In un convegno tenutosi ieri a Foggia per commemorare Panunzio. Il sindaco Mongelli: «Ho conosciuto personalmente Giovanni. Era un muratore, un uomo che si è fatto da sé, senza mai scendere a compromessi, e quella dignità e onestà che gli apparteneva l’ha dimostrata pagando con la vita stessa».
Sono passati vent’anni dalla morte di Panunzio, una tragedia che ha segnato la memoria dei cittadini ma che al tempo stesso ha permesso di prendere coscienza di quanto stava avvenendo in città. A tal proposito questa mattina si è svolto un’incontro presso la Facoltà di Giurisprudenza “1992-2012 cos’è cambiato?” promosso dalla Federazione delle Associazioni Antiracket Italiane, proprio per non dimenticare. Hanno preso parte al dibattito Daniela Marcone, Franco Arcuri assessore alla legalità Comune di Foggia, Michele Panunzio figlio di Giovanni Panunzio, Tano Grasso presidente Federazioni Associazioni Antiracket Italiane e il Commissario Straordinario Antiracket del Governo, il Prefetto Elisabetta Belgiorno. Cos’è cambiato dal 1992, quando quell’esecuzione brutale lasciò atterrita e in silenzio la città? Sì, un silenzio che sapeva di oblio; con quell’esecuzione brutale e plateale il racket voleva lanciare un messaggio, un messaggio di paura; a distanza di vent’anni due cose sono cambiate, come ha osservato Michele Panunzio, figlio del costruttore: «Allora non si voleva parlare di racket, si fingeva che la criminalità organizzata non esistesse, che Foggia non fosse in questo giro; in secondo luogo c’era una barriera di omertà, che oggi grazie alla rete di associazioni e alle manifestazioni per la legalità si sta incrinando. Ho riscontrato soprattutto nei giovano la voglia di capire cosa è successo e cosa succede, questo è un notevole passo avanti». Piene di commozione, sono state invece le parole del sindaco, Gianni Mongelli, che si è soffermato soprattutto a ricordare l’immagine di Panunzio come amico: «Ho conosciuto personalmente Giovanni. Era un muratore, un uomo che si è fatto da sé, senza mai scendere a compromessi, e quella dignità e onestà che gli apparteneva l’ha dimostrata pagando con la vita stessa».
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