OSCAR 2024 – I Giochi sono Fatti
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OSCAR 2024 – I Giochi sono Fatti

Di Italo Zeus

Si spengono le luci del  Dolby Theater di Los Angeles.

Partendo dal presupposto che quest’anno abbiamo visto i film candidati, perchè abbiamo assistito ad un ritorno in sala della gente e grazie anche alle piattaforme streaming. Il merito bisogna dirlo è  di “Oppenheimer” e soprattutto di “Barbie”, ma la vera sorpresa sono i film più piccoli e complessi.

“Anatomia di una caduta”, “Past lives” e “la zona d’interesse” sono film di forte impatto emotivo ma senza le semplificazioni di sceneggiature ad effetto o facili ammiccamenti al sentimentalismo, rabbia e dolore compresi.

Ci sono poi, il gioiello “the Holdovers” o lo scontroso “American Fiction” il delicato e poetico “Maestro”, persino l’ultra sopravvalutato “Killers of the Flowers moon” ha dei meriti, ma sopra tutti, di misura, l’incredibile “Povere Creature!” che ha definitavamente consacrato il genio di Yorges Lanthimos (recuperate i vecchi film su prime e netflix) ma che come ha detto Emma Stone premiata per  la memorabile interpretazione di Bella Baxter “è un film corale”,  dove tutti i reparti hanno contribuito a costruire il sorprendente  caleidoscopio di immagini e sensazioni che rapiscono e stupiscono ad ogni fotogramma lo sguardo e il cuore degli spettatori.

“Io Capitano”

Anche i film internazionali erano potenti: il nostro “Io Capitano” sconfitto purtroppo da “la zona d’interesse” che è stato comunque perdere contro un colosso estetico e devastante. Ma anche “Perfect days” che non ho amato tanto ma che comunque resta un film silenzioso e poetico. l’Orrore tangibile de “La società della neve” o l’inquietante e minimalista “La sala professori”.

L’unica cosa è che i paesi di provenienza dei film sono: Italia, Francia, Germania, Spagna e Giappone. Leggermente filo-occidentali no?

Sembra esserci stata una sorta di spartizione politica, di quote, per accontentare tutti insomma.

sette statuette “Oppenheimer”

Svetta con sette statuette “Oppenheimer” che oltre al premio come miglior film, sono andati il premio alla regia per Christopher Nolan, dopo numerose candidature ce l’ha fatta ma con un film decisamente non “alla Nolan”, il miglior attore protagonista, Cillian Murphy oggettivamente la miglior interpretazione maschile, anche se gli altri quattro erano di tutto rispetto, anzi.

Il miglior attore non protagonista a Robert downey jr, sicuramente il ruolo della sua vita, almeno fino ad adesso, il miglior montaggio alla semi-debuttante Jennifer Lame, che ha reso le tre ore di film godibili e senza un attimo di tregua, immagino la mole di girato che ha dovuto assemblare. Inoltre,  la miglior colonna sonora al giovane e talentuoso Ludwig Göransson, (al suo secondo Oscar)  trascinante e coinvolgente nella sua inquietudine e per chiudere la migliore fotografia di Hoyte van Hoytema, un’opera d’arte.

La parte del pericolo (minaccia) bomba atomica tanto sentita in questo momento, mi pare sia stata decisamente nutrita.

Povere Creature!” il film più visionario e coraggioso, copre la quota “Il potere delle donne”, anche se il film parla  di molto altro e credo di averlo ampiamente scritto nella recensione, si classifica secondo per quantità di premi. L’inaspettato e sperato trionfo di Emma Stone come miglio Attrice ai danni della super favorita Lily Glandstone (unica cosa degna di nota nel film di Scorserse) e che quindi non copre la quota inclusione a tutti costi, per i nativi , forse era chiedere troppo agli americani.

“Povere Creature!” vince inoltre l’oscar per il miglior trucco e acconciature, miglior costumi e miglior scenografia, premi strappati a “Barbie”, e meno male.

C’è poi l’aspettata ma per nulla certa, miglior sceneggiatura originale ad “Anatomia di una caduta” che un pò ricompensa il sorprendente film di Justine Triet, meritevole di certo di altri premi, ma ripeto, la battaglia era davvero dura. A sorpresa American Fiction vince la miglior sceneggiatura tratta da un libro. Ma anche qui si premia il politicamente scorretto per bilanciare il dilagante pensiero “woke” che serpeggiava, ma non si tiene conto che il film ha visto la luce dopo 20 anni. Costato solo 4 milioni e girato in tre settimane. Il regista, Cord Jefferson, autore anche dello script, ha parlato di “continui impedimenti e rifiuti”.

Sbaraglia invece mostri sacri come Jodie Foster o la sempre brava e intensa Emily Blunt, Da’Vine Joy Randolph in The Holdovers, bellissima interpretazione, oscar meritato, ma copre la quota “neri, grassi, devastati dalla vita e ovviamente personale di servizio, cuochi in questo caso”. Insomma la “Mami” di via col vento senza l’accento bingo-bongo, che fuma  beve, ma sempre “Mami” resta.

A “Barbie” rimane la consolazione della commovente “Whai was made for” interpretata da Billie Hilish reduce dalla discriminazione dei fan, in seguito al suo outing.

Il miglior suono, imbattibile, a due geni, Tarn Willers e Jhonnie Burn per “la zona d’interesse” un film più di suoni che di parole appunto. Rilancio innovativo della tragedia  dell’Olocausto. E anche gli Ebrei sono sistemati.

Niente a “Killers of the flowers moon, “Past lives” e “Maestro”(che aveva la quota Lgbtqi+).

Anche gli orientali hanno avuto la loro parte con gli effetti visivi del film ” Godzilla” e soprattutto con l’elegantissimo e sempre straordinario ultimo film di animazione di Hayao Miyazaki, “Il ragazzo e l’airone”. sono passati 1000 anni e 1000 film da” Heidi”.

E concludiamo con il rilancio di un altro orrore, quello della guerra  in Ucraina (come poteva mancare, infuochiamo gli animi!) con il devastante documentario girato il giorno dell’ attacco a Mariupol, girato nel luogo e in tempo reale da diversi giornalisti. E’ il messaggio di pace, dove i cattivi stanno da tutte e due le parti? Eccolo nel cortometraggio di animazione  del figlio di Jhon Lennon e Yoko Ono ,”War is over” ispirato alle canzoni dei genitori.

Premio al cortometraggio “the wonderful story of Henry Sugar” di Wes Anderson (al suo primo oscar), perennemente ignorato dall’accademy.

E la Palestina?

Non si è parlato per nulla del massacro che si perpetua in Palestina e della manifestazione che infuriava fuori dal teatro e dove solo Mark Rufalo ha dichiarato pubblicamente la sua posizione pro-palestina, che diciamolo, non è una posizione ma semplicissimo buon senso.

“E vissero tutti felici e contenti”

E mi sembra che possiamo concludere come nelle favole “E vissero tutti felici e contenti”

Ma non ne sono poi così convinto.

Italo Zeus

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Autore:

redazione


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