
Cultura
PALMI – Ranieri e Shakespeare il fascino del male
PALMI– A Riccardo III pensava da almeno vent’anni ed ora lo ha portato finalmente in scena. Massimo Ranieri, una sontuosa carriera nella musica, in teatro (con Strehler, Scaparro) al cinema e in tivù (lui, napoletano, magnifico interprete di Eduardo De Filippo), è regista e protagonista della tragedia shakespeariana, che ieri sera è stata messa in scena nel magnifico scenario all’aperto di località Motta a Palmi, gremito in ogni ordine di posto, così come è accaduto in questo tour calabrese iniziato a Sibari e si è concluso ieri sera a Diamante, nell’ambito della decima edizione del Magna Graecia Teatro Festival”, nel suo decimo anno di vita, con la direzione artistica del Maestro Giorgio Albertazzi, che proprio ieri, 20 agosto, ha compiuto 90 anni (auguri!). Contro ogni previsione di narcisismo interpretativo, e a dispetto di retoriche, un artista popolare e immediato come Massimo Ranieri entra nel Riccardo III di Shakespeare dando una ulteriore dimostrazione anche nella ridente città della Costa Viola, di essere un protagonista irrequieto (e non mostro) e un regista attento a sottili prepotenze odierne che fanno da sponda alla noia, alla mediocrità. La sua messinscena evoca borghesi spietatezze d’animo dei nostri anni cinquanta, con l’eco di inferni di vittime e carnefici che Sartre aveva ritratto in A porte chiuse.

Diciamo che, nel suo spettacolo reso (senza danni) essenziale da vari sfrondamenti, la corsa smodata di Riccardo al trono non è una faccenda da gobbo melodrammatico (Ranieri calza uno “spessore” sulla spalla destra che denota cifosi e non gibbosità), si sottrae alla ferocia per il potere (semmai la temerarietà nasce da una catalizzazione degli altrui egoismi) e la parabola tragica non è più da genio del male con invito a nozze per i mattatori.
Il Riccardo III di Ranieri veste con un’ eleganza da buona società (politicamente?) corrotta che fa vittime come una camorra mimetizzata di tempo fa, mentre le donne sembrano vestite dal sarto Emilio Schubert di allora (costumi di Nanà Cecchi) e gli agguati avvengono con sonori colpi di pistola come dando seguito alle minacce di loschi atti unici di Pinter, o all’insegna dei noir, di un bianco e nero che attrae in dissolvenza una ventina d’attori.
A dare fondamento e struttura a questa chiave di oscenità felpate con tanti morti è un’oscura e funzionale macchina cilindrica ruotante su se stessa (di Lorenzo Cutuli) che fa un pochino pensare, quanto a idea, alla scatola-gabbia di Ceroli usata da Ronconi nel 1968 per il Riccardo III con Gassman, macchina che alla fine, con superbo effetto, tenta inutilmente di chiudere i propri pannelli sul corpo esanime di Riccardo morto, che ha raccapriccianti sobbalzi. Chiusura senza il trionfo del bene (di Richmond) dopo che il re assassino e perdente (per tedio, come Caligola) ha urlato fuori campo “Il mio regno per un cavallo!”.
Dicendo l’italiano e l’adattamento (fluidificato) di Masolino D’Amico, tra solide scansioni timbriche di Ennio Morricone qua e là, Massimo Ranieri accentua piuttosto bene la criticità e la problematicità di Riccardo, e mostra un lucido disegno shakespeariano mai incline alla violenza per la violenza.
Con buona disinvoltura e personalità è stato assecondato dalle dame, Federica Vincenti (un’ Elisabetta affilata come una lama), Gaia Bassi (Anna), Carla Cassola (Duchessa di York), Margherita Di Rauso (Margherita) e anche alcuni dei vari attori, tra i quali citiamo Paolo Lorimer (Buckingham) e Paolo Giovannucci (Hastings). A proposito: quando entra il Sindaco di Londra, sembra di stare per un attimo in un Eduardo, con scherno.

La sfida è stata notevole ma vinta a mani basse da questo artista eclettico, cantante, attore e regista, con alle spalle un curriculum che pochi, anche a livello internazionale, possono vantare. Tra le idee di spicco di questa messa in scena, senza tema di smentita, l’ambientazione moderna, ambientata negli anni cinquanta. Riccardo III è una produzione Ghione, Artifex, Fondazione Teatro di Napoli in collaborazione con l’Estate Teatrale Veronese, con la Magna Graecia Teatro Festival Calabria e con la Versiliana Festival.
A metà del secondo atto, lo spettacolo si è interrotto per alcuni minuti a causa di un live malore che ha colpito la Dott.essa Maria Furci, soccorsa in maniera tempestiva dal Dottor Lino Borgia e da alcuni colleghi, che hanno evitato che la situazione potesse aggravarsi: per questo motivo, Massimo Ranieri al termine della messa in scena ha voluto dedicare lo spettacolo alla sfortunata spettatrice, invitandola quando ne avrà la possibilità, a vedere lo spettacolo nella stagione invernale.
Ricordiamo che il Riccardo III non andava in scena in Italia da 30 anni, interpretato nel 1983 da Giorgio Albertazzi, La Versiliana.