NO BANCA, SI “PARTI”
Cultura

NO BANCA, SI “PARTI”

di Marcello Russo

Come i Siciliani persero le proprie banche!

banche_400_x_285Vorrei approfittare della vicenda che in questi giorni sta catalizzando l’attenzione di numerose famiglie coinvolte in prima persona e di tanta altra gente rimasta colpita dalla tracotanza di una casta bancaria che non si rapporta più con il territorio e dall’umiliazione che un imprenditore, in Sicilia, deve subire per poter portare avanti la propria attività, e mi sto riferendo, ovviamente, alla vicenda del gruppo Castello, per cercare di capire come si è arrivati a non possedere più una banca siciliana.

Per fare ciò dobbiamo fare un salto indietro sino alla situazione bancaria antecedente l’unità d’Italia.
Per quanto riguarda il Regno delle due Sicilie, era presente il Banco delle due Sicilie; esso istituì a Palermo e a Messina due Casse di Corte, ma, nel 1848, a seguito dei moti rivoluzionari, che portarono alla temporanea indipendenza della Sicilia, queste due casse vengono riunite nel Banco Nazionale di Sicilia o Banco di Sicilia. Nel 1850, con il ritorno dei Borboni, esso, diventerà Banco Regio dei Reali Domini al di là del Faro. Con l’unità d’Italia, riprenderà il nome di Banco di Sicilia, mentre il Banco delle due Sicilie di Napoli, diventerà Banco di Napoli.
Nel reame borbonico, oltre alla presenza dei due banchi pubblici, esistevano 761 stabilimenti diversi di beneficenza, oltre 1.131 monti frumentari, e casse agrarie e di prestanza.
In Piemonte, nel 1849, veniva costituita la Banca Nazionale Sarda, di proprietà privata; tra gli interessati vi era Cavour, che difatti impose al parlamento savoiardo di affidarle i compiti di tesoreria di Stato. Era una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato, ed era una banca che emetteva carta moneta, ma la cui riserva di oro non riusciva a garantire il valore delle banconote stampate, a differenza del Banco delle due Sicilie che emetteva solamente monete d’oro e d’argento.
bancosicilia_400_x_300Al momento dell’unità gli istituti che vennero autorizzati ad emettere moneta per conto del neo Stato italiano erano la Banca Nazionale Sarda, la Banca Nazionale Toscana, il Credito Toscano, la Banca di Parma e la Banca delle Quattro Legazioni; quest’ultima con sede a Bologna.
Nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, la Banca Nazionale Sarda assume la denominazione di Banca Nazionale del Regno d’Italia ed assorbendo la Banca di Parma e la Banca delle Quattro Legazioni diviene il più importante istituto di emissione.
Nello stesso anno viene fondata a Palermo la Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele per le province siciliane e contemporaneamente inizia la guerra ai banchi di Sicilia e di Napoli. Difatti viene impedito loro di raccogliere le proprie monete d’oro e di emettere banconote, cosicchè le riserve auree dei due banchi finiscono nella Banca Nazionale, ma non tutte; il chè fa supporre il loro utilizzo per la costituzione della Cassa generale di Genova, la Cassa di sconto di Torino, il Credito mobiliare di Torino e il Banco Sconto e Sete di Torino, che erano socie della Banca Nazionale.
La creazione di tali banche aveva l’evidente scopo di finanziare le imprese del nord.
Il Banco di Napoli viene autorizzato ad emettere banconote solamente nel 1866 ed il Banco di Sicilia l’anno seguente, solo che, di fronte al rischio del disastro finanziario dovuto alle spese per le operazioni militari intraprese dal Regno di Sardegna nel 1859 e dal Regno d’Italia nel 1866 e che fanno capo alla stessa persona, cioè Vittorio Emanuele II, il Governo fu costretto ad emanare un decreto con cui si istituiva il corso forzoso della Lira.
Con tale decreto si sospendeva la convertibilità in oro delle banconote; inoltre, solo le banconote della Banca Nazionale avevano corso legale in tutto il Regno, mentre quelle degli altri istituti nella sola regione di appartenenza; infine, la Banca Nazionale del Regno, sempre privata, assumeva la funzione di tesoriere dello Stato.
Il decreto del corso forzoso fu il pagamento dei debiti delle citate spese militari che lo Stato “italiano” ebbe contratto con la Banca Nazionale, senza di esso, infatti, le banconote degli altri istituti avrebbero soppiantato quelle della Banca Nazionale del Regno.
482eabff5629f_normal_400_x_257Ai cinque istituti autorizzati all’emissione, nel 1870, si aggiunge la Banca Romana, ma, nel 1893, a causa di una speculazione finanziaria, dovuta all’emissione indiscriminata di bancanote, venne messa in liquidazione e le operazioni affidate al nuovo istituto, la Banca d’Italia, sorto dalla fusione tra la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana ed il Credito Toscano; con forma giuridica di società anonima, cioè una società per azioni dei nostri giorni.
A questo punto rimangono solo tre istituti autorizzati ad emettere mometa: la Banca d’Italia, il Banco di Sicilia ed il Banco di Napoli, e questa situazione dura fino al 1926, quando l’emissione viene concessa in monopolio alla Banca d’Italia e alla quale vengono affidate le riserve auree del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli.
Nel primo ventennio del ‘900 si avverte, in Sicilia, un boom di Casse Rurali, Monte di prestiti e società cooperative, e legge economica vuole che man mano che aumentano i depositi, aumentano anche gli investimenti; ma nel 1936 viene varata una legge che sottopone tutti gli istituti di credito, sia pubblici che privati, al controllo di un Ispettorato per la difesa del risparmio e per l’esercizio del credito, dipendente da un Comitato di Ministri.
Questa legge sancì la fine di molti istituti di credito locali. Difatti il Governo mirava a concentrare l’attività bancaria in grosse banche in modo da averne maggiore controllo.
Nonostante la scure fascista che si abbattè sulle banche siciliane, quelle rimaste in vita, in epoca repubblicana, andavano riprendendosi, notando anche che nel 1947, ad esempio, il Banco di Sicilia elargì cospicui finanziamenti ad aziende del nord. Chissà, poi, secondo quale principio, forse secondo cui i poveri donano l’elemosina ai ricchi.
Facendo un bel salto temporale giungiamo alla fine degli anni ’80, momento in cui avviene l’attacco decisivo agli istituti di credito siciliani.
La prima vittima è la la Banca Popolare dell’Agricoltura che viene ceduta, nel 1986, all’Istituto San Paolo di Torino.
Nel 1990, tocca alla Banca Popolare Siciliana farsi ingoiare dal Monte dei Paschi di Siena.
Altro colpo lo effettua, nel 1995, la Banca popolare di Lodi, quando la Banca d’Italia costringe la Banca di credito di Canicattì a trovarsi un partner, ed il partner, praticamente imposto, fu proprio la Bpl. I nuovi dirigenti licenziarono il managemet siciliano, obbligarono i clienti in scopertura a rientrare immediatamente e vennero bloccati i fidi.
Non sazia, la Bpl, fagocita in un sol colpo, le popolari di Belpasso e Bronte, e altri istituti minori.
La stessa cosa avvenne per la Banca agricola etnea, che sotto ispezione fu costretta anch’essa a cercarsi un partner e che trovò nel Credito Emiliano, che offrì 30 miliardi, ma le azioni furono messe sotto sequestro; venne allora effettuata l’asta pubblica e la Banca agricola etnea fu acquistata dalla Banca Antonveneta per 14 miliardi.
Nel 1998, il Banco di Sicilia, da ente di diritto pubblico viene trasformato in banca privata. Ciò è il preludio al grande sacco della Sicilia.
Nello stesso anno la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro impongono alla Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele o Sicilcassa, nonostante la sua situazione finanziaria fosse stata risanata, di accorparsi al Banco di Sicilia.
L’anno seguente il Banco di Sicilia viene acquistato dalla Banca di Roma; così furono presi due piccioni con una fava.
unicreditNel 2002 dalla fusione della Banca di Roma con Bipop-Carire e Mediocredito Centrale, nasce la holding Capitalia e nel 2007, quest’ultima, viene fusa con Unicredit.
Non è finita! Ci fu un’altra compagnia di ventura a sbarcare in Sicilia, ossìa il Credito valtellinese, che aveva già incorporato, nel 1998, la Banca Popolare Santa Venera di Acireale e nel 1999 la Cassa San Giacomo di Caltagirone. Nel 2001 vengono inglobate anche la Banca Regionale Sant’Angelo di Licata e la Leasingroup Sicilia.
Nel 2002 il Credito Valtellinese decide di creare in Sicilia un’unica banca regionale sfruttando la capillarità territoriale delle precedenti banche acquiste, così dalla loro fusione inventa il Credito siciliano. Alla luce di ciò possiamo dire che di siciliano abbia ben poco.
A conclusione di questo magnifico viaggio nel “magna magna”, è bene spiegare, per chi non l’avesse compreso, il titolo dell’articolo che intende mettere alla attenzione dei lettori, ma anche della classe politica qualora ve ne fosse bisogno, che senza banche siciliane, non che si fa festa, ma si “parti”, cioè si parte, per Milano come ha dovuto fare l’imprenditore Pizzino per far valere il suo diritto di fare impresa, o da emigranti come hanno dovuto fare milioni di siciliani a partire dal 1860.

BIBLIOGRAFIA

Cancila Orazio, Credito e banche in un centro agricolo (1870-1939), Società di Storia Patra per la Sicilia Orientale, Monografie di storia municipale, Biblioteca, Serie IV, vol. II, Catania, 1974, http://www.storiamediterranea.it/darts_md1_page.php?p=idl&idlibro=81

Cosmerio Luca, Quel che si pensa in Sicilia, ed. Saes, Catania, 1947.

Grasso Alfonso et al, La storia proibita. Quando i piemontesi invasero il Sud, Editore Controcorrente, 2001.

Mazzone Giuseppe, Quanto costò alla Sicilia lo sbarco delle banche del centro-nord, “Il Foglio”, 19-01-2006.

Sgarlata Gioia, Splendore e morte di Sicilcassa amarcord di un mistero glorioso, “Repubblica – Palermo”,  23-01-2004,
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/01/23/splendore-morte-di-sicilcassa-amarcord-di-un.htm

 

SITOGRAFIA

Banca popolare di Lodi, www.poplodi.it

Banco di Sicilia, http://www.bancodisicilia.it

Bankersalmanac, http://www.bankersalmanac.com

Camera dei Deputati, http://www.camera.it

Cronologia.leonardo, http://cronologia.leonardo.it

Il Portale del Sud, www.ilportaledelsud.org

Portalino – Il portale bancario italiano, http://www.portalino.it

Tesionline, http://www.tesionline.it

7 Ottobre 2009

Autore:

admin


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