MIS – Conversazione con il Presidente della “Nazione Siciliana”
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MIS – Conversazione con il Presidente della “Nazione Siciliana”

Conversazione_Con_Il_Presidente_della_Nazione_Siciliana_340_x_375Un’ampia selezione dell’intervista rilasciata da Raffaele Lombardo a Claudio Corbino, nel corso della quale tocca i punti fondamentali dell’azione del governo regionale e della prospettiva futura per la politica siciliana La sua azione politica in Sicilia sembra essersi poggiata sul superamento degli schieramenti nazionali.
Diciamo che arriviamo con grande ritardo. Dal 1946 ad oggi fanno 64 anni dalla fondazione della regione autonoma. Sono fermamente convinto che la riproduzione in Sicilia dei partiti nazionali sia la perfetta negazione dell’autonomia. In una Regione autenticamente autonoma si ricostruiscono i partiti in funzione di una distinzione: autonomia si, autonomia no.
Cosa vuol dire oggi autonomia?
Autonomia in Sicilia oggi vuol dire solo una parola: riforme, riforme, riforme; perche 64 anni di ascarismo hanno portato al coma della regione e adesso bisogna rianimarla con le riforme giuste. Le riforme mettono in discussione il sistema “ascaristico” per cui i partiti non possono che ricomporsi attorno a questo obbiettivo: riforme radicali perché finalmente dopo l’unico vero tentativo, quello di Silvio Milazzo, si affermi la regione autonoma siciliana che, come sono solito dire, è dotata di tali risorse umane, ambientali e culturali, da potere primeggiare, tra le regioni, in Europa e nel mondo.
La Sicilia autonoma non piace a tutti a giudicare dall’impegno di alcuni per far cadere il Suo governo…
La grande campagna mediatico-politica iniziata il 29 marzo con la notizia dell’indagine che mi riguardava e poi proseguita il 12 maggio con la falsa notizia della richiesta di arresto da la misura esatta di quanto questa politica, coraggiosa e riformista, rompa le scatole ad alcuni. Oltre che da certa stampa, la vicenda è stata amplificata in aula da taluni deputati di infimo livello che si facevano latori di notizie infondate che erano soltanto finalizzate a far cadere il governo.
L’operazione non è riuscita…
Abbiamo tenuto duro, il mio discorso del 13 aprile in Assemblea Regionale credo sia servito. Ho fatto diverse conferenze stampa e ho rilasciato dichiarazioni spontanee ai magistrati su tutto quello che sapevo, sostenendo sempre che ero, e sono, pronto ad essere interrogato per contribuire a ristabilire la verità. E credo sia proprio questa, quella della verità cioè, la strada che la procura di Catania ha deciso di imboccare.
E sul nuovo governo atteso per settembre?
Mi auguro che questa ricomposizione porti a un’impostazione nuova del modo di essere della Regione, a un Governo che sappia fare tutte le riforme e che attraverso un piano di rientro, come per la sanità, per i rifiuti, per l’agricoltura e per il turismo determini una svolta virtuosa in politiche regionali che finora sono state tutte caratterizzate dallo sperpero e dalla inefficienza.
Da cosa dovrà ripartire il nuovo governo?
Il Governo Regionale dovrà ripartire rifondandosi su 3 pilastri. Primo un piano di radicali riforme. Sanità e Rifiuti sono state un buon inizio, ma bisogna andare avanti. Secondo un patto di legislatura che dia stabilità al Governo e all’Assemblea. Terzo: un impegno per i successivi cinque anni. Non ha senso che chi collabora oggi per riformare la Regione, si ritrovi domani a braccetto con chi questo processo riformista boicotta, ostacola, aggredisce giorno per giorno.
A proposito di Riforme. Si parla di abolizione delle Province.
La definizione è semplicistica e riduttiva. Parlerei semmai di abolizione della Regione per come è, per come si è costruita in 60 anni: un pachiderma immobile che tutto paralizza. Gonfio di personale e di burocratismo. Che tutto pretende di finanziare, di progettare, di controllare e che ha finito con l’ingrassarsi fino alla paralisi. Quindi decentramento di poteri, tutti quelli che si può, di personale e di risorse ai Comuni i quali potranno organizzarsi spontaneamente in (appunto) “liberi consorzi”, ai quali affidare funzioni sovracomunali. I liberi consorzi (art. 15 mai attuato dello Statuto) sostituiranno le Province e saranno governati dai sindaci dei comuni consorziati e presieduti, senza indennità aggiuntive, da uno di loro.
Poi una riforma del sistema produttivo, agricolo, turistico e industriale?
In agricoltura ci si illude di guarire il malato intervenendo sui sintomi e ignorando le cause del male. La produzione può migliorare, ma non funziona la commercializzazione e il sistema degli ipermercati che ha messo in ginocchio commercio e agricoltura. Siamo finiti, vaso di coccio tra vasi di ferro, preda dei colossi della distribuzione. Abbiamo provocato la chiusura di migliaia di piccoli esercizi. Noi stessi abbiamo contribuito all’abbattimento dei prezzi dei prodotti agricoli e alla fine a pagare saranno anche i consumatori
finali. Basta vedere che a fronte del prezzo del grano, circa 10 centesimi, il pane costa 3 euro/Kg.
Danni per tutti i siciliani, produttori e consumatori, mentre gli utili tutti per gli speculatori.
Sicilia Autonoma, libri che narrano di un Sud oppresso. Qualcosa sta cambiando nella cultura del paese?
Intanto la gente legge “Terroni”, il libro di Pino Aprile, e mi fa molto piacere. Questo scrittore, appassionato meridionale, in un certo senso riscrive il risorgimento italiano. E questo è anche il segno di un clima mutato.
Siamo pronti ad una nuova lettura del risorgimento?
Di certo una volta chi avrebbe osato mettere in discussione “l’eroismo” di Garibaldi o la grande capacità strategica di Cavour, o i meriti storici di Vittorio Emanuele che ci avrebbe liberato dalla schiavitù, sarebbe stato lapidato! La verità e che l’unificazione è stata anche un crimine e comunque una rovina. Un’azione violenta con i relativi saccheggi della Sicilia e del Sud. Persecuzioni, assassinii e stupri di massa. Latrocini e furti come il “trasferimento” dell’oro del Banco di Sicilia e di quello di Napoli: è la storia ininterrotta della rovina del Sud.
Un sud che da allora non si è più ripreso.
Comincia allora la nostra storia di emigranti. La gente del Sud, era povera come anche quella del Friuli, ma erano loro i più poveri, come anche i veneti o i torinesi. O i sardi: il Regno di Sardegna… mi viene da ridere!
Erano loro i migranti. Poi dopo l’Unità fu la volta dei siciliani, dei pugliesi, dei calabresi, dei lucani e dei campani.
Una storia fatta anche di mistificazione: oltre al danno la beffa…
Precisamente: prendiamo l’esempio del brigantaggio; presentato come il movimento di quattro criminali, e che invece fu una vera e propria reazione civile all’occupazione militare e allo sfruttamento che iniziò allora.
Questo grida vendetta agli occhi dei meridionali e da allora in poi è stato un susseguirsi di violenze anche sul piano culturale e storico. I meridionali vengono dipinti come una razza inferiore, lombrosianamente parlando, magari tendenti alla delinquenza, senza considerare che le mafie come le violenze da noi subite sono chiaramente figlie delle politiche nazionali piuttosto che di quelle regionali.
Più che un’unificazione potremmo dire una colonizzazione…
E infatti oggi l’autonomia c’è solo sulla carta: non esiste un’autonomia quando i grandi gruppi e i grandi movimenti economici sono tutti nazionali. Facciamo l’esempio delle raffinerie. Sono gruppi nazionali che sfruttano il nostro lavoro per farci morire con tumori e altre orribili malattie; distruggono il nostro mare, la nostra terra, la nostra aria per i prossimi centomila anni! E nonostante questo dobbiamo anche beccarci gli insulti di cialtroni e disonesti….
Certo in questi anni ci abbiamo messo pure del nostro…
Si capisce! Abbiamo mille colpe, dobbiamo dirlo. Dobbiamo correggerle e al tempo stesso recuperare l’orgoglio e la dignità. E sa cosa le dico? Dobbiamo prenderli a calci nel sedere senza pietà!
Presidente: la cacciata degli invasori?
Se quelli del Nord devono continuare a lamentarsi e a paventare la secessione, e allora che la facessero pure lasciandoci liberi e se ne andassero “al diavolo”! Solo che la secessione la proclamano, la minacciano, ma non la fanno. Non gli conviene farla. Finirebbe lo sfruttamento di questo enorme mercato di consumatori e di braccia che è diventato il Sud.
Meglio soli insomma che male accompagnati?
Da soli ce la caveremmo molto meglio dopo avere conquistato e affermato livelli di efficienza e di capacità di sfruttamento delle nostre straordinarie risorse.
In che modo tutto questo ha influito nella sua azione di governo?
Il nostro governo, tra mille difficoltà, e mille aggressioni, vuole imboccare questa strada nonostante la catena degli ascari e dei loro padroni che si muove giorno per giorno contro di noi.
Cosa intende per “catena degli ascari”?
Le spiego il sistema: prima ci sono i Romani, poi gli Arabi e i Normanni fino ai Savoia e dopo i Savoia i governanti di Roma e le politiche nazionali dei grandi gruppi economici che sfruttano la Sicilia, che  possiedono i giornali e ci fanno attaccare, che possiedono grandi scrittori e ci fanno sputtanare. E hanno le loro quinte colonne: sono gli ascari. Siciliani venduti al soldo dei padroni romani. Quelli che fanno carriera nell’economia, nella politica, diventano ministri. E siccome lo diventano perché sono i padroni romani o milanesi che glielo consentono, e siccome il frutto di questi premi ministeriali è la schiavitù e la sottomissione, e siccome il prezzo che si paga non è a carico delle loro tasche ma del popolo siciliano, difendono questo sistema con le unghie e con i denti.
E lei vuole spezzare questa catena.
Naturale! Se questo assetto saltasse, se dovessero guadagnarsi il consenso della gente piuttosto che fare i parlamentari o i ministri nominati, allora ci sarebbe da divertirsi. Per questo sono inviperiti e sono pronti ad azzannare e ad ammazzare.
Una lotta che sembra impari.
Ed infatti è difficilissima. La potremo spuntare solo quando una nuova consapevolezza di quello che siamo e dobbiamo essere farà giustizia di queste miserie e di questi miserabili.
Possiamo dire in quest’ottica che un ottimo alleato funzionale è la Lega?
La Lega ha preso la sua strada e se vuole fare la secessione la faccia pure così noi avremo acquisito la nostra indipendenza e la nostra libertà. Guardate Malta, realtà minima nel mare mediterraneo, territorio piccolo, 300.000 abitanti. Però ha 3 parlamentari europei, un commissario europeo, prima quello della pesca e ora quello della sanità, può fare la fiscalità di vantaggio, può abbassare le tasse quanto vuole. E attrae centinaia di operatori turistici siciliani che lì investono, lavorano, progrediscono.
Se tanto mi da tanto…
Beh, noi in Sicilia siamo 5 milioni, siamo un decimo della superficie italiana. Potremmo produrre beni per noi e da esportare, potremmo raffinare noi il nostro petrolio e decidere del nostro destino. E quindi il governo impari davvero a rispettare la nostra autonomia. O i siciliani si sveglieranno e la faranno rispettare loro. Ci faremo valere. Grazie a Dio ci sono organismi internazionali come l’Onu, la Corte di Giustizia, che sono posti a salvaguardia e tutela di quei principi affermati con chiarezza nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e che vanno garantiti. E quindi il nostro governo che lavora soltanto per il nord e per il centro nord, corregga questa politica prima che sia troppo tardi. I siciliani riprendano coscienza delle loro prerogative dandosi una mossa per cercare la strada della liberazione da questo giogo.
Aeroporto di Comiso, caso Tirrenia e vicenda autostrade: difficile parlare di coincidenze. Sembra un attacco alla Sicilia per cielo, per terra e per mare…
Veda, Berlusconi parla di elezioni ma non so come possa il suo partito raccogliere dei voti in Sicilia e nel Sud.
Partiamo dalla vicenda dell’aeroporto di Comiso.
Una truffa. Che il governo nazionale tenta di perpetrare ai nostri danni. Prima di tutto c’è da dire che è stato realizzato con fondi europei e di certo non l’ha finanziato né l’Anas, né il ministero dei Lavori Pubblici con fondi nazionali. Bene: lo vogliono catalogare come aeroporto regionale il che vuol dire che il controllo aereo (l’Enav) e i servizi di sicurezza, cioè i Vigili del Fuoco dovremmo pagarli noi. Se questi costi venissero posti a carico dei passeggeri un biglietto costerebbe 200 euro in più e nessuno atterrerà a Comiso!
L’aeroporto atterra e affonda prima di decollare.
Nel caso di altri aeroporti di analoghe dimensioni è comunque lo Stato a provvedere.
Assolutamente. E vorrei proprio capire perché non dobbiamo avere gli stessi diritti del piccolo aeroporto di Ancona o di Bergamo. Peraltro l’aeroporto di Catania ha comprato parte di quello di Comiso e può trasferirvi la sua conoscenza e il suo know how. Ma finché non sarà chiaro che i servizi vengano pagati dalla stato noi non sottoscriveremo il protocollo.
E veniamo al caso Tirrenia.
Siamo alle solite: abbiamo messo su una cordata che può partecipare all’acquisto della Tirrenia. Ma lo stato evidentemente o perché la vuole svendere, o magari regalare agli amici degli amici, soprattutto le tratte più convenienti, compie un autentico misfatto e impedisce che la Sicilia si riappropri di una delle tante cose che le sono state tolte.
La celebre flotta dei fratelli Florio…
I Florio con le loro tonnare, le loro banche e le loro distillerie, oltre appunto alla flotta in oggetto, erano uno dei gruppi più ricchi e potenti d’Europa. Furono portati al fallimento e alla distruzione dopo l’unificazione d’Italia.
E infine le autostrade con la revoca da parte dell’Anas delle concessioni al Cas.
Guardi, qui lo scriva chiaramente: il disegno è criminale! Incaricherò i miei legali di individuare ogni risvolto amministrativo e penale di questa vergognosa vicenda.
Un disegno ordito a favore di qualcuno?
Di un determinato gruppo economico in particolare che vuole avviare un project financing ,deliberato dall’Anas, investendo dei soldi per realizzare l’autostrada Catania/Ragusa impossessandosi così di un tratto di autostrade siciliane e poi di tutte.
L’accusa è che il Cas faceva acqua da tutte le parti.
Il Cas è un colabrodo perché così lo abbiamo ereditato: pieno di dipendenti, inefficiente quanto volete ma che in 7 mesi di gestione commissariale, voluti dal governo da me presieduto, ha approvato consuntivi, ha avviato gare e ha reso conto all’Anas delle tante cose fatte.
Dunque il commissariamento è un atto ingiusto?
No, è il preludio di una rapina! Sottraggono le concessioni al Cas e magari si mette su una società privata dell’Anas che poi vende le proprie quote ad un privato. Ma attenzione, non al maggiore offerente perché nel frattempo ci sarà un privato che si è insediato sulla Catania/Ragusa e che godrà pertanto di un diritto di prelazione. In questo modo si impossesseranno delle nostre autostrade facendo pagare il “pizzo” ai siciliani per i prossimi 30 anni. Questo è un misfatto che si deve impedire. Chiedo che il Governo torni indietro o dovranno provvedere i giudici.
Tre messaggi molto chiari al governo nazionale…
Solo un presidente che non deve rispondere al padrone romano può denunciare queste cose. E’ questo quello che i miei alleati devono capire una volta per tutte: se domani torniamo ad un presidente che è condizionato dai partiti nazionali, allora non abbiamo concluso nulla. Io non chiedo che si rompano rapporti di amicizia, al contrario anche io ci terrei sempre ad avere rapporti buoni con Berlusconi. Ma lui è il Presidente del Consiglio ed io quella della Regione e mi aspetto risposte sul piano istituzionale. Io poi non posso consentire che quelli che oggi aggrediscono la politica riformista del mio governo domani tornino a governare la Sicilia.
E’ il superamento degli schieramenti nazionali.
Proprio così. E questo esperimento deve continuare per almeno 15 o 20 anni dopodiché appena capiscono da Roma da Milano e da Berlino che qua è cambiato il clima, vengano pure. Ma troveranno nuove regole che imporranno il rispetto e la valorizzazione delle nostre cose e che non consentiranno più lo sfruttamento e il saccheggio della nostra terra magari pagando una mancia agli ascari locali che gli fanno da palo.
Nell’ottica di una regione autonoma non può mancare una banca…
La Banca del Sud se è fatta dal nord è una finzione che nasconde sicuramente un trucco. La Banca del Sud deve essere fatta da imprenditori del Sud che si mettono insieme affidandola a manager capaci e rifondino quello che sarebbe dovuto essere il migliore Banco di Sicilia prima che degenerasse e che, con questa scusa, ci venisse portato via con l’ennesimo furto. E un Governo della Regione che si rispetti ha il dovere di fare luce su certi “furti” Più volte durante questa lunga chiacchierata Raffaele Lombardo ha fatto riferimento ai suoi figli. Si coglie il dispiacere di un padre che non ha per loro tutto il tempo che vorrebbe ma che allo stesso tempo è un padre presente. Preoccupato di dare ai propri figli valori di riferimento in cui credere.
Lei ha due figli. Che rapporto ha con loro?
Uno ha compiuto 24 anni, il grande, e si è da poco laureato in medicina al campus biomedico. L’altro, che deve compierne 22 fra qualche settimana, fa giurisprudenza alla Luiss. Sono due ragazzi in gamba e responsabili, ordinati, ma con inventiva e senso di libertà. Però anche estremamente responsabili perché si autogovernano. In questo senso il fatto di studiare a Roma, lontani dalla famiglia, ha influito in modo molto positivo. Certamente grande merito nella crescita dei miei figli lo ha mia moglie. Non riesco a dedicare loro tutto il tempo che vorrei ma sono comunque, un padre presente e tutte le settimane sto qualche ora con loro.
Qual è l’insegnamento più profondo che spera di trasmettere ai suoi figli?
E’ difficile a dirsi. Mi auguro che possano vivere il senso e l’importanza della Fede e della pratica religiosa che se non si vive non può essere imposta. La Fede è anche uno strumento di riflessione forte per comprendere le cose che accadono nella vita, per darsi una disciplina, per individuare e vivere le priorità.
La fede quale valore fondante dunque…
La società di oggi è frastornata e oppressa da falsi valori effimeri e pericolosi. L’ausilio che può dare la Fede è fondamentale per riportare al centro della nostra vita i valori fondamentali a cominciare dal rispetto degli altri, soprattutto di chi ha bisogno.
Ma i suoi figli la prendono mai in giro? Magari per qualche intervista o qualche uscita pubblica?
Capita, capita. Qualche volta mi prendono anche in giro sì. Ma devo dire con grande simpatia e rispetto. In realtà ci unisce una grande comunione di affetti e di intenti: mi seguono molto.
E lei ascolta i suoi figli?
Moltissimo. Come padre ma anche come politico: mi piace rimanere sintonizzato con i ventenni. Da quando ho cominciato il mio percorso politico tengo molto al rapporto con i giovani. Se prima della pensione riesco a metterne in campo alcuni avrò avuto veramente successo. O questa idea di autonomia, e questa pratica di autonomia, ritrova interpreti nuovi nei giovani o, francamente, rischia di rimanere soffocata nei nostri vizi o nelle nostre vecchie abitudini.
Restituendo piena dignità al concetto di autonomia e facendone pratica di governo, Lombardo ha determinato nell’isola, attraverso la loro scomposizione, il netto superamento dei partiti nazionali. Quanto tale superamento possa determinare anche un’effettiva modifica del rapporto tra istituzioni nazionali e sistema di governo regionale è troppo presto per potersi dire. Di certo, l’intuizione neo-autonomista di
Lombardo e la sua esperienza di governo, tracciano un solco indelebile nel segno della riaffermazione dei principi dello Statuto della Regione Siciliana e dei rapporti di questo con la Carta Costituzionale e le altre leggi dello Stato. Tutti, amici e avversari, riconoscono a Raffaele Lombardo una intelligenza e un’abilità fuori dal comune. Da questa conversazione però emerge un uomo dotato anche di una significativa carica umana e personale. Un uomo che, dando vita ad una nuova cultura autonomista della Sicilia, non ha assunto su di sé il solo onere del governare ma al contrario, da capo carismatico e indiscusso leader di un partito a vocazione regionalista, si è fatto carico di una responsabilità ben maggiore: essere speranza di riscatto per un’intera generazione di siciliani i quali, irrinunciabilmente convinti che “non siamo nati certo per morire qua”, vogliono credere ancora, come diceva Paolo Borsellino, che “la Sicilia un giorno sarà una terra bellissima”.
Claudio Corbino
Se ci crediamo, il momento è propizio. Innalziamo orgogliosamente la bandiera giallorossa dell’identità siciliana; mostriamoci PADRONI IN CASA NOSTRA con la concretezza dell’agire per costruire un futuro ricco di prospettive per in nostri figli in una SICILIA LIBERA ED INDIPENDENTE dal centralismo romano, oppressore e colonizzatore. Auspichiamo che Raffaele Lombardo possa essere il DE VALERA della Sicilia, profetizzato da ANDREA FINOCCHIARO APRILE, leader del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, nel
suo testamento spirituale.

AnTuDo, Presidente!

28 Agosto 2010

Autore:

admin


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