NAVIGAZIONE & SICUREZZA NELLO STRETTO – “Ridateci il Nostromo!”
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NAVIGAZIONE & SICUREZZA NELLO STRETTO – “Ridateci il Nostromo!”

– di Corrado Speziale –

 

Sulla nave “Messina”, il più giovane e moderno traghetto della flotta RFI, dall’ultima tabella minima di sicurezza è sparita la figura del Nostromo, storicamente considerato un ruolo chiave per la sicurezza della navigazione con funzione di coordinamento tra il comando e l’equipaggio. Per questo motivo, le tre organizzazioni sindacali FILT CGIL, OR.S.A. Ferrovie ed RSU N. 18 Personale Navigante RFI, hanno intrapreso una decisa iniziativa, scrivendo al ministro Danilo Toninelli, chiedendo un urgente incontro per risolvere la questione.  Secondo i sindacati “non sono chiari i passaggi tecnici” che hanno portato a questa decisione, evidenziando una “dicotomia legislativa, che vede coesistere le nuove figure al fianco di quelle preesistenti”, secondo quanto previsto nel Decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71 e nel DPR n. 231/2016.Potrebbe trattarsi di ragioni legate all’abbassamento del costo del lavoro…?!” si chiedono le tre organizzazioni, con una chiara preoccupazione: “Si sta diffondendo su tutto il restante naviglio di bandiera”.   

Sulla nave traghetto “Messina” è stato fatto fuori il Nostromo. Battute a parte, anche piuttosto scontate, su un’improbabile scatoletta di tonno, ciò che preoccupa non poco le tre organizzazioni sindacali FILT CGIL, OR.S.A. Ferrovie ed RSU N. 18 Personale Navigante RFI, è l’estromissione di una figura storica in una questione complessa. “Si reputa necessario approfondire più dettagliatamente alcuni aspetti che si ritengono di fondamentale importanza e che, a parere delle scriventi oo.ss., non sono stati sufficientemente chiariti”, scrivono le tre organizzazioni. Nello specifico: “Non sono chiari i passaggi tecnici per cui il Nostromo non figura più nella tabella minima di sicurezza dell’unità in questione, essendo stata sostituita (…) dal Marittimo abilitato di coperta”, proseguono i sindacati. La nota è intrisa di elementi tecnici e caratterizzata da “nodi” da sciogliere non certo marinai, ma legislativi e burocratici, compito di chi dovrebbe governare con chiarezza e competenza un settore delicato e strategico come quello della navigazione nello Stretto, tenendo conto innanzitutto della sicurezza. Nella fattispecie, esistono due assetti normativi: “L’entrata in vigore del Decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71 – scrivono i sindacati – è pur vero che ha introdotto nuove abilitazioni marittime (…) ma non ci risulta che abbia abrogato le preesistenti qualifiche (Nostromo, marinaio ecc. ecc.) previste dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 231/2016”. Da qui, il punto: “Di fatto ci troviamo quindi di fronte ad una dicotomia legislativa, che vede coesistere le nuove figure al fianco di quelle preesistenti…” Allora, perché la scelta di preferire una figura invece di un’altra? “(…) potrebbe trattarsi di ragioni legate all’abbassamento del costo del lavoro…?!” Qui, la risposta spetta all’armatore RFI. E il ruolo in questione è presto descritto dai tre sindacati: “Il Nostromo, dato l’elevato livello di professionalità, da sempre è stato deputato ad assolvere a particolari compiti di sicurezza e soprattutto di coordinamento/interfaccia tra il Comando di bordo ed il personale esecutivo, specialmente a bordo di unità navali come quella in questione, il cui numero degli Ufficiali è limitato a n.1 (non vi sono altri che potrebbero assolvere a tale funzione chiave)”. Dunque, “si ribadisce l’importanza di reintrodurlo nella tabella minima di sicurezza, atteso che non si pregiudicano assolutamente gli standard di sicurezza, anzi si rafforzano…”.

Un piccolo passo indietro. La Tabella di minima di sicurezza altro non è che l’ex tabella di armamento, che rilascia l’Autorità marittima su proposta dell’Armatore o autonomamente, se quest’ultimo non ne fa richiesta. Per cui, quella provvisoria viene rilasciata dalla Capitaneria di competenza, mentre quella definitiva dal Comando generale. In questo caso si tratta di quella definitiva, la n. 257/18, rilasciata il 16 novembre 2018 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.

A tale organo, le tre organizzazioni avevano inviato una prima missiva già lo scorso 5 febbraio, alla quale era stata data risposta il 21 dello stesso mese. Nella nota “chiarificatrice” del più alto organo nazionale nel campo della navigazione, spicca una frase: “Lo scrivente non ha eliminato la figura del Nostromo, originariamente richiamata nella precedente tabella provvisoria…”, spiegandone le ragioni nel rapporto certificazioni/mansioni evidentemente assimilabili ad altra figura professionale, “denominandola in senso tecnico come previsto dal richiamato decreto 12 maggio 2015 n. 71”. Qui sta l’inghippo: il Nostromo c’è, non c’è, ci può essere o può considerarsi altrimenti denominato? Sta di fatto che la legge lo prevede, il Comando non l’ha eliminato, ma nella tabella, del Nostromo, non v’è traccia.

Andiamo alla nave in questione. La “Messina” è la più giovane della flotta RFI, inaugurata in grande stile il 26 luglio 2013. Si tratta di una nave tipo Ro-Ro, ideale per il servizio nello Stretto. E’ adibita al trasporto fino a 900 passeggeri, ma la tabella, in ragione dell’equipaggio, ne stabilisce il limite in 680. Dopodiché può trasportare 15 carrozze ferroviarie o, in alternativa, 27 carri merci, 19 ferrocisterne, 24 trailer o 138 autoveicoli. Presenta una stazza lorda di 5.500 tonnellate, una lunghezza di 147 metri e una larghezza di 18,7 metri. La sua velocità d’esercizio è di 18 nodi.

La plancia di comando è attrezzata con tecnologie di ultima generazione, con prestazioni di manovrabilità che consentono all’equipaggio di eseguire in totale sicurezza i movimenti di imbarco e sbarco.

Le caratteristiche della nave sono di tutto rispetto, soprattutto dal punto di vista tecnologico. Eppure, nonostante ciò, al suo interno, non esiste un’altra figura importante, della quale i tre sindacati chiedono ragione: “Non è del tutto chiaro il motivo per cui sono state inserite tutte le nuove figure previste dal Decreto Legislativo n.71/2015 ad eccezione dell’Ufficiale elettrotecnico (…), atteso che la N/T Messina risulta essere una nave di nuova concezione essendo stata costruita nel 2013”, sottolineano nella nota. Il quesito è più che scontato: “(…) anche in questo caso potrebbero celarsi ragioni di natura economica…?” In tutto questo – proseguono le tre organizzazioni – “Non meno importante appare la circostanza per cui Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto “ha invitato gli Armatori/Società di gestione a valutare la necessità di modificare le tabelle minime di sicurezza” e prima di rilasciare la tabella minima di sicurezza definitiva proposta dall’Armatore non ha provveduto a sentire le “associazioni sindacali interessate”, come previsto dal DPR n. 328/1952, né RFI nella qualità di Armatore ha reputato opportuno convocare i rappresentanti dei lavoratori vista la modifica dell’organizzazione del lavoro”.

Così, la protesta, la richiesta e la proposta delle tre sigle sindacali, coordinate da Giuseppe Ferrito, Mariano Massaro e Marcello Puglisi, sono finite sul tavolo del ministro Danilo Toninelli.

Adesso aspettano risposte e chiarezza. Ma, soprattutto, attendono di rivedere a bordo il Nostromo, prima che sia estromesso da altre tabelle…

1 Marzo 2019

Autore:

redazione


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