l’acqua sporca, vedendo nella Vara solo ed esclusivamente un festival dell’illegalità che dura ormai da mezzo millennio, una giornata di permesso per i detenuti liberi di poter scatenare per le strade della città tutto il loro fanatismo religioso e che vedono in una manifestazione di fede qualcosa di impensabile e superato per chi vive nel 2013.
C’è da scommettere che anche i più strenui detrattori della Vara ieri, anche se per un attimo soltanto, abbiamo provato emozione e forse si siano posti qualche domanda.
Antonio Macauda