Nino & Maria – Tackle o gamba tesa?
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Nino & Maria – Tackle o gamba tesa?

nino e maria gamba tesa

Una storia dove non c’è fair play. Che occorre però contestualizzar e provar a guardar negli occhi i protagonisti – reali e virtuali – . Se la vostra idea di fair play è buttare il pallone in fallo laterale ogni volta che un vostro avversario o compagno e a terra e poi scatenare una rissa quando ve lo restituiscono cento metri più in là, allora il fair play potete anche tenervelo e diventa il succo di questa storia, tipicamente brolese, che emerge come gestita da un telecomando. Allora raccontiamocela. E come scrive Valerio su “delinquentidelpallone” – che saccheggeremo anche in seguito – Meglio un giorno da delinquente che cento giorni da finto perbenista.

fallo 1

Partiamo dall’inizio o dalla fine?

Scegliamo quest’ultima soluzione.

nino germanà expoincontro brolo disabilità cervello linguaggio ricciardello maria (4)Pochi giorni fa affiora su un inossidabile – quanto vero – profilo facebokkiano, la storia della risposta da parte dell’ufficio Scolastico Regionale di Palermo all’interrogazione promossa dall’onorevole Nino Germanà.

Oggetto del dire del deputato brolese – è la conseguenziale risposta – sono una serie di riguardanti Maria Ricciardello, attuale dirigente scolastica dell’I.C. brolese, ma anche in passato, assessore comunale alla PI, Presidente del Consiglio Comunale,  donna politicamente intraprendete e capace, che ha fatto della Margherita prima e del PD poi una sua certezza politica.

lettera risposta interrogazione germanà

La lettera\risposta è del 5 agosto 2015.

In questa storia, come nella vita, le date sono importanti.

Siamo a dicembre 2015  (altra data da segnare- a quattro mesi dalla risposta).

La notizia circola in questi giorni, diventa un caso, si chiacchiera e si argomenta e la stampa è chiamata a dire la sua…

Nella risposta – pubblicata in maniera parziale ma essenziale – sul “mancato trasferimento del dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Brolo in seguito a estinzione del mandato elettivo in un ente locale” si legge che l’ufficio interpellato – riscontrando alla nota del 27 maggio 2015 dell’Ufficio III del Ministero dell’Istruzione – ,  fa rilevare che la dirigente brolese “è stata assegnata all’istituto comprensivo di Brolo a seguito di superamento di concorso pubblico e non di trasferimento da una precedente sede di titolarità“.

La nota puntualizza anche che la normativa vigente non “contempla la revoca automatica dell’assegnazione dall’atto della cessazione del mandato stesso”.

Una risposta netta e semplice che chiude la partita di quell’interrogazione, ora firmata, senza remore da Maria Luisa Altomonte e inviata al Ministero dell’Istruzione.

Punto di precisazione sulle ingerenze:

Sono semplicemente disgustose. Sempre. Non giustificabili mai.

In qualsiasi ambito fatte, sia a maggior ragione se effettuate dalla politica su altro ambito. Sempre  oscene se effettuate da chi mantiene, gestisce o utilizza il “potere” su un sottoposto, su un gregario, su altri organi dell’amministrazione, anche statale o comunale. Chi baratta il potere tra ingerenze … anche sulla stampa.

Ma torniamo ai nostri fatti.

Il 25 maggio 2014 si sono tenute le elezioni comunali.

A Brolo è stato eletto con la Lista Civica, Ricostruiamo Brolo il primo sindaco donna, Irene Ricciardello. La lista era apertamente appoggiata dall’onorevole Nino Germanà. Maria Ricciardello, sarebbe potuta essere stata la naturale antagonista di Irene, quasi un’investitura senza se e senza ma. dopo anni del suo far politica.

Prima vicina a Pippo Laccoto, poi in giunta con Salvo Messina, infine presidente del consiglio , aveva fatto la gavetta giusta, conosceva meccanismi e leve della pubblica amministrazione, era ben accreditata anche all’esterno.

Ma nella fase conclusiva della parabola politica di Messina, diventa determinante per le dimissioni del consiglio comunale, e nel classico “abbandonate la nave”, quindi per scelta rimane volutamente fuori dai giochi politici elettorali anche se vicina – e si spende per questo – alla lista\movimento  “Cambiamenti”, impegnata direttamente nella tornata elettorale.

Ma tanti non hanno mai smesso di dire del suo “far politica” anche da dirigente scolastica.

Carattere.

 

interrogazione germanà scuola brolo maria ricciardello

Ma torniamo alla lettera\interrogazione di Germanà. 

Noi abbiamo – da mesi – copia di quella del 22 maggio 2014. Praticamente qualche giorno prima delle votazioni. Al termine di una campagna elettorale dura, tirata, sofferta, infiammata.

interrogazione germanà scuola brolo maria ricciardello 2 data

Dove  di colpi bassi, di accuse, di linciaggi mediatici se ne sono visti a bizzeffe.

Germanà  – sempre in prima linea e anche vociante ai comizi al punto da beccarsi qualche strascico giudiziario –  scrive al Ministero – per lui Maria Ricciardello è un’avversaria, fa politica, non usa mezzi termini – e dopo una lunga argomentata premessa – che qui appresso riportiamo integralmente  – chiede “quali iniziative urgenti si intendano avviare nelle sedi opportune ed in particolare presso il Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca e presso l’Ufficio scolastico Regionale di Palermo affinché  venga ripristinata – scrive Nino Germanà – la legittima conduzione amministrativa dell’Istituto Comprensivo di Brolo ” dove l’onorevole brolese ritiene bisogni “rimuovendo chi abusivamente occupa oggi il ruolo di Dirigente Scolastico assegnandolo ai legittimi  aventi diritto”.

fallo 9

La lettera ed i suoi contenuti:

Scrive Nino Germanà:

Il  contratto collettivo decentrato nazionale concernente la mobilità dei dirigenti scolastici prevede all’articolo 7  punto VII nel caso di  dirigenti scolastici che ricoprono cariche pubbliche nelle amministrazioni degli enti  locali quanto segue:

“Il dirigente scolastico chiamato a ricoprire cariche pubbliche nelle amministrazioni degli enti locali a norma dell’art. 18 della legge 3.8.1999 n. 265, durante l’esercizio del mandato, ha titolo, nell’ambito della fase dei trasferimenti intercomunali, alla precedenza nel trasferimento, purché venga espressa come prima preferenza la sede ove espleta il proprio mandato amministrativo. Analoga precedenza e con i predetti criteri, é loro riconosciuta, nella fase dei trasferimenti interprovinciali, ai fini del trasferimento nella sede della provincia di espletamento del proprio mandato amministrativo.

Tale precedenza, pertanto, non si applica alla prima fase dei trasferimenti ed alla mobilità professionale.” 

Premesso ancora che lo stesso punto VII al terzo periodo specifica e puntualizza che:

“Al termine dell’esercizio del mandato, qualora il trasferimento sia avvenuto avvalendosi della precedenza in questione, l’interessato rientra nella scuola in cui risultava titolare prima del mandato e, in caso di mancanza di posto, viene individuato quale soprannumerario.”

Considerato che: è a seguito della normativa citata che  il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Brolo, in quanto allora rivestiva carica politica è stata nominata in tale ruolo;

considerato ancora che: la stessa dirigente scolastica oggi non occupa più cariche politiche e quindi a norma del terzo periodo del punto VII  del CCNL già citato, la stessa da tempo è obbligata a ritornare anche in sopranumero alla scuola di provenienza.

Valutato che: questo stato di cose avvantaggia illegittimamente un soggetto  in danno  degli aventi diritto che da tempo attendono il soddisfacimento delle loro legittime aspettative;

Accertato che: da normativa consolidata: qualunque provvedimento assunto da un dirigente che esercita  illegittimamente un incarico esso stesso è nullo con conseguenti ed evidenti responsabilità amministrative

chiede ai destinatari in epigrafe quali iniziative urgenti intendano avviare nelle sedi opportune ed in particolare presso il Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca e presso l’Ufficio scolastico Regionale di Palermo affinché  venga ripristinata la legittima conduzione amministrativa dell’Istituto Comprensivo di Brolo rimuovendo chi abusivamente occupa oggi il ruolo di Dirigente Scolastico assegnandolo ai legittimi  aventi diritto.

fallo 8

Non fa centro, e dopo mesi – quando forse avrebbe scritto in altrop modo le sue argomentazioni – Germanà ha la risposta che non si aspettava.

Punto di precisazione sulle richiesta formulate dal potere politico per eliminare un avversario: 

fallo 7

Sono sempre segno di arroganza e sono ingiustificabili.

Ma sollevare dubbi, se si hanno motivati sospetti, è regolare, anche se  – ma questa è questione di etica – inqualificabili se sotto sotto si celano lotte politiche-elettorali, conflitti di potere, equilibri da sanare o ridefinire, verginità morali da ricostruire.

E ovviamente in questo caso il discorso si allarga.

Certo fa specie vedere che a distanza da tempo, anni  da una richiesta, mesi da una risposta, tutto emerga ora…  A ridosso del natale 2015

Quindi dopo le cosiderazioni sul fatto sic et simpliciter, sul ruolo dei protagonisti, sulle recondite motivazioni, ci si pone la domanda:

fallo 6

A chi serve questo?

Rispolverare una storia, ridisegnare il profilo di una vittima, costruire l’identikit di un carnefice, perchè ora e non prima o magari dopo?

Erano storie che già sapevamo e si sapevano, ma non sempre si vuol fare la figura di inconsapevoli killer.

fallo 5

Ma torniamo alla gamba tesa iniziale

Per gli sportivi, per chi ama il calcio maschio, più che un gesto è una poesia.

Più che un movimento fisico, un moto dell’anima.

Più che un tackle, un modo di vivere.

Entrare a gamba tesa non vuol dire voler fare del male.

Entrare a gamba tesa significa avere il coraggio di affrontare il mondo nel modo in cui vuole essere affrontato: senza paura.

Entrare a gamba tesa significa mostrare a tutti di che pasta siamo fatti.

Entrare a gamba tesa aiuta a dirimere tante questioni che, per un motivo o per l’altro, possono sorgere con l’avversario.

Entrare a gamba tesa è dimostrare a noi stessi che siamo vivi.

Poi, purtroppo, ci sventolano il cartellino rosso sotto il naso rendendo palese ai nostri occhi l’ingiustizia di questo maledetto universo.

fallo 4

Chiamare Tackle fa meno male ma sempre un fallaccio, almeno per molti, lo è e lo rimane.

Per questo abbiamo amato Benetti, e tanti cattivi del pallone….

Loro comunque accettavano le regole.

Appunto le regole non scritte.

fallo 3

In questa storia brolese  l’etica della regola politica… non c’è.

Se si accetta di giocare, e tutto lo fanno bene, poi non bisogna urlasi addosso allo scandalo.

E qui, in questa storia, i veri protagonisti, almeno pubblicamente, ancora non hanno proferito parola.

Ora dopo la “G” di Gamba Tesa estraiamo – siamo in periodo di tombola – la “I” come ignobile, indegna, invereconda

Scegliete l’aggettivo che più vi aggrada e aggiungeteci la parola “gazzarra”.

Quanto è bello quando, su un campo di calcio di qualsiasi ordine o grado, gli animi si surriscaldano e i contendenti si accalcano tutti intorno all’arbitro o intorno al responsabile di una qualche nefandezza?

La gazzarra è l’unico modo – sembra –  riconosciuto per risolvere tutte le controversie che possono, purtroppo, sorgere sul terreno del gioco della politica locale.

La gazzarra in campo per chi segue il rugby, è catarsi, è liberazione, è purificazione.

Per favore, se vedete che stiamo per fare un capannello, non venite a separarci, grazie.

fallo 2

Ma anche qui ci sono le regole da accettare e rispettare se si vuole scendere in campo.

Cesare Lombroso, il famoso criminologo italiano, aveva una teoria: criminale, o delinquente, si nasce.

E, soprattutto, lo si può leggere in faccia.

Sarebbe bello aver queste certezze.

Fortunatamente non è così.

E poi soprattutto quando non si vede neanche il profilo “che resta anonimo” di che poi gestisce la gazzarra mediatica sui blog locali.

fallo 1
Quasi punto di riflessione.

Le regole del gioco, valgono sempre, e valgono per tutti.

Se si sceglie di giocare non si può essere bari e chiedere a chi si è seduto per “giocare” di essere onesto e leale con noi.

E allora cartellino rosso, per chi è arrogante in politica o nella gestione del potere.

Per chi dal potere vuole quello che non gli spetta, per chi crede che potere vuol dire rispetto.

Per chi urla credendo che è il solo modo di farsi sentire, per chi confonde l’autoritarismo con l’autorevolezza.

Per chi ama la delazione.

Per chi non ci mette la faccia, o usa quella di altri.

romeo benetti

E solo allora poi scivolate chilometriche destinate a caviglie ignare, assaggi di tacchetti, gomitate stomacali e tackle  alla”Benetti “.

Senza alcun rimpianto.

Cercando ancora- e sempre –  mettete in riga i fatti, chiedendoci sempre a chi serve e perchè ciò.

 maria e nino germanà ricciardello

 

 

9 Dicembre 2015

Autore:

redazione


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