MESSINA – Dopo il nuovo stop del Genio civile si infuoca il clima sul Piau
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MESSINA – Dopo il nuovo stop del Genio civile si infuoca il clima sul Piau

– di Corrado Speziale –

L’assessore De Cola accusa persino di “malafede” chi considera il piano una speculazione, e tira in ballo la riduzione di cubatura che verrebbe ignorata da chi si oppone al progetto. Ma il Programma innovativo in ambito urbano, “Progetto integrato per la ristrutturazione e riqualificazione urbana”, previsto tra la Stazione Marittima e Gazzi, contiene la novità d’essere concepito in metri quadri realizzabili, ossia superfici insediate, e non in metri cubi. Così, mentre questi ultimi nelle previsioni si riducono rispetto all’esistente, le Slp – superfici lorde di pavimento, vengono invece sensibilmente incrementate. A ciò è legato il valore delle operazioni immobiliari da cui scaturirebbe la paventata speculazione. Nelle ex aree industriali, nella misura del 50 per cento, vengono anche “trasformati” i volumi provenienti dalle zone collinari che saranno declassate dalla Variante di salvaguardia. Sul piano delle autorizzazioni, soddisfare le numerose osservazioni del Genio civile che avevano portato al parere negativo sotto l’aspetto geomorfologico dell’aprile scorso, si è rivelata un’impresa ardua. Così il 28 agosto il diniego è stato confermato. Al Piau e alla Variante “Salvacolline”, piani strettamente collegati, l’Amministrazione Accorinti ha affidato il futuro urbanistico di Messina, che culminerà nella redazione del nuovo Prg.

Gli elaborati integrativi “solo in parte ottemperano alle richieste dell’ufficio e quindi non sono sufficienti né risolutivi alle criticità evidenziate”. Così scrive il Genio civile nella sua ultima nota del 28 agosto. Si tratta del secondo diniego, sotto l’aspetto geomorfologico, riferito all’art. 13 della legge 64/74 sulle norme sismiche, espresso nell’arco di quattro mesi sul Piau – Programma innovativo in ambito urbano, “Progetto integrato per la ristrutturazione e riqualificazione urbana dell’area Stazione Marittima – S. Cecilia”. L’Ufficio di via Saffi, diretto da Leonardo Santoro, il 27 aprile scorso, sull’ambizioso progetto di trasformazione urbana della città che interessa il perimetro a valle della via La Farina, tra la Stazione Marittima e Gazzi, aveva riscontrato problematiche di natura sismica, geolitologica, geotecnica e ambientale. Questioni di non facile soluzione, considerati i numerosi punti, ben 17, dentro i quali si articolava il corposo parere negativo inviato al dipartimento Lavori pubblici del Comune di Messina. “Soltanto a seguito della riproduzione dell’intera pianificazione urbanistica di dettaglio – scriveva il Genio civile ad aprile – supportata dalla caratterizzazione dei terreni inquinati, dalla produzione delle risultanze degli studi di microzonazione sismica di secondo e terzo livello, dalla previsione di opere di mitigazione della vulnerabilità sismica di sito per l’edificato esistente fondato su terreni (talvolta anche ex alvei fluviali) disomogenei e sicuramente caratterizzati da amplificazioni sismiche, potrà essere riproposto il piano in oggetto per la richiesta di nulla osta geomorfologico di questo Ufficio ai sensi dell’art. 13 della legge 64/74”. In particolare, nel parere, risaltava il diniego assoluto riguardo alla realizzazione del centro servizi nel primo dei cinque ambiti del piano. Il Comune avrebbe dato riscontro alla nota il 17 luglio, ma evidentemente gli studi prodotti sono stati ritenuti insufficienti. Quello del Piau è certamente un cammino tutto in salita per quanto riguarda le materie del Genio civile, che già nell’agosto dello scorso anno si era espresso negativamente sul trasferimento, nelle ex aree Zir e Zis, dei volumi che proverrebbero dalla Variante di salvaguardia, cosiddetta Salvacolline. Così, al nuovo stop del Genio civile, hanno fatto eco reazioni in città da parte di addetti ai lavori e non solo. Ad iniziare dal primo artefice “politico” del piano, l’assessore Sergio De Cola, che è andato giù in maniera piuttosto dura: “Chi parla di speculazione o non ha guardato il piano oppure è in malafede perché il Piau, nell’ipotesi di massima realizzazione, prevede volumetrie minori di quelle oggi esistenti ed un considerevole incremento degli standard urbanistici in termini di parcheggi, verde ed attrezzature pubbliche, spazi urbani ed aree e di interesse comune. Analogamente parlare di ingenti trasferimenti di volumi non ha alcun senso perché le volumetrie comunque realizzabili sono, ripeto, inferiori a quelle esistenti”. Dopodiché, l’assessore fa riferimento ad aspetti tecnici e politici: “Le caratteristiche geologiche dell’area anche sulla scorta delle integrazioni prodotte, sono probabilmente le più indagate della città e conseguentemente le previsioni d’intervento possono essere, e così è stato fatto, calibrate in conseguenza. C’è una proposta avviata dall’Amministrazione precedente che nell’interesse della città è stata portata avanti in base al principio della continuità amministrativa che adesso va valutata, approvata, modificata o bocciata assumendosi in questo caso, la responsabilità di bloccare un processo di riqualificazione urbana ed un volano economico entrambi importanti”. L’assessore ne ha dunque per tutti, ad iniziare di chi parla di speculazione edilizia. Ma il Piau, “innovativo”, lo è innanzitutto poiché contiene la novità d’essere concepito in metri quadri realizzabili, ossia “superfici insediate”, e non in metri cubi. Così, mentre questi ultimi nelle previsioni si riducono rispetto all’esistente, le Slp – superfici lorde di pavimento, parametri essenziali per le previsioni del piano al posto dei metri cubi, vengono invece sensibilmente incrementate. A ciò è legato il valore delle operazioni immobiliari da cui scaturirebbe la paventata speculazione: il mercato valuta i metri quadri e non i metri cubi. Nelle zone residenziali a ridosso di via Don Blasco e via Croce Rossa potranno sorgere palazzi di 7 piani dell’altezza di 22 metri che declineranno a scalare fino a 3 piani sul fronte mare. In generale, il piano esecutivo, a fronte di un volume esistente di 3.055.447 metri cubi, di un volume demolito di 2.412.258 metri cubi e di un volume di progetto di 2.252.684 metri cubi, nella sua trasformazione prevede un incremento di Slp – superficie lorda di pavimento, di 121.935 metri quadri. I metri cubi abbattuti, pertanto, opportunamente rimodulati, portano a questo “interessante” incremento di superficie pavimentata all’interno di soluzioni edificate. Ovviamente, sarebbero compresi anche i volumi atterrati dalla Variante Salvacolline, sfruttabili al 50 per cento nelle ex aree Zir e Zis. A condurre i progettisti nel prevedere un mercato immobiliare tale da incrementare le “superfici insediate”, così come riferito dall’architetto Camerana, nonostante il decremento demografico in città, c’è la “frammentazione familiare” che sta caratterizzando la nostra società.
I cinque ambiti del Piau, in tal senso, risultano diversificati l’uno dall’altro. Ciascuno presenta il proprio incremento, fatta eccezione per l’ambito 2, la marina, a vocazione turistico – ricettiva con l’incognita del porticciolo, ipotesi che sembra allontanarsi sempre di più, che presenta una superficie lorda pavimentata ridotta rispetto all’esistente. Nel contesto dell’incremento delle “superfici insediate”, nell’intero piano si registra tuttavia la diminuzione della superficie coperta e l’aumento di quella permeabile.
Questo per quanto riguarda il discusso aspetto delle cubature. Intanto, prioritariamente, il dipartimento Lavori pubblici di Palazzo Zanca e i progettisti del piano dovranno risolvere la delicata e complessa questione venutasi a creare a seguito dei ripetuti dinieghi del Genio civile.

 

1 Settembre 2017

Autore:

redazione


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