MUSICANDO – “Melapesante”, il ritorno dei Syndone con il nuovo album
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MUSICANDO – “Melapesante”, il ritorno dei Syndone con il nuovo album

syndone_photoDopo 18 anni di assenza la prog-rock band torinese confeziona il nuovo disco: un seducente concept-album dedicato alla simbologia della mela nella storia dell’uomo Melapesante: il ritorno dei Syndone!

MELAPESANTE
…La forza della Mela è la sua semplicità, la sua disponibilità ad offrirsi…

Melapesante è il nuovo disco della storica new prog-band Syndone, che con una formazione rinnovata, ha dedicato al tema della mela il suo terzo lavoro. Guidati dall’eclettico compositore Nik Comoglio, che nel 2009 ha conquistato pubblico e critica con il progetto colto di Acqueforti, i Syndone inanellano le suggestioni storiche e letterarie sulla figura della mela in 10 capitoli: da Adamo ed Eva a Guglielmo Tell, da Magritte a Newton rivivono nelle migliori atmosfere del rock progressivo.
Per il terzo album la band, come afferma Nik Comoglio, si è molto concentrata “per riuscire a creare musica il più originale possibile; perché io credo che l’originalità musicale passi attraverso il gruppo, la sinergia di più menti con più bagaglio culturale possibile, ciascuna delle quali dà in proporzione a quanto ha assimilato nella sua carriera”. In Melapesante si sente un lavoro maturo e artisticamente compiuto: l’attenzione per il suono, la strumentazione vintage e la masterizzazione nei celebri studi di Abbey Road a Londra, rendono il disco è pieno di sorprese.
Il rock progressivo dei Syndone non lascerà indifferenti vecchi e nuovi cultori del genere, come accadeva negli anni ’90: “Non abbiamo voluto eliminare del tutto quel sound particolare che avevamo creato allora; ad esempio: anche qui manca la chitarra elettrica ma abbiamo aperto ad altre situazioni timbriche con l’uso del vibrafono o l’impiego di tastiere diverse”. Come i due album precedenti Spleen (1990) e Inca (1992) anche Melapesante è prodotto da Beppe Crovella.

syndone_fotostrisciaI Syndone sono:
Nik Comoglio al piano, hammond, moog e tastiere
Federico Marchesano al basso elettrico e contrabbasso
Francesco Pinetti al vibrafono e timpani sinfonici
Paolo Rigotto alla batteria e percussioni
Riccardo Ruggeri alla voce

Info:

Syndone/ Nik Comoglio
http://www.nikcomoglio.com
Electromantic Music:
http://www.electromantic.com

Ufficio Stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com

Video Intervista Syndone:
http://www.youtube.com/watch?v=JXDZNuX7q6U

Intervista Syndone


Melapesante è il disco di ritorno dei Syndone a distanza di più di quindici anni, cosa vi ha spinto a tornare insieme?

Syndone 2010 non è beninteso una “reunion” ma è una nuova band formata con nuovi musicisti (in forma di quintetto) ciascuno con il proprio background musicale. Ed è proprio l’idea di riavere una band alla base di un progetto discografico, la cosa che mi ha spinto a cercare di recuperare questo filo pendente dopo diciotto anni, per riuscire a creare musica il più originale possibile; perché io credo che l’originalità musicale passi attraverso il gruppo, la sinergia di più menti con più bagaglio culturale possibile, ciascuna delle quali dà in proporzione a quanto ha assimilato nella sua carriera.

Melapesante è un concept album: com’è nato il tema della mela?

Nello svolgere la matassa delle questioni legate alla mela e alla cultura occidentale, ci siamo imbattuti in tanti piccoli elementi legati al nostro mondo e allo sviluppo della nostra civiltà: dalle scoperte scientifiche di Newton ai quadri di Magritte, dall’Eden di Adamo ed Eva alla mitologia Greca. All’interno della storia dell’umanità, la mela è sempre stata un simbolo che, soprattutto fino all’inizio del Novecento con l’avvento della psicanalisi e delle nuove scienze, rappresentava qualcosa di negativo, legato al peccato, al desiderio, al non conosciuto; un giudizio che dobbiamo alle nostre tradizioni e alla nostra cultura religiosa.
Riporto di seguito la nostra introduzione al concept sul booklet:

Malum è il nome della Mela in lingua latina.
Esso indica allo stesso tempo il frutto dell’albero del melo e ‘male’: male in quanto tentazione, trasgressione e peccato; ma soprattutto la Mela è stata, per lungo tempo, un simbolo di seduzione da parte di Eros.
L’utilizzo del simbolo della Mela, nei miti biblici, nell’epica omerica, nelle fiabe, nella scienza o nella narrativa pubblicitaria, sembra poter ricapitolare le tappe del disagio della nostra morale collettiva nei confronti delle pulsioni.
La Mela si presenta come un frutto saporito, zuccherino e facilmente accessibile; seducente, come il seno o i glutei delle giovani donne alle quali è paragonato in tutta la fiorente letteratura erotica, laica e religiosa, essa invita ad essere colta e mangiata subito, senza impegni o prove da superare.
La forza della Mela è la sua semplicità, la sua disponibilità ad offrirsi, la sua prodigalità, che chiede solo di non essere lasciata marcire.
La Mela è l’effimero, ciò che cade, il riassunto di tutto il male che l’eroe contrasta sotto le spoglie di un drago infuocato o sotto le forme subdole di un serpente tentatore. La Mela perturba le fantasie; la sessualità e la vita fantasmatica dell’inconscio, simbolizzate dalla Mela, sono state le due facce con cui l’eros è stato messo al vaglio del giudizio dell’Occidente.
Per cogliere la Mela, l’Io deve accettare di spogliarsi dell’armatura, deve sospendere la difesa dei grandi ideali e deve sottomettere l’ideologia della battaglia ad una riscoperta delle dolcezze che non durano.


Quali sono le differenze tra “Melapesante” e i due precedenti album Spleen e Inca?

Le differenze sono sostanzialmente due: la differenza principale è che Melapesante è un album  maturo, di una maturità artistica di scrittura e di ricerca del suono; l’altra differenza è che è meno pop/jazz, come poteva essere Spleen e quindi risulta sicuramente più in tema al genere essendo più orchestrale e sinfonico. È un album che comunque si rifà ancora in parte al clichè dei Syndone anni ’90; non abbiamo infatti voluto eliminare del tutto quel sound particolare che avevamo creato allora; ad esempio: anche qui manca la chitarra elettrica ma abbiamo aperto ad altre situazioni timbriche con l’uso del vibrafono o l’impiego di tastiere diverse.
In più dobbiamo pensare che in questi diciotto anni che ci separano da Inca, la tecnologia ha fatto grandissimi passi avanti dal punto di vista della ripresa del suono, per cui anche il suono stesso è migliorato; le nuove microfonature usate hanno reso le registrazioni delle tastiere vintage, della voce, e degli strumenti acustici, molto più cristalline e profonde, e questo è un aspetto di novità importante da non sottovalutare. In ogni caso noi dovevamo fare i conti anche con un altro fatto, e cioè il confronto naturale che ci sarebbe stato con gli altri due dischi, che ebbero comunque il loro successo.  Era obbligatorio quindi fare un passo in avanti sia artistico sia tecnologico per partire da un livello, se non superiore, almeno di uguaglianza rispetto alle altre due produzioni, per salire poi verso una situazione ottimale,  migliore di quella che ci siamo lasciati alle spalle.

I primi due album dei Syndone ebbero un grande apprezzamento internazionale: come vi spiegate questo riscontro presso il pubblico straniero?
All’epoca cercavo un suono nuovo, e sperimentavo quanto più possibile l’effettistica sui sintetizzatori analogici – cosa che faccio tutt’ora – nonostante stessero nascendo, proprio in quel periodo, i primi sintetizzatori come il “Mirage” e l’“S50” Roland che aprirono, successivamente, tutto un mondo nuovo di possibilità timbriche nella musica leggera.
Credo che questa sperimentazione sul suono analogico e in parte su quello digitale sia stato un fattore fondamentale di interesse per l’estero, da sempre molto attento al sound delle nuove band emergenti. Non bisogna dimenticare poi la melodicità pop di alcuni pezzi lenti che conferiscono ai primi due album una ampia fruibilità… molti puristi del prog ci criticarono per questo!


Per questo terzo album i Syndone si presentano in formazione rinnovata. Chi sono i musicisti che hanno partecipato?

I Syndone sono: Nik Comoglio al piano, hammond, moog e tastiere, Federico Marchesano al basso elettrico e contrabbasso, Francesco Pinetti al vibrafono e timpani sinfonici, Paolo Rigotto alla batteria e percussioni e Riccardo Ruggeri alla voce.

I Syndone sono un nome storico del newprogressive italiano. Qual è l’interpretazione che date del genere nel 2010?

Credo che parlare di rock “barocco” non sia più la via più giusta per definire questo genere.  Il fatto che il prog non si appoggi alla immediatezza comunicativa di altri stili musicali non ne fa un genere in via di estinzione come molti asseriscono, anzi. Chi ama il prog cerca la sperimentazione e l’arditezza compositiva, il suono nuovo che apre frontiere ma che fa paura a chi si aspetta “sempre” una chitarra elettrica distorta in un solista. Per questo è un genere amato e odiato allo stesso tempo, e poiché è molto difficile da concepire, scrivere e più ancora da eseguire dal vivo viene spesso “snobbato a priori” da molti musicisti.
Ci sono stati grandi gruppi prog agli inizi degli anni ‘70 che con i loro album hanno aperto nuove vie al rock tradizionale, hanno dato stimoli inconsapevoli e talvolta subliminali ad altri generi che, ad uno studio attento, ritroviamo dieci o magari vent’ anni dopo in nuovi arrangiamenti pop o nel suono di alcuni album rock che la critica considera oggi “innovativi” ma che innovativi non sono. Chi ama il prog è musicalmente molto preparato e ama la classica, da sempre il genere che più ricerca i confini timbrico/armonici della relazione tonale fra gli strumenti; è quindi naturale pensare ad una continua spinta in avanti di uno stile che sembrava dovesse venire scrollato via dal vento del punk alla fine degli anni ‘70 al quale però, inconsciamente, noi tutti dobbiamo molto. L’evoluzione non può morire, le certezze a volte sì
!

Melapesante è pubblicato dall’Electromantic Music di Beppe Crovella ed è stato masterizzato nei celebri studi di Abbey Road a Londra. Come sono nate queste due collaborazioni e quali esperienze ricordi?

L’esperienza con Beppe Crovella risale alla fine del 1989 quando c’eravamo incontrati nel suo studio… io avevo dei pezzi di musica “prog”… e da questa prima collaborazione nacque il primo disco Spleen; dopo c’è stato Inca, il secondo disco, che è venuto praticamente due anni dopo… e devo dire che con Beppe c’è sempre stato un bel feeling poiché essendo lui stesso un musicista oltre che un produttore è una persona molto aperta all’espressività, all’arte, alla musica e alla musicalità dei pezzi. È quindi una esperienza che ricordo con molto piacere.
Per quanto riguarda invece la masterizzazione a Londra, come dicevo prima, avendo registrato Melapesante con nuove tecnologie rispetto al 1990 ci è parsa una buona idea voler mettere la cornice finale al progetto in un posto storico per eccellenza: gli studi mastering di Abbey Road, che sono anche qualitativamente tra i più avanti e preparati del settore. E allora ho fatto sì che un pezzo di una mia vacanza diventasse anche un piccolo ritaglio di lavoro, inserendovi questa mezza giornata negli studi mastering londinesi di Abbey Road, con Andy Walter in consolle, per la masterizzazione finale.

coversyndoneNik Comoglio dai suoi rock-musical e dalla classica contemporanea di Acqueforti al rock progressivo e vintage di Melapesante: come fanno a convivere le diverse anime?
Credo sia per il fatto che ho sempre considerato la musica come un tutt’uno non separabile e non scindibile in generi, segmenti di vendita o quant’altro. Se la musica è vera, se cioè scaturisce da una vera pulsione interna, non la puoi catalogare, non la puoi ingabbiare e soprattutto non la puoi copiare… diventa universale e la si può solo imitare. Dici giusto quando parli di anima e non di genere: l’anima è una sola.

Il mercato discografico è profondamente cambiato rispetto agli anni ’90: cosa vi aspettate da questo ritorno dei Syndone.
Personalmente spero che questo disco crei un ponte ideologico tra chi ci seguiva negli anni novanta e chi ancora non ci conosce: sicuramente il mercato è cambiato e ci sono molte più band in circolazione; con internet poi, è ormai immediata la visibilità che un gruppo può avere a livello mondiale…  ma come è immediata la conoscenza e la fruibilità di un prodotto è anche immediato il disinteressamento che ne deriva se tale prodotto non incontra.
Quindi, come dico sempre, bisogna partire dalla “qualità” che è la chiave per la durata nel tempo di qualsiasi opera artistica.

BIOGRAFIA SYNDONE:  Syndone è uno storico gruppo di musica progressive italiana, nato verso la fine del 1989 per volontà del compositore/tastierista Nik Comoglio. Nik desidera formare un trio di rock sinfonico incentrato sulle tastiere, in stile ELP: coinvolge Paolo Sburlati alla batteria e Fulvio Serra al basso, puntando molto sulle idee ed evitando totalmente sia l’arrangiamento fine a se stesso sia, soprattutto, l’uso della chitarra elettrica, da sempre strumento inflazionato e troppo caratterizzante in ogni genere.
…“Volevamo un nome che evocasse insieme: “Sacralità, “Torino”, “Spiritualità” e “Solchi Incisi” (come un vecchio LP di vinile) così pensai a SYNDONE, con la “Y” per differenziarlo dalla famosa reliquia e renderlo internazionale al tempo stesso, senza essere blasfemo. Questo nome infatti evoca subito Torino in qualunque parte del mondo ti trovi… e questo mi piaceva” (Nik)…
Il trio pubblica due album con la Electromantic Music: Spleen (1990) e Inca (1992) , prodotti da Beppe Crovella, tastierista dei leggendari Arti & Mestieri. I due album ricevono ampia esposizione internazionale e convincono la critica progressive-rock di tutto il mondo. Dopo una piccola serie di concerti live, la band si scioglie per motivi interni al gruppo e ciascuno dei musicisti seguirà percorsi personali diversi.
Nik Comoglio prosegue nella fusione di diversi ambiti espressivi, scrive opere rock e album colti, nel 2009 decide di ripartire con l’avventura dei Syndone ma, più che una reunion, mette in piedi una vera e propria nuova band, un quintetto con musicisti giovani e motivati. Alla fine del 2010 il gruppo pubblica, ancora una volta per la Electromantic, il disco Melapesante: un concept-album dedicato alla simbologia della mela, cantato completamente in italiano e masterizzato nei celebri studi londinesi di Abbey Road.
Info:
Syndone:
www.syndone.it
Electromantic Music:
www.electromantic.com

15 Gennaio 2011

Autore:

admin


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