Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Omar e Laura, marito e moglie il cui motto è vivi e lascia vivere…
Buongiorno! Vorrei iniziare col domandarvi subito quando, con quale intenzione ed eventuale progettualità ma soprattutto animati da quale motore interiore avete aperto la vostra pagina IG e iniziato a creare i vostri contenuti video. “Ciao Giulia! È difficile rispondere a questa domanda, in quanto abbiamo aperto il nostro profilo social senza esserci prefissi né uno scopo né, tanto meno, un obiettivo. Ci siamo semplicemente affidati al caso, al <<(…) ho voglia di condividere frivolezze di vita quotidiana, vediamo come va!>> …E da lì è nata la pagina omalau2020”.
Da piccoli avevate qualche desiderio che proiettavate nel futuro, ossia come vi vedevate “da grandi” e che bambini siete stati? Laura – “Io ero una bambina super timida, creativa e portata a non ascoltare le regole. Odiavo andare a scuola poiché dovevo stare seduta, tuttavia la mia fortuna è stata che avevo una grandissima memoria fotografica e uditiva. Proprio a scuola, venivo immancabilmente penalizzata per questo mio carattere… però mi distraevo o, addirittura, passavo le ore guardando fuori dalla finestra – assorta nei miei pensieri e su quanto è bella la natura. La mia famiglia mi ha dato un sacco di regole perché io ero scatenata ma in casa ho sempre avuto l’opportunità di essere ciò che volevo e, con educazione e rispetto, di esprimermi al meglio sia verbalmente che in maniera creativa. Ero la classica bimba che disegnava il muro della propria cameretta. Da che ho memoria volevo fare la parrucchiera e insegnare il mio lavoro ad altre persone… e sono riuscita, finalmente, a realizzarlo da pochi mesi!”. Omar – “Sono nato in un Paese difficile, ma la mia famiglia mi ha sempre amato e mi ha dato l’opportunità di studiare e conoscere il mondo sotto molti punti di vista. Sono cresciuto in una città multietnica a un quarto d’ora dal mare quindi, quando mamma era a lavoro, io scappavo a vedere l’immensità dell’oceano e a giocare con i miei amici in spiaggia. Da bambino già avrei voluto viaggiare tanto, conoscere nuovi posti e avere una moglie al mio fianco che condividesse gli stessi miei obiettivi e devo dire che sono stato fortunatissimo!”.
Se doveste poi assegnare un titolo alle fasi più significative della vostra esistenza finora, quale colore e quale canzone assocereste a ciascun periodo? Laura – “Sono domande veramente profonde queste tue; un titolo che potrei assegnare alla mia esistenza è <<Vivere la propria vita, capendo che era tutto progettato per arrivare a dove sei ora>>. Come colore dico, senza ombra di dubbio, verde. La canzone di questo mio periodo odierno è sicuramente “Me ne frego” di Achille Lauro, che si lega particolarmente al mio mood attuale. Una pezzo che invece mi porto sempre dentro e mi ricorda quando ho conosciuto Omar è “Tù” di Dani J , mentre “November Rain” dei Guns N’Roses mi riporta alla mia adolescenza… non tanto per il significato, che è tremendamente romantico, ma per il fatto che – dai quindici fino ai vent’anni d’età – ascoltavo appunto solo i Guns N’Roses. Si può immaginare la felicità dei miei genitori…”. Omar – “Il titolo della mia vita sicuramente è <<Morire per poi rinascere>>. Il mio colore è il grigio, che sottovalutano in molti ma è la metà perfetta tra bianco e nero. Esso è la dimostrazione che ci sono molti punti di vista, basta saper guardare. Di canzoni a cui sono legato ce ne sono migliaia, una che risuona sempre dentro di me è “Rasta” di Jah Cure… mi ricorda un periodo molto intenso che ho vissuto. In generale ascolto molta musica, però non la associo a periodi particolari della mia esistenza in quanto preferisco farmi travolgere dal momento… viverla, ballarla, però appunto non associarla a niente in modo che quella tal canzone non possa essere rovinata da alcun mio stato emotivo”.
Il nascere e dove nascere è qualcosa che non decidiamo in prima persona, ma l’iter e l’equipaggiamento temperamentale e caratteriale nel percorrere la quotidianità invece sono in qualche modo determinati da cosa? Ovvero anche, nel vostro vivere, ipotizzate che centri il “destino” – e, in caso affermativo, cos’è il destino – o siete dell’idea che l’essere umano sia il solo, totalmente, artefice della propria vicenda? “Crediamo nel destino e nei suoi vari percorsi e insegnamenti di vita. Io, Laura, ho vissuto per più di dieci anni in Piemonte. All’età di diciotto anni mi sono trasferita nei pressi di Magenta, in Lombardia. Per tanto tempo ho cercato lavoro da quelle parti e alla fine sono capitata nel negozio di una folle, ma quella folle mi ha dato l’opportunità di conoscere una mia grande amica e successivamente di vivere un sacco di esperienze con lei… fino al giorno in cui, con questa mia amica, abbiamo deciso di iniziare a uscire e girare tutte le discoteche di Milano. In una di tali serate ho incontrato Omar… Per quanto riguarda l’esperienza di Omar, basta dire solo una cosa e cioè che il suo soprannome da bambino – con il quale lo chiamavano tutti i suoi amici – era Milano!”.
Voi in che rapporto vedete la libertà e l’amor proprio e verso gli altri esseri viventi? “La libertà è propria di tutto ed è di tutti… ovviamente sempre nel rispetto, oltre di noi stessi, anche degli altri esseri viventi. La libertà, talvolta, è un concetto assurdo perché la propria – di libertà – finisce dove inizia quella altrui. Io e Omar siamo dell’idea che nella vita ci debba essere sempre un equilibrio stabile, ma nessuno di noi ha il potere di decidere per gli altri individui bensì si può solo consigliare. L’amor proprio è importantissimo, ché se non si ama se stessi non si può pretendere di amare qualcun altro. È fondamentale appunto aver rispetto per sé tant’è che amarsi, secondo la nostra esperienza, è la chiave per avere un buon rapporto equilibrato con il resto del mondo. Non siamo obbligati da nessuno ad amare gli altri esseri viventi, non di meno a rispettarli sempre e a non far loro del male sì”.
Benché io non voglia indurvi ad alcuna categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal vostro punto di vista cos’è l’Amore (l’amor proprio, per altre persone, per situazioni, luoghi, attività etc.)? “Crediamo che l’amore sia più una questione di mente, che di altro. Io, Laura, ho moltissime amicizie completamente diverse l’una con l’altra – eppure trovo sempre un punto d’unione con ciascuna persona con la quale mi interfaccio. Per quanto due individui non debbano per forza essere amici, nulla vieta loro di coesistere pacificamente nella stessa stanza. Noi umani pecchiamo spesso di superbia, crediamo sempre di essere diversi quindi superiori a chi abbiamo di fronte… molte volte, però, dovremmo fare un passo in dietro e cercare di capire prima colui/colei che abbiamo di fronte e la sua storia anziché escluderl* a priori dalla nostra vita. Ragionamento, questo, purtroppo non per tutti!”.
Nel libro “L’arte di amare”, lo psicologo e sociologo Eric Fromm ha scritto che – via via che due soggetti diventano bene affiatati – la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso e ciò fino a che la loro reciproca sopportazione, il loro antagonismo e i loro screzi uccidono quello che resta dell’eccitamento iniziale. Se si ama in primis se stessi, la citata deriva distruttiva può essere evitata o quello che viene chiamato amore è inevitabilmente un bisogno fondamentale dell’essere umano di raggiungere l’unione con qualcosa al di fuori di sé, è la risposta (pertanto mirante, fondamentalmente, al proprio bene) alla sua solitudine che lo sarebbe impazzire in quanto non vi è chi basta a se medesimo? “Eric Fromm non ha tutti i torti però, se posso correggere la sua frase, ciò che uccide ogni rapporto è la quotidianità e non l’affiatamento. Il trascorrere sempre le solite giornate e l’ascoltare sempre le solite lamentele, le solite persone, secondo noi logora le relazioni… ma questo vale non solo per quello che riguarda gli individui che scelgono di condividere la loro vita all’interno delle mura domestiche, bensì anche per quello che concerne le amicizie e i rapporti umani più in generale. Altresì con la collega di lavoro si può cioè, dopo tanti anni, avere la stessa difficoltà a rapportarsi con lei!”.
Umberto Galimberti – come Eric Fromm – ha sostenuto che amare lo si può imparare e, di conseguenza, necessita di un percorso d’acquisizione (non è una capacità istintiva, bensì richiede un lavoro). Le emozioni cioè sono innate, i sentimenti si apprendono… voi siete d’accordo o no e che ruolo ha, dunque, l’istinto e quale la ragione se stessero così le cose? “Siamo d’accordo con Umberto Galimberti… le emozioni che si provano, bisogna saperle riconoscere e permettere loro di trasformarsi in sentimenti non appena ci si sentirà pronti a far entrare quel qualcuno che ce l’ha suscitate nella propria vita. L’istinto pone i quesiti, la ragione risponde e i sentimenti fanno ricordare!”.
Qual è la prima cosa che vi ha colpito rispettivamente l’uno dell’altra e quale quella che oggi amate maggiormente del vostro coniuge? Laura – “Di Omar mi ha colpito come si è presentato… si è avvicinato a me e alla mia amica (che eravamo sedute sui divanetti della discoteca) e, inginocchiandosi, ha chiesto se mi poteva parlare perché ero bellissima. Mi colpisce il fatto che lui non ha bisogno delle altre persone per fare le cose, non ha bisogno che io gli chieda alcunché perché fa cosa vorrei a prescindere dalle mie richieste!”. Omar – “Laura è autoritaria e non ha sicuramente bisogno di me per sopravvivere. Amo il suo essere creativa e il suo dover fare sempre qualcosa di più. Mi ha insegnato la pazienza e l’amore verso il prossimo, per chi se lo merita ovviamente!”.
Il matrimonio cosa significa per voi – al punto di aver deciso di sposarvi invece che, come fanno attualmente in molti, convivere? “Il matrimonio, per noi, ha lo stesso valore di una convivenza – soltanto che da sposati, quando si litiga, ci si manda a c***** con meno ansia! Ahahah, ovviamente scherziamo… Sono scelte, c’è chi si sente più unito con il proprio partner da sposati e c’è chi non ha bisogno di una firma in Comune o di un giuramento davanti gli occhi di Dio per sentirsi al 100% indivisibili. Noi abbiamo deciso di sposarci perché ci siamo fatti guidare dal cuore e dal sentimento, era il sogno di entrambi vivere da protagonisti un giorno come quello delle nozze e così lo abbiamo coronato!”.
Cosa rappresenta per voi la Bellezza, l’Arte e quale ritenete esserne il potere nonché principale pregio e valore? “Come si suol dire, a nostro avviso, la bellezza sta negli occhi di chi guarda. Per noi non esiste un canone di bellezza, bensì se qualcosa ci piace allora è bello… ma questa regola vale per i sottoscritti, tuttavia non vale per tutti. L’importante è, ovvero, che un certo “quid” piaccia appunto a noi – ché tanto di quello che pensano gli altri poco ci importa! L’arte è l’espressione e la testimonianza di un’esperienza di vita e di un passato non troppo lontani. È ciò che possiamo usare liberamente, con la mente, per avere visione di altri modi di vivere e di vedere. L’arte è il miglior regalo che si possa ricevere, in tutte le sue forme. Non esisto differenze tra bellezza e fascino, piuttosto esistono differenze di gusti”.
Quale ruolo vi sembra che giochi e quale vi piacerebbe che avesse l’immagine visiva, l’estetica, nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita – non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo – e nell’essere, chissà, altresì indicatore di alcune caratteristiche psicologiche di chi si è e di chi si ha di fronte? “Come sarebbe vivere in un mondo in cui la bellezza non la si può vedere, ma soltanto percepire? Noi la viviamo così la bellezza, in quanto esteticamente ogni cosa può essere bella se per una tal persona ha senso e armonia il soggetto che si sta guardando e sentendo. Potremmo paragonare tutto questo discorso a due quadri, vale a dire “I Girasoli” di Vincent van Gogh e “L’Afrodite di Milo” di Sandro Botticelli… come si fa a stabilire quale delle due opere è più bella rispetto all’altra? Sono entrambe opere magnifiche, dunque sta al gusto personale trovare il dettaglio che fa apprezzare più una che l’altra”.
Senza tuttavia voler generalizzare, secondo voi, quanto incide – per larga parte della gente – il timore del giudizio altrui e la posizione lavorativa, temporale, geografica, famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire e come invece non mostrarsi reprimendo così il piacere dell’assecondare se stessi? “Il timore del giudizio altrui incide tantissimo nelle scelte che si compiono… facendo la parrucchiera, mi ritrovo di fronte clienti che affermano di continuo <<Non posso fare quel taglio, o quel colore, perché chissà cosa potrebbero pensare le persone>>. Molta gente, per timore che gli altri individui possano dire la loro opinione e che quell’opinione possa ferire, si priva di tantissime cose. Anche semplicemente a livello lavorativo, non pochi di noi si privano di frivolezze quali unghie vivaci o disegnate e capelli parecchio più colorati del normale proprio perché il fastidio del giudizio altrui è più forte, nella mente, della proprie convinzioni. C’è poi da dire che tanti esseri umani, purtroppo, non vivono realtà in cui v’è libertà d’espressione e questo incide sulle personali certezze, dando adito a dubbi e paura della classificazione”.
Quali vi sembrano che siano oggi gli stereotipi estetici-esteriori e gli atteggiamenti più radicati in Italia e perché, in taluni individui, c’è una sorta di ossessione di identificare il genere con il sesso di nascita (come se il nascere maschio o femmina implicasse l’imprescindibilità di alcuni comportamenti e determinasse l’insindacabilità di alcune preferenze invece di altre)? “Non ci siamo mai posti questo genere di domanda, quindi speriamo di riuscire a rispondere al meglio senza dare risposte ignoranti. In Italia, come pure nel resto del mondo, c’è molta difficoltà ad esprimere se stessi. Ci troviamo a vivere un presente in cui se uno è diverso dalle altre persone allora significa che costui/costei è sbagliat* e altresì se si fa qualcosa di nuovo ne consegue che si risulta sbagliati! L’uomo non è ancora pronto per evolversi e andare oltre a ciò che percepiscono i suoi occhi. Purtroppo il nostro Paese è ancora tanto improntato su ideali difficili da comprendere per chi vuole vivere una vita libera e indipendente, si è infatti ancora dell’idea che esista un capofamiglia e che il detto capofamiglia sia per forza maschio. La famiglia, invece, è composta da un nucleo di persone… qualsiasi sia il sesso al quale appartengono o a cui vorrebbero appartenere. Non è vero che la cosa più importante è amarsi e imparare a rispettare gli altri per le loro scelte? Ovviamente io e Omar siamo certi di si!”.
A proposito di talent e di social [clicca qui https://instagram.com/omalau2020?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Omar e Laura], qual è il vostro pensiero al riguardo e con quale finalità vi approccia e utilizzate i secondi? “I nostri profili social rivelano solo un quarto di quello che siamo! Portiamo in scena sempre noi stessi, al 100%, ossia nei nostri video non vi è alcunché di estremizzato né di diverso dalla realtà. Condividiamo le nostre esperienze di vita e i nostri modi di essere, che possano piacere o no. Omar ride sempre e io sono pignola e ironica”.
Infine, prima di salutarci, volete anticiparci quali sono i vostri prossimi progetti? “Volevamo ringraziarti, Giulia, per questa intervista bellissima e lunghissima …argomenti incredibilmente profondi! Grazie di cuore, a presto!”.