MESSINA “NON GODE DI BUONA SALUTE” – Le liste d’attesa lunghissime portano al “privato” ecco come il cittadino può fare ricorso e chiedere il rimborso
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MESSINA “NON GODE DI BUONA SALUTE” – Le liste d’attesa lunghissime portano al “privato” ecco come il cittadino può fare ricorso e chiedere il rimborso

Esami prenotati per il 2026: cittadini esasperati, il diritto alla salute resta un miraggio, ma una Pec può diventare un’alternativa

Prenotare un’ecografia addome superiore oggi e sentirsi rispondere «gennaio 2026».

Oppure chiedere un esame per capire il deterioramento delle ossa e ritrovarsi in agenda per «dicembre 2025». Non è un film distopico, ma la realtà che vivono ogni giorno centinaia di cittadini anche residenti nel messinese che cercano di accedere a prestazioni sanitarie pubbliche.

Quasi un indotta deviazione verso il “privato” o l’extramenia dopo i tempi d’attesa sono “umani”,  tempestivi ma a pagamento.

Infatti chi ha bisogno di un controllo, spesso prescritto dal medico curante e talvolta urgente per verificare patologie croniche, si ritrova davanti a un muro: le liste d’attesa, lunghe mesi o addirittura anni, trasformano il diritto alla salute in un privilegio per chi può permettersi le tariffe del privato.

E dal centralino si sentono rispondere che non possono tener conto dell’urgenza descritta dal medico.

Secondo i dati elaborati di recente dall’associazione “Tutela dei Diritti Imprese e Cittadini Europei”, presieduta da Francesco Previte, la situazione in provincia di Messina è allarmante: analizzando le oltre 200 mila prestazioni registrate dall’Asp tra il 2024 e l’inizio del 2025, emerge che nel 40% dei casi i ricoveri arrivano già in ritardo, mentre molte prestazioni urgenti vengono fissate addirittura dopo un anno. Sono emblematici i casi raccolti dall’associazione: un paziente cronico che, dopo una richiesta presentata il 18 marzo 2025, ha ricevuto la prenotazione per due esami fondamentali solo il 29 gennaio 2026; un altro utente che, dopo una serie di richieste inoltrate nel 2024, ha ottenuto date comprese tra giugno e novembre 2025, con un esame fissato addirittura a gennaio 2026.

Il “privato” come unica via: ma a caro prezzo

In questo contesto, molti cittadini non possono far altro che rivolgersi al privato.

Una scelta quasi obbligata, che però incide pesantemente sui bilanci familiari, specie per chi ha redditi bassi o condizioni croniche che impongono controlli costanti. Una visita privata, a seconda della prestazione, può costare dai 50 ai 200 euro (anche oltre in alcuni casi), e non tutti possono permetterselo.

La conseguenza?

Patologie che peggiorano, diagnosi tardive, disagio psicologico, rinunce. Secondo recenti rapporti della Corte dei Conti e del Censis, in Italia sono circa 4 milioni le persone che rinunciano a cure sanitarie per le liste d’attesa o per i costi proibitivi.

Ora però il cittadino, ma spesso pochi lo sanno,  può ottenere il rimborso di una visita specialistica non eseguita nei termini di urgenza richiesti dall’ASP.

E’ necessario presentare una richiesta formale all’azienda sanitaria locale (ASL) competente. Questa richiesta deve essere accompagnata dalla documentazione necessaria, inclusa la prescrizione medica con la classe di priorità, la comunicazione dei tempi di attesa forniti dall’ASL e la documentazione relativa alla visita privata eseguita, come fatture e ricevute.

Ecco i passaggi dettagliati:

Raccolta della documentazione:
Impegnativa medica: Conservare la prescrizione del medico curante che indica la necessità della visita e la classe di priorità (U, B, D o P)
Comunicazione dei tempi d’attesa: Conserva la comunicazione ufficiale dell’ASL che attesta i tempi di attesa per la visita. Questo può essere un documento del CUP (Centro Unico di Prenotazione) o una comunicazione scritta.
Documentazione della visita privata: Conserva la fattura o ricevuta della visita specialistica eseguita privatamente, insieme alla documentazione che attesta l’impossibilità di ottenere la prestazione nei tempi previsti dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale).
2. Presentazione della richiesta:
Compila un modulo di richiesta di rimborso, disponibile presso l’ASL o sul loro sito web.
Allegare tutta la documentazione raccolta alla richiesta.
Invia la richiesta tramite raccomandata A/R o PEC (Posta Elettronica Certificata) all’ASL di competenza.
3. Attesa della risposta:
L’ASL valuterà la tua richiesta e, se ritenuta valida, procederà con il rimborso delle spese sostenute, escludendo eventualmente il costo del ticket che avresti dovuto pagare anche se la visita fosse stata effettuata tramite il SSN.
I tempi di rimborso possono variare, ma in genere sono nell’ordine di qualche settimana o mese.
Note importanti:
È consigliabile informarsi presso la propria ASL sui moduli specifici e le procedure da seguire, poiché possono variare leggermente da regione a regione. Se la visita privata è stata effettuata prima di ottenere l’autorizzazione preventiva dall’ASL, il rimborso potrebbe essere più difficile da ottenere. In caso di difficoltà o dubbi, è consigliabile rivolgersi a un patronato o a un’associazione di consumatori per assistenza

La promessa delle case di comunità: basterà?

 l’Asp di Messina ha annunciato lo studio di nuove misure per ridurre le liste d’attesa, in linea con le indicazioni del Ministero della Salute e con i fondi PNRR destinati alla sanità territoriale (case e ospedali di comunità, potenziamento della medicina di prossimità). Ma i cittadini attendono risposte concrete, non solo annunci. «È necessario e urgente — afferma Francesco Previte — un piano straordinario per abbattere le liste d’attesa, con più personale, più ore dedicate e maggiore trasparenza nella gestione delle agende».

Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione italiana all’articolo 32, ma a Messina — come in tante altre città italiane — è messo a dura prova. La domanda che oggi si pongono in molti è: quando? Quando potremo smettere di vivere nell’angoscia di non ricevere le cure in tempo? Quando potremo tornare a fidarci della sanità pubblica?

Intanto, la realtà quotidiana resta quella di esami prenotati, se va bene, anche per il 2026, di pazienti costretti a scegliere tra debiti e diagnosi, di un sistema sanitario pubblico che fatica a garantire la tempestività delle cure.

E nell’attesa — quella vera, che non si misura solo in mesi o anni ma anche in ansia e frustrazione — i cittadini non possono far altro che sperare che questa volta le promesse non restino sulla carta, altrimenti si può andare dal privato dove di fatto operano i sanitari che dovrebbero operare nel pubblico.

riepilogo

Diciamo che la cosa sta così: CUP ti dice data effettuazione visita; tu invii PEC al D.G. ASP con allegata copia ricetta dove c’è U o B e scrivi che il CUP ti ha prenotato per data Xxx non congrua con i tempi previsti per la prestazione (U)rgente o (B)reve. D.G. i tempi uguali alla visita Urgente o Breve per rispondere e in caso di mancata risposta si esegue visita presso centro privato e si chiede rimborso all’asp presentando fattura.  Il cittadino ha diritto al rimborso delle spese sostenute per una visita privata. Questo diritto è riconosciuto dal Decreto legislativo 124/1998 e ribadito dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA).

12 Luglio 2025

Autore:

redazione


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