PALMI TEATRO 2011 – Presentazione La Commedia degli errori con al proscenio il maestro Peppe  Barra
Cultura

PALMI TEATRO 2011 – Presentazione La Commedia degli errori con al proscenio il maestro Peppe Barra

Palmi– Terzo appuntamento per questa XXVIesima edizione della rassegna “Palmiteatro 2011”: lunedì otto agosto con inizio alle ore 21.30 al teatro all’aperto di località Motta andrà in scena “La Commedia degli errori”. Dopo la brillante performance ne “La Commedia degli errori” con al proscenio la statuaria Nathalie Caldonazzo e un attore navigato come Franco Castellano, arriva un testo shakesperiano che omaggia Plauto e porta sul meraviglioso e suggestivo scenario della Costa Viola l’interprete e cantante napoletano Peppe Barra. Il Bardo attinse per la sua trama dai “Menecmi”(o Bacchidi) di Plauto. Accanto ad uno  dei mostri sacri del teatro italiano dieci bravissimi interpreti (Francesco Biscione, Giulio Baraldi, Simone Luglio, Alessandro Bertollini, Francesca Cutolo, Alessia Giangiuliani, Gianluca Delle Fontane, Laila Fernandez e Sergio Grossini), le musiche di Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo e la regia di Leo Muscato.peppe_barra
Si racconta di due coppie di gemelli, Antifolo e il suo servo Dromio, l’una di Siracusa, l’altra della rivale Efeso. L’incontro a Siracusa della coppia venuta da Efeso, crea equivoci e scompiglio nati dallo scambio di identità, con sviluppi divertenti.
La novità di questo allestimento, qui per dieci interpreti con la regia di Leo Muscato, sta nella presenza di Peppe Barra, capitano di lungo corso della scena, 67 anni, ma al suo primo Shakespeare. Un curriculum lungo come un libro, quello di questo figlio d’arte nato sul palcoscenico, passato dal successo strepitoso de “La gatta Cenerentola” di De Simone, a quello con la Nuova compagnia di canto popolare (Nccp), alla targa Tenco nel 1993, devoto fino all’ultimo a mamma Concetta, con la quale per anni ha recitato in scena e verso cui si è sempre sentito debitore.
Il teatro è uno strumento del tempo e Shakespeare diventa immortale solo quando appare a noi contrastato e discusso come appariva ai suoi contemporanei. L’essenza del genio è l’inquietudine, ma qualificarlo come genio insuperabile non basta a renderlo vivo.
Lo comprendiamo ancora? Non c’è forse parecchio nella sua opera che oggi andrebbe concepito ed espresso in maniera diversa per conseguire l’effetto penetrante che, com’è noto, produsse sui suoi contemporanei? Far rivivere agli spettatori di oggi l’effetto che Shakespeare produsse sui suoi spettatori è lo scopo principale di questo nostro lavoro.propeller_pranzo
La Commedia degli errori, com’è noto, è una storia tratta dall’opera di Plauto: il testo a noi pervenuto è un copione dei Chamberlain’s Men, la compagnia presso cui lavorava Shakespeare.
Molte parti sono andate perdute, ma conserva ancora una gran forza in tutte le possibilità comiche che suggerisce. Si tratta di uno dei più belli, spensierati e gioiosi poemi d’amore che siano mai stati scritti per la scena. Perché è l’amore il basso continuo di questa storia.
L’opera ci regala la meravigliosa assurdità di due coppie di gemelli identici, padroni e servitori, separati dalla nascita: due sono noti a tutti; mentre gli altri due sono estranei e si comportano in modo anomalo.
Ci troviamo in un luogo immaginario che Shakespeare chiama Efeso. È un luogo di stregoneria, una sorta di paese fatato dove tutto può accadere, soprattutto ai visitatori.
La commedia si apre con la condanna a morte di Egeo, mercante di Siracusa. Ma quando questo racconta al duca di Efeso di come, in un naufragio, abbia perso moglie e due figli gemelli, il Duca gli concede una proroga: trovare entro il tramonto una cospicua somma di denaro. Gli affianca una guardia che non lo perda di vista e lo manda in giro a cercare soldi. Ma il mercante non sa a chi chiedere, visto che si trova in una terra straniera e non conosce nessuno. Se ne va in giro per le vie di Efeso, popolate da una serie di personaggi che gli appaiono bizzarri e eccitati.
Ma per un’assurda coincidenza tutta teatrale, proprio quel giorno, a Efeso, sbarca uno dei suoi due figli insieme al suo servitore. Questi due, identici fisicamente ai loro fratelli, sono causa di tutta una serie di equivoci e malintesi che sfociano in situazioni estremamente esilaranti, dove l’improbabile e l’impossibile si tengono per mano.
Nessuno, nemmeno lo spettatore, può mettere in ordine questo intrigo. Solo alla fine, quando le due coppie di gemelli appaiono l’una di fronte all’altra, si riesce finalmente a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle.
La complessità della trama ci consente la grande libertà di scegliere da quale punto di vista raccontare questa storia. Da quello di Egeo, padre sfortunato alla ricerca dei suoi figli sperduti nel mondo? O da quello di Antifolo di Siracusa, in giro per mari, che approda su una terra in cui tutti gli sembrano matti? O dal punto del suo servo Dromio, che a un certo punto si ritrova a essere marito di una donna gigantesca? O da quello di Antifolo di Efeso, preso per un indemoniato? O da quello di sua moglie Adriana, che vede la sua femminilità negata da un marito libertino e puttaniere?
A incorniciare il tutto, lo spirito folle di una città senza tempo, dove la musica libera l’immaginazione e la gioia si sprigiona. Copiare la verità è spesso cosa buona. Ma inventarla, a volte, è ancora meglio.

8 Agosto 2011

Autore:

admin


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