MUSICANDO – Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura entusiasmano il pubblico di Messina
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MUSICANDO – Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura entusiasmano il pubblico di Messina

– di Corrado Speziale –

 

Il concerto di sabato sera, al Palacultura Antonello, dei due grandi musicisti, insieme a Messina per la seconda volta, com’era nelle previsioni, si è rivelato un successo. L’evento era inserito nel cartellone della 71.ma Stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica di Messina, allestito insieme all’Associazione “V. Bellini”.

Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, ancora una volta, hanno dato saggio di straordinaria bravura dimostrando grandi qualità e affinità tecniche e artistiche, alimentate da un comune sentimento nella concezione e interpretazione del loro repertorio. “In maggiore”, dal loro album ECM, che dava il titolo al programma di sala, com’era prevedibile ha subito delle variazioni dovute alla spontaneità dei due protagonisti che come sempre si sono concessi spazi dettati dalla loro ispirazione. Giusto fuori dal programma sono state proposte, tra l’altro, la “Laude Novella”, dal loro ultimo splendido lavoro, pubblicato la scorsa primavera, “Altissima luce – Laudario di Cortona” e per la prima volta, insieme, “Qual cor tradisti”, dalla “Norma” di Bellini, tratta dall’ultimissimo album di Paolo Fresu, uscito appena tre settimane fa. Ad arricchire ulteriormente la serata ha contribuito il numeroso pubblico presente al Palacultura con il quale il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano hanno magnificamente “dialogato”. Per entrambi è stata anche l’occasione per riabbracciare gli amici messinesi, ad alcuni dei quali, in particolare Paolo Fresu, è legato da oltre trent’anni.

 

È stato uno straordinario, indimenticabile “viaggio tra le geografie del mondo”, così come annunciato da Paolo Fresu durante il concerto. In particolare, un abbraccio musicale e affettivo di rara intensità e bellezza tra l’Europa e il Sud America. Il tutto, caratterizzato dal dialogo e dal trasporto reciproco tra musicisti e pubblico come difficilmente accade.

Quello tra Paolo Fresu e Messina è un rapporto d’amicizia che dura da oltre tre decenni. La città dello Stretto, per il trombettista sardo che da anni svetta sul tetto del mondo, che si tratti di jazz o altro, è sempre una piazza incredibilmente forte, un successo sia dal punto di vista artistico che affettivo. Anche Daniele di Bonaventura, apprezzatissimo bandoneonista accreditato tra gli eredi di Astor Piazzolla, ormai conosciuto da anni in città, è sempre il benvenuto. Così, questo duo composto da fuoriclasse della musica, ancora una volta ha entusiasmato la platea in riva allo Stretto. “Paolo Fresu è fuori da ogni classificazione. Non è un trombettista, è la tromba…”, ha detto all’inizio del concerto Marcello Minasi, presidente dell’Accademia Filarmonica di Messina, all’interno del cui cartellone era inserito l’evento. “In Maggiore”, dall’album del 2015 che il duo aveva inciso per ECM, era il titolo dato al programma di sala, ma com’era ovvio, conoscendo il genio e l’imprevedibilità dei due musicisti, le variazioni a quest’ultimo hanno inciso in maniera determinante sulla qualità dell’evento, accrescendone l’importanza.

“È un grande piacere essere qui a Messina, dove abbiamo tantissimi amici e ci sentiamo sempre a casa nostra. Stasera per questo cercheremo di dare ancora di più. Proveremo a fare ascoltare agli amici la musica che a noi piace, per farla piacere a loro”. Così Paolo Fresu dal palco, accolto dagli applausi, con l’emozione e lo spirito giusto per affrontare un concerto dinnanzi alla platea del Palacultura Antonello che si presentava gremita.

La simpatia del trombettista berchiddese, in virtù della fama di Daniele di Bonaventura col suo bandoneon: “Non toccheremo l’Argentina…Stasera niente tango!” Col compagno di palco che di tanto in tanto accennava al famoso ballo argentino. E alla fine il duo in un passaggio ha “ceduto” alla tentazione di El Choclo di Villoldo, così come da programma, per la soddisfazione del pubblico.

Il concerto. Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura per tutta la serata hanno rivelato la loro classe immensa e una tecnica che difficilmente al momento trova concorrenti. Qualità e affinità straordinarie, alimentate da un comune sentimento nella concezione e interpretazione del loro repertorio. Il trombettista e il bandoneonista hanno dialogato tutto il tempo esercitando un interplay unico, di rara intensità. Andavano insieme, si alternavano alla conduzione del tema, accompagnandosi a vicenda e talvolta improvvisando. Si davano ritmo. Affiancavano, incrociavano ed alternavano i “respiri” dai loro rispettivi strumenti come meglio non avrebbero potuto. Ad innalzare oltremodo il suono, regalando profondità ed energia, contribuivano spesso gli effetti elettronici.

“Da Capo Cadenza” di Daniele di Bonaventura, come consuetudine, ha aperto la serata. E sono già brividi. Paolo Fresu riscalda l’ottone e gli effetti del suo flicorno mentre il suono del bandoneon esalta al meglio la melodia del primo brano di “In Maggiore”.

A seguire, con “O Que Será” di Chico Buarque, che si aggancia a “El Pueblo Unido Jamàs Serà Vencido” di Sergio Ortega per gli Inti-Illimani, si sbarca in America Latina, con le atmosfere e le sensazioni che flicorno e bandoneon regalano alla perfezione grazie al sentimento e al trasporto di Fresu e di Bonaventura.

Nel film “Centochiodi” di Ermanno Olmi, questa versione di “Non ti scordar di me” riadattata da Paolo Fresu, accompagnava le immagini di un battello che solcava le acque del Po. Adesso, ottimamente rivisitata, con Daniele di Bonaventura che affianca la tromba sordinata di Fresu nel ruolo che fu di Antonello Salis, il brano delizia per taglio e raffinatezza tecnica.

Dall’Italia all’Uruguay: “Se va la Murga”, di Jaime Roos, segnerà il cambio di passo della serata. Ritmo, energia, virtuosismi, effetti, caratterizzeranno una fusion con improvvisazioni che entusiasmerà la platea. Finale in dissolvenza a cadenza ritmica. Brano bellissimo.

Ancora Sud America: “Un Vestido Y Un Amor” dell’argentino Fito Páez è stata colta da Paolo Fresu nella versione brasiliana di Caetano Veloso con direttore d’orchestra Jaques Morelenbaum, violoncellista ospite in vari album del trombettista sardo. Il brano è una splendida ballad intrisa di poesia e sentimenti. Per Fresu sarà l’occasione di mostrare la magia del suono circolare accanto al soffio del bandoneon del compagno di palco. Applausi.

“Ton Kozh”, gavotta bretone riadattata anni addietro da Paolo Fresu, è una ninna nanna dal testo sinistro ma ben strutturata e cadenzata. Quella proposta in quest’ultimo concerto è la versione più carica d’effetti che si ricordi. Il pezzo sarà contrassegnato dalla grande energia e dai virtuosismi che l’hanno caratterizzato. Innovativo.

Dopodiché, una bella primizia, con un salto in Italia molto indietro nel tempo, quantunque la riscrittura sia contemporanea. “Laude Novella”, da “Altissima Luce – Laudario di Cortona”, proposta dal palco nella versione che non “Sia Cantata”, appartiene all’ultimo album di Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, pubblicato in primavera per la Tŭk Music. I due hanno ripreso e rielaborato una composizione sacra, una rarità, unica nel suo genere, del XIII Secolo: la più antica composizione musicale su testo in volgare. Con loro, Marco Bardoscia, Michele Rabbia, l’Orchestra da Camera di Perugia, il gruppo vocale Armoniosoincanto. Un brano e un album di valore assoluto.      

A seguire, “Calmo”, di Paolo Fresu ha regalato emozioni uniche. Il trombettista ha suonato il brano dalla platea, accanto al pubblico. Daniele di Bonaventura gli faceva da “spalla” dal palco in questa ballad dal tenore caldo.

“Qual Cor Tradisti”, dalla Norma di V. Bellini è stata l’altra esclusiva della serata. Il duo interpretava il brano dal vivo per la prima volta, proponendolo in anteprima alla vigilia dell’esibizione al teatro Massimo, “V. Bellini” di Catania. L’album è l’ultimissimo di Paolo Fresu con l’Orchestra Jazz del Mediterraneo, direttore Paolo Silvestri: “Norma”, pubblicato tre settimane fa sempre dalla Tŭk.

E ad un certo punto, dopo tanti accenni caduti nel vuoto, vai col tango! “El Choclo” di Angel Villoldo è stato ascoltato e vissuto dal pubblico con passione e simpatia mentre Fresu col suo flicorno e particolarmente Daniele di Bonaventura facevano “danzare” in allegria i propri strumenti.

Fine concerto e rientro con due bis: “Minuetto in sol minore di J.S. Bach”, Paolo Fresu l’ha dedicata ai bambini che iniziano a suonare il pianoforte.

L’ultimo brano della serata è ormai il classico di chiusura: “Te recuerdo Amanda”, del cantautore cileno Victor Jara, assassinato dopo il golpe del 1973, vittima della repressione di Pinochet. Quando Fresu e di Bonaventura lo suonarono a Santiago del Cile, migliaia di persone si alzarono in piedi in segno di rispetto: i cileni, dopo la dittatura, considerano quelle note come un inno nazionale della resistenza nel loro Paese.

E come un segno del destino, alla fine del concerto, tutti in piedi anche al Palacultura, ad applaudire Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura per il loro messaggio, per la loro bravura, per il loro esempio di uomini e artisti.

12 Novembre 2019

Autore:

redazione


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